Il Comune si è dotato della base legale imposta dal Cantone in tutto il Ticino per sanzionare i ‘furbetti’. Plastiche: arriva il sacco a pagamento
Dura la vita della lotta al traffico parassitario. Ne sa qualcosa il Municipio di Cadenazzo che, per far rispettare le limitazioni introdotte in passato lungo alcune strade di quartiere – in primis via Sottomontagna e via Prati Grandi dove si trova anche la scuola media –, aveva deciso, nel 2019, d’installare un impianto di videosorveglianza così da sanzionare i conducenti meno rispettosi. Apriti cielo. Quattro abitanti avevano interposto ricorso contro la nuova Ordinanza comunale che prevedeva multe di 100 franchi e la posa di telecamere nelle due strade residenziali in direzione di Locarno, posa voluta per verificare il rispetto del divieto di circolazione valido per i non domiciliati nell’orario ritenuto più problematico, fra le 16 e le 19, quando troppi automobilisti incolonnati sulla cantonale cercano scappatoie da e per il Locarnese. Tra i motivi di ricorso il fatto che nel comparto sono presenti attività economiche, commerciali e servizi pubblici che generano traffico avendo una viavai di clienti e utenti motorizzati non residenti in zona. Altri privati, pure contrari, avevano poi annunciato battaglia contro la domanda di costruzione per le videocamere e la relativa nuova segnaletica.
Una levata di scudi locale ripetutasi anche in altri comuni ticinesi. Fra i temi sollevati nei ricorsi, la protezione dei dati registrati dall’impianto informatico che gestisce le videocamere. E pensare che già nel 2019 il Tribunale federale, accogliendo il ricorso di un conducente pizzicato e fotografato in un comune ticinese, aveva ravvisato l’utilizzo abusivo dei sistemi di rilevamento targhe in assenza di una valida base legale comunale. Dopo tanto tergiversare fra multe, ricorsi e controricorsi, un chiarimento della situazione giuridica generale è giunto lo scorso febbraio, quando la Sezione cantonale degli enti locali in una lettera inviata ai Comuni ticinesi ha informato che senza una base legale formale relativa all’elaborazione sistematica di dati personali meritevoli di protezione, dev’essere sospeso l’impiego di dispositivi di lettura delle targhe. “La base legale – sottolineava la Sel – deve prevedere l’oggetto e lo scopo dell’elaborazione, l’organo responsabile, gli organi partecipanti e gli utenti, i destinatari di dati, le modalità e le condizioni, la cerchia delle persone interessate, la durata di conservazione dei dati e le misure di sicurezza”.
L’incaricato cantonale ha successivamente trasmesso ai Comuni un regolamento-tipo che ora il Municipio di Cadenazzo ha fatto proprio, inserendolo in un nuovo regolamento ufficiale che nei giorni scorsi ha superato lo scoglio del legislativo espressosi all’unanimità. Ciò che permetterà di posizionare le videocamere laddove vi è una segnaletica di traffico limitato. In particolare il regolamento specifica che il Comune è tenuto a indicare, tramite appositi cartelli posizionati vicino alle telecamere, la loro presenza e lo scopo perseguito (vigilare sul rispetto delle limitazioni inerenti alle zone a traffico limitato) e l’organo responsabile (il Municipio o suoi servizi o la Polizia comunale). Quanto ai dati raccolti, ossia immagini di veicoli e targhe, “non possono essere utilizzati o trasmessi per uno scopo incompatibile con quello previsto”. I dati “devono essere protetti da adeguate misure tecniche e organizzative di sicurezza a tutela della loro autenticità, confidenzialità, disponibilità e integrità”. Per evitare di appioppare multe ingiuste, il Comune è chiamato poi ad allestire un elenco dei numeri di targa i cui titolari sono autorizzati a circolare. Gli operatori incaricati delle verifiche dovranno quindi produrre un elenco con tutti i numeri di targa fotografati e indicare quelli privi di autorizzazione, nonché luogo, data e ora del transito. Dopodiché dovranno identificarne i titolari tramite le banche dati cantonali per i veicoli immatricolati in Svizzera, e in collaborazione con la Polizia cantonale e altre entità statali per le targhe estere. Quanto alla riservatezza, il regolamento specifica che “di principio” i dati personali raccolti ed elaborati non possono essere trasmessi a terzi. Con qualche eccezione: potranno essere inviati alle autorità competenti, quali elementi di prova ritenuti necessari, nel caso di procedimenti civili, penali o amministrativi. I dati dovranno essere in ogni caso distrutti: entro 90 giorni in caso di transito con targa al beneficio di un permesso; entro la conclusione della procedura in caso di violazioni.
Sempre all’unanimità il legislativo comunale ha anche approvato il Regolamento sui rifiuti che introduce un apposito articolo dedicato alla raccolta separata della plastica domestica PP e PE, come imposto dal Consiglio di Stato sul piano cantonale. Ebbene, il Municipio anziché recuperare il costo generato alzando la tassa base di “ben oltre i 10 franchi annui” per tutte le categorie di utenti, ha preferito applicare il principio della tassa causale secondo il quale chi più produce più paga. Da qui la fissazione di una forchetta di prezzo compresa fra 50 centesimi e 10 franchi per l’acquisto dell’apposito sacco da 60 litri dal gennaio 2024. Prezzo che sarà fissato annualmente tramite apposita ordinanza e che idealmente non dovrebbe scostarsi troppo da quello per i sacchi riservati ai rifiuti solidi urbani. Tuttavia, specifica l’esecutivo, la forchetta “lascia un ampio margine qualora vi fosse un’importante oscillazione dei prezzi nella raccolta e nello smaltimento”. La prima sarà affidata a un nuovo contenitore posizionato nell’ecocentro, con meta la ditta Puricelli di Riva San Vitale appositamente attrezzata per smistare e riciclare. Interessante l’annotazione fatta dalla Commissione della gestione del Cc sul messaggio municipale: “Visto che il nuovo sacco per la plastica sarà uguale in tutti i Comuni, si auspica che il Municipio, tramite l’Associazione dei Comuni, coordini il prezzo onde evitare il turismo del sacco”.