Bellinzonese

Funzionaria Arp minacciata di morte, la rabbia di Branda

Bellinzona, i due aggressori dimessi dopo una notte in clinica e interrogati solo il giorno dopo. Il sindaco: ‘PolTi e Procura hanno agito con leggerezza’

In sintesi:
  • Fra giovedì sera e oggi padre e figlio, a piede libero, hanno continuato a proferire minacce
  • Sollecitato un effettivo coordinamento tra i servizi medico-psichiatrici coinvolti e l’autorità giudiziaria
‘Un caso grave di minacce gestito molto male’
(Ti-Press)
13 ottobre 2023
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Si è imposta una “misura di presa a carico sanitaria” per i due individui – padre 56enne e figlio di 16 anni – che mercoledì poco prima delle 19 vicino a piazza Indipendenza in città hanno aggredito verbalmente e fisicamente una funzionaria dell’Autorità regionale di protezione di Bellinzona. Ne abbiamo riferito ieri sera sulla ‘Regione’ online e oggi in pagina di cronaca: la donna è stata spintonata, afferrata per il collo e minacciata di morte. E l’aggressione potrebbe essere legata a una decisione adottata dall’Arp. La vittima se l’è cavata con dei lividi, ma è rimasta profondamente turbata. Sollecitati dalla redazione, Ministero pubblico e Polizia cantonale confermano un intervento da parte della Polizia cantonale, con il supporto della Polizia comunale, “a seguito di una segnalazione per un’aggressione”. I due responsabili, “entrambi cittadini italiani residenti nella regione, sono stati individuati e identificati”. Parallelamente al ricovero alla Clinica psichiatrica cantonale sono cominciati “gli accertamenti per ricostruire la dinamica dei fatti e determinare le rispettive responsabilità”. Le ipotesi di reato “sono di aggressione, violenza o minaccia contro le autorità e i funzionari, lesioni semplici e vie di fatto”. Procura e PolTi concludono affermando che “al momento è prematuro rilasciare ulteriori informazioni”.

Domande senza risposte

Nella nota alla redazione, Procura e PolTi hanno ritenuto di non poter rispondere ad alcune nostre domande volte a sapere quali misure sono state adottate nei confronti di padre e figlio (apertura inchiesta penale, divieto di avvicinarsi ecc…), se i due fossero già noti alle forze dell'ordine per minacce o aggressioni in ambito Arp o ad altre persone/servizi. E ancora, più in generale, quante volte il Gruppo di prevenzione e negoziazione della Polizia cantonale, specializzato in materia, è intervenuto negli ultimi anni per minacce a funzionari dell'amministrazione pubblica, e con quali esiti. E quante sono state le richieste d’intervento dalle Arp, davanti alle quali si svolgono non di rado incontri e udienze ad alta tensione. A questo riguardo il comandante della Polizia comunale Ivano Beltraminelli, che per competenza di materia devia sulla PolTi ogni richiesta di informazioni, rimarca che l’Arp comunica alla Polcom una richiesta di presenza di agenti nelle vicinanze della sede ogni qualvolta si teme l’arrivo di utenti con atteggiamenti aggressivi. Così facendo la Polcom può, se si verifica la necessità, intervenire abbastanza rapidamente.

‘Dimessi, hanno continuato a minacciare’

Detto ciò, a esprimere «forte preoccupazione» è il sindaco Mario Branda. Sia per l’accaduto, sia per la gestione del caso da parte della Polizia cantonale e del Ministero pubblico nelle ore immediatamente successive all’aggressione. Interpellato dalla ‘Regione’ afferma di aver scritto alla Procura cantonale e al comandante della PolTi evidenziando, a nome del Municipio, una serie di criticità e invitandoli a prestare la massima attenzione al caso. «Anzitutto è corretto affermare che vi è stato un intervento degli agenti sul posto dell’aggressione e un’immediata presa a carico sanitaria dei due aggressori. Per contro, e questo è preoccupante, ci risulta che giovedì sera siano stati entrambi dimessi dalla Clinica psichiatrica. Essendo mancato un coordinamento con la Polizia cantonale, non sono stati subito sottoposti a un fermo per le esigenze d’inchiesta. Risulta che solo oggi, venerdì, sono stati portati in centrale per essere interrogati. Stando a nostre informazioni, gli aggressori sono rimasti a piede libero per diverse ore e in questo lasso di tempo hanno continuato a proferire minacce di morte nei confronti della nostra dipendente. Questo dopo averlo fatto anche durante l’intervento degli agenti poco dopo l’aggressione di mercoledì. Ribadisco quindi la nostra preoccupazione dal momento che stiamo parlando di individui pronti a fare del male a una dipendente del servizio pubblico. Una situazione inquietante dal punto di vista dell’approccio delle istituzioni preposte».

Quale strategia operativa?

Mario Branda sottolinea anche il fatto che il 56enne sarebbe già noto alla polizia per atteggiamenti aggressivi: «È in contesti come questo che dovrebbe dunque esserci una chiara strategia in seno alla Polizia cantonale nell’attivazione dei gruppi speciali di prevenzione e intervento. Quanto successo fra giovedì sera e oggi mi fa invece ritenere che la procedura debba essere sicuramente migliorata. Temo che nel caso specifico l’aggressione e le minacce di morte ripetute siano state considerate, sulle prime, un caso bagatella. Forse, ma non ne ho le prove, la nostra lettera è servita a qualcosa. Una situazione che avrebbe dovuto richiedere sin da subito alla polizia uno sforzo particolare arrivato, a quanto pare, solo in seconda battuta».

Avviati gli interrogatori

Da ex procuratore pubblico, il sindaco sa bene di cosa si sta parlando: «Purtroppo vi è tutta una serie di operatori pubblici al fronte, dalle Arp ai servizi sociali, dagli Uffici di collocamento ai ‘cursori’ impiegati nei pignoramenti, che si ritrovano a dover gestire situazioni molto tese. Un problema viepiù sentito. E non va bene che di fronte a minacce di morte, la strategia della Polizia cantonale non sia chiara e sicura a tutela di queste persone, indipendentemente che si tratti di funzionari pubblici del Cantone o dei Comuni. Confido che chi di dovere si chini seriamente sul tema, includendo nella riflessione anche la necessità di un effettivo coordinamento tra i servizi medico-psichiatrici coinvolti e l’autorità giudiziaria. Ci vuole un protocollo che, se applicato correttamente, eviti situazioni come quella vissuta nelle scorse ore».

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