Condannato in prima istanza a 28 mesi di cui 6 da espiare, in Appello la difesa chiede due anni sospesi con la condizionale. D’accordo la procuratrice
«Una pena detentiva è sproporzionata e controproducente». È questa la motivazione che ha spinto l'avvocata Marina Gottardi (che per l'occasione sostituiva l'avvocato Rossano Guggiari) a ricorrere in appello contro la condanna a 28 mesi di cui 22 sospesi (quindi 6 mesi da espiare in carcere) per un periodo di prova di due anni inflitta lo scorso luglio dalla Corte delle Assise criminali a un 33enne domiciliato in Val di Blenio per aver, fra l'altro, nell'agosto del 2020 sfrecciato, ubriaco, a 250 km/h in autostrada fra Biasca e Bellinzona con a bordo una persona che non conosceva e aver forzato un posto di blocco. Nel processo tenutosi oggi, 18 gennaio, davanti alla Corte di appello e revisione penale la difesa ha contestato in particolare il reato di coazione (per aver costretto il passeggero, contro la sua volontà, a partecipare alla folle corsa) e i 250 km/h raggiunti, ma non i fatti come descritti nell'atto di accusa. Difesa che ha quindi chiesto 2 anni di detenzione sospesi con la condizionale, senza dunque un periodo da trascorrere in prigione. Anche la procuratrice Chiara Buzzi ha richiesto, come aveva già fatto in primo grado, una pena sospesa ma con «un lungo periodo di prova». La sentenza sarà pronunciata dalla Corte presieduta da Giovanna Roggero-Will nelle prossime settimane.
Ma, innanzitutto, ripercorriamo nel dettaglio i fatti accaduti nella notte del 23 agosto 2020 tra le 2 e le 3.20: dopo aver fatto aperitivo, l'allora 29enne si è recato in un bar di Biasca dov’è rimasto fino alla chiusura. L'imputato ha ammesso di aver bevuto, e anche parecchio, visto che a un certo punto i ricordi svaniscono: «Non ricordo, ho un vuoto», ha ribadito durante il processo in appello. Resta il fatto che una volta uscito dal bar ha deciso di accogliere a bordo della sua auto un passante, dicendogli che lo avrebbe portato a casa, a Giornico. Giunto alla rotonda di Pasquerio ha però imboccato l’autostrada in direzione di Bellinzona, e qui sono iniziate le folli azioni che ci si può forse permettere di fare in certi videogiochi, ma non nella realtà. Fra Biasca e Bellinzona Nord ha raggiunto punte di 250 km/h dove il limite è 120. Una volta giunto a Bellinzona ha ancora superato il limite in diversi tratti (90/100 km/h al posto di 50), ha eluso un posto di blocco e per seminare la polizia ha pure guidato in contromano, sul marciapiede e bruciato semafori. Limiti superati e altre gravi infrazioni sono proseguiti fino a Claro, dov’è stato fermato dalla polizia. Tasso alcolemico registrato 1,82 per mille. E con a bordo un passeggero, evidentemente, terrorizzato. La vittima – che il 33enne pensava fosse un suo amico, ma che in realtà non conosceva – aveva più volte, invano, supplicato di fermarsi per poter scendere dal veicolo. L'imputato è quindi stato accusato di sequestro di persona e rapimento, di ripetuta infrazione grave e qualificata alle norme della circolazione, di guida in stato di inattitudine e di ripetuto impedimento di atti delle autorità. Al processo di primo grado i capi d'accusa sono stati accolti dal giudice Siro Quadri (che ha inoltre pronunciato una pena più pesante, con tanto di carcere effettivo, rispetto alla richiesta della procuratrice), eccetto il primo che è stato derubricato a coazione.
«Ho fatto una grandissima cavolata», ha detto oggi l'imputato rispondendo alle domande di Roggero-Will. «Ci ripenso ogni giorno e questo mi fa star male. Mi sento in colpa per quello che ho fatto». Tuttavia «da allora non ho più bevuto una goccia d'alcol e non ho richiesto la patente. Ora mi sposto con i mezzi pubblici». In ogni caso «sono consapevole che poteva andare peggio e che devo pagare per quello che ho fatto», ha ammesso, ritenendo però la carcerazione troppo severa.
«Ha rischiato di finire in tragedia, scampata per mera casualità», ha da parte sua affermato la pp Buzzi ritenendo il reato di coazione «ragionevole, visto che ha privato una persona della sua libertà, nonostante le suppliche di poter scendere dal veicolo». Per la procuratrice le azioni dell'allora 29enne «avrebbero potuto provocare gravi conseguenze» a lui, al passeggero, ma anche a pedoni, ad altri conducenti o agli agenti di polizia. Ha inoltre ricordato che in passato era già stato condannato per essersi messo al volante ubriaco ed era quindi recidivo. Ciononostante, già in prima istanza, «non me la sono sentita di chiedere la carcerazione, volendo dare fiducia al ragazzo che lavora e convive». Buzzi ha quindi di nuovo chiesto 24 mesi interamente sospesi con la condizionale per «un lungo periodo di prova».
Come detto, l'avvocata Gottardi ha contestato il reato di coazione, ritenendo che l'alcol ingerito abbia «pregiudicato la capacità di intendere e volere», presupponendo che durante i fatti l'alcolemia abbia superato il 2 per mille. «Non vi era dunque alcuna intenzione di costringere il passeggero a tollerare le sue azioni». A dimostrazione che era estremamente ubriaco vi è anche il fatto che «pensava di avere accolto a bordo un suo amico e non uno sconosciuto». La difesa ha inoltre messo in dubbio la velocità raggiunta di 250 km/h in autostrada: «La ricostruzione si basa sulla testimonianza del passeggero. I suoi ricordi potrebbero però essere stati influenzati da stress e paura e quindi non risultare accurati». Inoltre l'imputato «è astemio e non guida più. E questo mostra la sua volontà e impegno a superare il passato». Di conseguenza l'avvocata Gottardi non ritiene necessaria la reclusione. Anche perché da quella folle notte, i cui fatti non sono contestati dalla difesa, sono trascorsi tre anni e mezzo. Anzi, la carcerazione «potrebbe in questo contesto addirittura risultare controproducente». Due anni sospesi con la condizionale sarebbe quindi una pena «equilibrata». A decidere sarà la Corte.