Sullo scandalo che ha travolto l’associazione nazionale, Besomi della Spab assicura: ‘Noi non ne facciamo parte, abbiamo idee differenti’
«Noi siamo tranquilli, non abbiamo nulla a che vedere con la Protezione animali svizzera». È la rassicurazione di Emanuele Besomi, presidente della Protezione animali di Bellinzona (Spab). La bufera che ha travolto la Protezione animali svizzera (Psa) rischia di avere infatti ripercussioni anche sulle sezioni ticinesi. All’origine della polemica vi è la mancanza di trasparenza nei conti e i rimborsi spesa troppo elevati per i responsabili dell’associazione animalista. Da ottobre, la Psa ha visto calare del 15-20% le donazioni e nell’ultima settimana ha perso dieci membri di lunga data. Quanto al destino della presidentessa Nicole Ruch, finita nel mirino e le cui dimissioni sono invocate da molti, l’assemblea dei delegati ne discuterà il 27 gennaio. Ad aggravare ulteriormente la situazione vi è la decisione dell’associazione Zewo – organismo incaricato per la certificazione delle organizzazioni no profit d’interesse pubblico che ricevono donazioni in Svizzera – che da dicembre sconsiglia le donazioni alla Protezione animali svizzera.
Quali sono invece le conseguenze dirette dello scandalo sulla Società protezione animali di Bellinzona (Spab)? «Effettivamente diversi nostri soci ci hanno contattato per chiedere chiarimenti e rassicurazioni in merito. Questo ci ha permesso di chiarire che non facciamo parte della Protezione animali svizzera per scelta, perché abbiamo idee e modi di agire differenti», spiega Besomi. Riguardo a eventuali ripercussioni economiche un bilancio è ancora prematuro: «La vicenda è fresca, potremo vedere solo prossimamente, a seguito dell’invio della tassa sociale che avverrà il mese prossimo. Questo sarà il primo segnale che ci indicherà se questa storia ci danneggerà». A scanso di equivoci Besomi puntualizza un altro aspetto: «Da una quindicina d’anni, proprio per una questione di maggior trasparenza, la nostra società ha affidato la revisione dei conti annuali e i controlli a una società fiduciaria esterna». E aggiunge: «Ci sono persone che ora preferiscono donare soldi a noi anziché ad altre protezioni animali proprio per la nostra trasparenza dei conti, perché hanno la certezza che il denaro viene utilizzato nel modo previsto, ovvero a beneficio degli animali». La Spab è infatti l’unica società di protezione animali ticinese a non far parte della Protezione animali svizzera.
Un’altra sfida con cui dovrà confrontarsi la Spab è l’imminente cambio generazionale del suo team. Alcuni volontari, dopo diversi anni, lasceranno il sodalizio: «Ci stiamo quindi preparando per trasmettere le conoscenze acquisite e inizieremo presto a introdurre una nuova persona stipendiata affinché possa apprendere da chi ha più esperienza». A tal proposito la Spab ha pubblicato un bando di concorso per l’assunzione di un guardiano a tempo pieno (ultimo termine per presentare una candidatura è il 26 gennaio) che entrerebbe in carica da subito. Una nuova figura che segue l’assunzione dello scorso anno di un tuttofare. La società disporrà così di due persone stipendiate e potrebbe anche proporre in futuro la formazione di apprendisti come guardiani di animali.