L’associazione che lo gestisce non ha i mezzi necessari a investire in risorse umane e finanziarie per favorire lo sviluppo imprenditoriale e promozionale
La storia di Quintorno è durata quattordici anni ed è giunta ora alle battute finali; nei prossimi giorni il negozio che si affaccia sulla strada cantonale di Monte Carasso chiuderà i battenti. Una vetrina con prodotti del territorio, tipici, locali e stagionali, che non poteva però più continuare nella forma attuale: «Quintorno è stato creato e ha funzionato su base associativa. In questo momento, ciò che era necessario per rispondere alle esigenze di mercato era una professionalizzazione nello sviluppo imprenditoriale e manageriale del negozio, qualcuno che si occupasse della promozione e di aspetti di questo tipo», ci spiega Sabrina Guidotti, presidente dell’associazione Magno che gestisce la bottega. «Per rispondere a questa esigenza era però necessario investire in risorse finanziarie e umane». Fondi di cui l’associazione non dispone.
«Il rammarico è di non aver trovato una soluzione di continuità. Abbiamo cercato, coinvolgendo anche enti e istituzioni, ma non abbiamo trovato nessuno interessato a portare avanti il progetto», rileva Guidotti. «Per terminare la nostra attività con dignità, senza creare perdite finanziarie e riuscendo a pagare tutte le spese, abbiamo deciso di chiudere alla fine di questo mese. Probabilmente lo faremo già nei prossimi giorni, visto che non abbiamo quasi più merce da vendere».
Quintorno era nato nell’ambito di un progetto di sviluppo regionale che mirava alla valorizzazione di luoghi e prodotti. Rispondeva alla logica della filiera corta, processo che privilegia il passaggio diretto di un prodotto dall’azienda al consumatore. La collaborazione dei produttori locali aveva permesso di riunire i loro singoli punti-vendita aziendali in un’unica vetrina, attraverso la quale si intendeva anche promuovere e far conoscere il territorio da cui i prodotti stessi provenivano.
A pesare sono state anche le mutate abitudini della clientela, che dalla pandemia ha iniziato ad acquistare maggiormente online. A loro volta, diversi produttori oltre a consegnare la merce al negozio di Monte Carasso rifornivano anche la grande distribuzione. «Ciò che per la sopravvivenza dei piccoli commerci può rappresentare un problema – sottolinea Sabrina Guidotti – perché la clientela tende in molti casi a recarsi nei negozi più grandi». I quali spesso sono anche più vantaggiosi: il fatto di smerciare maggiori quantità consente loro di tenere i prezzi di vendita un po’ più bassi rispetto a quelli applicati dal commercio al dettaglio. Un fenomeno accentuatosi negli ultimi anni grazie anche alla crescita d’interesse generale della clientela verso questo tipo di merce. «In alcuni casi abbiamo addirittura dovuto togliere dall’assortimento alcuni prodotti perché erano identici a quelli che si possono trovare nei grandi magazzini più a buon mercato», evidenzia Guidotti.
Quintorno cercava a ogni modo di offrire come valore aggiunto maggiore cura nella confezione, consulenza e accoglienza nel negozio. Non da ultimo anche il fatto di riunire in un solo punto molti prodotti del territorio era particolarmente apprezzato dalla clientela. Venivano poi proposte anche attività collaterali come ‘Quintour’, escursione guidata in bicicletta alla scoperta delle principali fortificazioni che caratterizzano Bellinzona e i suoi dintorni, tra i castelli e i fortini della fame, compreso il pranzo al sacco e un aperitivo finale nel negozio. «Bisognava insistere con offerte di questo genere, sviluppandone altre. Ma essendo tutti noi impegnati in altre attività professionali, non siamo riusciti a sviluppare nuove idee e a promuoverle», riconosce la nostra interlocutrice.
Malgrado sia quasi finita, la presidente dell’associazione ricorda l’esperienza fatta come molto preziosa e arricchente: «È stata una realtà di successo e malgrado le difficoltà che incontrano i piccoli negozi come il nostro, e nonostante la forma associativa, siamo riusciti a resistere per ben quattordici anni». Assai apprezzata anche la conoscenza fatta con i diversi produttori d’eccellenza, «come pure constatare l’attaccamento al nostro negozio: sono tante le persone che in questi giorni manifestano rincrescimento per la chiusura». In definitiva Sabrina Guidotti ne è convinta: per un imprenditore che desidera raccogliere la sfida, un’attività di questo tipo oggi ha ancora senso di esistere e potrebbe funzionare anche molto bene, a patto che voglia e riesca a sviluppare attività collaterali legate al turismo e al territorio.