Il vicesindaco non intende restare in carica durante l’anno aggiuntivo necessario per l’aggregazione del 2025 con Bodio da lui osteggiata
Lo aveva comunicato in agosto e ora lo ribadisce con tanto di nuova lettera raccomandata inviata oggi al proprio Municipio di cui è membro dal 2021. Il vicesindaco di Giornico, Donatello Poggi, ha rassegnato le dimissioni che avranno effetto nell'aprile 2024, quando terminerà la legislatura breve (tre anni anziché quattro, visto il rinvio dal 2020 al 2021 causa pandemia) in quasi tutti i Comuni ticinesi, tranne laddove la popolazione ha nel frattempo sostenuto in votazione consultiva un progetto aggregativo. Fra questi vi sono appunto Giornico e Bodio che convoleranno a nozze nella primavera 2025 dopo che il Gran Consiglio avrà ratificato il matrimonio a due. Un anno in più di legislatura che Poggi si rifiuta di affrontare da membro dell'esecutivo. Il motivo è uno solo: dichiaratosi contrario all'aggregazione, non intende dare il suo contributo all'iter preparatorio di avvicinamento.
Qui si è però aperto nei mesi scorsi un confronto con la Sezione enti locali. Le dimissioni e relativa procedura sono fissate negli articoli 85 e 86 della Legge organica comunale. Fra i giustificati motivi richiesti si citano l’aver coperto la carica l’intero periodo di legislatura immediatamente precedente, anche in altro Comune, e l'età di 65 anni; ma anche ragioni di salute o altre “giustificate ragioni”. Nei primi due casi le dimissioni devono essere inoltrate al Municipio e hanno effetto dopo due mesi dalla presentazione. Nel terzo caso (salute o altre giustificate ragioni) a decidere è il Consiglio di Stato su preavviso del Municipio. Quest'ultimo – ci spiega Poggi ribadendo la volontà di far valere le sue ragioni – le ha nel frattempo accettate. Parola dunque al governo. Dettaglio: nella missiva estiva lui aveva indicato “scadenza 30 aprile 2024” che ora, visto l'esito della votazione consultiva, è stato trasformato in un generico “aprile 2024” specificando però “la temporalità 2021-24” della legislatura come inizialmente prevista, ossia senza anno supplementare pro fusione. “Se le mie dimissioni non dovessero essere accettate in sede cantonale, procederò nelle sedi opportune”, termina la raccomandata del vicesindaco.