Lanciata raccolta fondi per realizzare a Bellinzona uno spazio con scarpe di migranti con cui camminare e registrazioni con le loro storie da ascoltare
Mettere le scarpe dell’altro per entrare in relazione con il suo vissuto. Uno spazio arredato come un negozio, con scaffali, sedie e poltrone dove accomodarsi per indossare le calzature. Una ‘commessa’ che conosce il contenuto prezioso della scatola e la vita di chi portava quelle scarpe consiglierà e aiuterà a scegliere quelle giuste, sia di misura che di racconto. All’interno della scatola ci saranno le scarpe di un migrante, delle cuffie con un mini registratore nel quale è registrata la storia del proprietario. «Lo scopo è di indossare le scarpe, camminare per il locale o stare comodamente seduti e vivere per un breve periodo la vita e le esperienze narrate nella registrazione», spiega Lara Robbiani Tognina, direttrice di Casa Dare (Diritto a restare) di Ravecchia che si occupa di accoglienza, di persone con un passato migratorio ma anche persone locali che vivono in una situazione di difficoltà. Un modo semplice per calarsi nei panni, in questo caso nelle scarpe, di chi ha vissuto le esperienze raccontate, un’occasione per scoprire uno spaccato di vita di qualcuno che non si conosce ed entrare in empatia. Il progetto verrà presentato in occasione della Settimana contro il razzismo che si terrà il prossimo marzo e rimarrà visitabile a Casa Dare (via Belsoggiorno 22 a Bellinzona). «Sono stata a Berna, allo spazio espositivo di Generationen Haus, dove è stata allestita una mostra simile, ispirata a quanto proposto dall’Empathy museum di Londra, nella mostra ‘A mile in my shoes’, che significa un miglio nelle mie scarpe», racconta Robbiani Tognina. «È stata un’esperienza intensa e molto coinvolgente. Si è liberi di scegliere quante scarpe si vuole indossare e quante vite voler vivere». Le scarpe erano di varie provenienze, stivali rosa per un ragazzo che aveva fatto la sua transizione di genere, scarpe con il tacco per una dottoressa che era dovuta fuggire dal suo Paese, le scarpe di Hans, direttore aziendale in pensione in Ticino… La direttrice di Casa Dare, ha subito pensato che sarebbe stata una bella iniziativa declinandola sulla migrazione, per sensibilizzare le persone su questo tema d’attualità. Un progetto che può essere ampliato negli anni e messo a disposizione di scuole e Comuni. «Credo che per sconfiggere il razzismo ci voglia l’empatia, conoscere le storie dell’altro è un primo passo per far sì che non sia più uno sconosciuto e non ci faccia più così tanta paura», rileva la nostra interlocutrice. «Avremo scarpe di persone che conosciamo, che vivono qua e che hanno alle spalle un percorso di migrazione». Inizialmente verranno proposte cinque o sei storie, ma l’obiettivo è di raccogliere sempre più testimonianze in modo da permettere ai visitatori di entrare nel vissuto di più persone possibili. «Perché in fondo il razzismo nasce dalla non conoscenza dell’altro», fa presente Robbiani Tognina. Con queste scarpe permetteranno quindi di fare dei piccoli passi per vincere gli stereotipi, la paura e il razzismo che troppo spesso ne consegue.
Per realizzare questo progetto è stata lanciata una raccolta fondi, sulla piattaforma lokalhelden.ch con l’obiettivo di raccogliere diecimila franchi entro il 15 febbraio. Il primo finanziamento servirà per gli acquisti tecnici e le prime registrazioni: sono necessarie cuffie e lettori mp3. Inoltre, una volta registrate le testimonianze, sarà necessario eseguire un montaggio. Dopodiché il progetto verrà ampliato con l’incisione di nuovi racconti.
Lara Robbiani Tognina, ha conseguito un attestato federale in Specialista della migrazione, da anni è in prima linea sul fronte dell’accoglienza, quella pratica, che anima e infiamma i dibattiti della politica sul tema. L’ascesa del populismo e lo spostamento a destra verificatosi in diversi Paese europei preoccupa e spaventa Robbiani Tognina. «Ma questo mi spinge ancora di più a pensare a progetti e attività per dimostrare che c’è un altro tipo di narrazione», rileva. «Noto che sempre più la politica al posto di trovare soluzioni trova colpevoli. La migrazione è sempre esistita ed esisterà sempre, ma per una parte della politica diventa un problema perché fa comodo: è molto più facile colpevolizzare la migrazione anziché trovare soluzioni reali per un paese». Secondo Robbiani Tognini la migrazione dev’essere affrontata in tutt'altro modo: «Il punto è che ne abbiamo bisogno; la popolazione invecchia e noi necessitiamo di giovani e di diverse categorie professionali che mancano. La migrazione deve essere vista come un’opportunità», evidenzia. Chiediamo alla direttrice di Casa Dare di raccontarci come i migranti recepiscono gli atteggiamenti di chiusura nei loro confronti. «Hanno lasciato guerra e miseria, hanno visto cose talmente crude che qui apprezzano i piccoli gesti e l’aiuto che ricevono, sono molto riconoscenti. Nessuno lascia la sua terra perché vuole farlo, la malinconia di casa propria rimane sempre», conclude.