Due persone disabili hanno illustrato le difficoltà di tutti i giorni: dalla pavimentazione del centro, all'accesso ai castelli o agli sportelli comunali
«Nel centro storico i sampietrini generano problemi alle persone in sedia a rotelle». «Vogliamo che Bellinzona includa davvero. Siamo una risorsa e possiamo aiutare a migliorare». Dana Paris e Denise Carniel, hanno illustrato oggi durante una conferenza stampa come ci si sente a vivere una situazione di disabilità e quali sono le problematiche principali da affrontare. Pur ammettendo che la Città «fa già molto in questo ambito», entrambe ritengono che «si possa fare di più», facendo sì che «Bellinzona funga da esempio per tante altre realtà». E l’occasione è rappresentata dalla mozione interpartitica presentata nel gennaio del 2022 dall’ex consigliere comunale Danilo Forini e da Michela Luraschi (primi firmatari, entrambi dell’Unità di sinistra). Mozione – all’ordine del giorno della seduta straordinaria di Consiglio comunale in programma domani, mercoledì 29 novembre – che in estrema sintesi chiede di designare un referente comunale per questioni legate alla disabilità, di definire una strategia pluriennale in questo ambito e di coinvolgere sistematicamente persone disabili per definire e costruire questa strategia.
«A Bellinzona ci sono tante cose che vanno, ma anche tante che non vanno a livello di accessibilità». Dana Paris, spostandosi in sedia a rotelle, nota ancora diverse barriere architettoniche: «Molti marciapiedi sono ancora troppo alti, rendendo difficile la salita e la discesa dagli stessi». Inoltre nel centro storico, da piazza Collegiata fino a piazza Indipendenza o piazza Governo i sampietrini «sono estremamente scomodi» e rendono il passaggio difficile. «Si potrebbe pensare di creare un percorso alternativo con una pavimentazione molto più accessibile, come è stato fatto nella parte nuova di viale Stazione», dove sui lati vi è un lastricato che permette di transitare ed entrare nei negozi senza difficoltà. Una pavimentazione adatta si trova anche sotto i portici, ma in questo caso il problema rimane quello di accedere a questi tratti che sono sopraelevati e con scalini. «Nemmeno i castelli o la chiesa Collegiata sono accessibili», ha sottolineato Paris. Anche lo sportello comunale a Palazzo civico rappresenta un problema: «Nonostante il personale sia molto gentile e cordiale, è troppo alto. Ho quindi avuto difficoltà a comunicare». Non da ultimo «in città ci sono pochissimi bagni per disabili». Si tratta dunque di problematiche, che però «si possono sistemare». Paris ha infine precisato che il Comune ha sempre preso sul serio le segnalazioni: «Diversi lavori sono stati portati a termine, ma si può fare di più».
Da parte sua Denise Carniel ha sottolineato che «molto spesso l’inclusione è mediata da persone senza disabilità. E questo è un problema: abbiamo esperienza e competenze, ma la nostra voce è stata silenziata negli anni a causa di retaggi socio-culturali. Oggi la situazione sta migliorando: siamo una comunità molto viva che ha iniziato a parlare, mettendo sul tavolo problemi che diventano visibili. E ora vogliamo essere persone con cui si può trovare le soluzioni». Carniel ha poi precisato che il dialogo e il coinvolgimento a livello istituzionale di persone con disabilità «non è la risoluzione di tutti i mali, ma permette sicuramente di fare qualcosa di bello assieme, trovando soluzioni e velocizzando il processo di miglioramento». Carniel auspica quindi che le loro voci vengano prese in considerazione «in tutti i settori e che l’inclusione non sia solo di facciata». Insomma, «non siamo una diagnosi, ma persone che hanno voglia di condurre una vita piena e felice. Non solo pensare a sopravvivere». Inoltre, «abbiamo dei talenti e vogliamo che vengano riconosciuti».
In sostanza, dall’incontro con i media è emersa la volontà da parte di persone disabili di mettersi a disposizione ed essere coinvolte per migliorare l’accessibilità. Così da applicare soluzioni sistematicamente e non solo in casi puntuali a seguito di una segnalazione. Ad esempio per quanto riguarda i marciapiedi troppo alti, «non è necessaria una segnalazione per sistemarli», ha fatto notare Paris. Ed è proprio quello che i promotori della mozione vorrebbero ottenere: «L’intento è quello di superare il fatto che le persone con disabilità e i loro familiari debbano sempre chiedere, aspettare e poi ringraziare», ha affermato Michela Luraschi. «Stiamo parlando di diritti e di persone che sono stufe di essere considerate di seconda categoria».
Ricordiamo che l’atto parlamentare chiede di mettere in atto una strategia pluriennale volta a migliorare l’accessibilità e le modalità di accoglienza nei confronti di persone disabili. Una strategia che porti a «far diventare l’inclusione un concetto proprio dell’Amministrazione», ha precisato Luraschi. Si domanda, inoltre, un referente comunale «cosicché le persone con disabilità e le loro famiglie sappiano a chi rivolgere eventuali bisogni, criticità o problemi». Una figura che non per forza dovrebbe generare costi supplementari: «Potrebbe essere un collaboratore dell’amministrazione che già si occupa di queste tematiche». Non da ultimo, l’intenzione è quella di valorizzare le persone disabili che vivono tutti i giorni diverse difficoltà: «Non possiamo creare una città o dei quartieri inclusivi senza coinvolgere i diretti interessati». La consigliera comunale è consapevole che già oggi per i nuovi progetti «la Città si appoggia a enti di riferimento o ascolta chi segnala problematiche». Tuttavia, l’auspicio è che in futuro non solo le nuove costruzioni, ma anche «le ristrutturazioni, i servizi e gli eventi considerino sin dall’inizio le persone con disabilità». Superando non solo le barriere fisiche, ma anche quelle mentali.
Ricordiamo che la Commissione dell’edilizia, all’unanimità, raccomanda al plenum di accogliere la mozione, mentre il Municipio di respingerla, ritenendo quanto proposto “non adatto ed efficace per il raggiungimento dei pur condivisibili obiettivi”.