Il sindaco di Bellinzona Mario Branda: ‘Valuteremo se adire le vie legali’. Michela Trisconi: ‘Nel cantone la scena degli estremismi è molto vivace’
«Condanniamo in modo fermo questo genere di iniziative e valuteremo se intraprendere le vie legali». Il sindaco di Bellinzona Mario Branda si riferisce all’azione svolta sabato dal gruppo di estrema destra (e vicino all’ideologia neonazista) Junge Tat: dalla Torre Bianca di Castelgrande aveva srotolato uno striscione con scritto “Migrants go home!” e “Migranti a casa!”, sollecitando quindi un rimpatrio immediato dei migranti. Un’azione che lo stesso gruppo ha ripreso e poi diffuso attraverso i social media. Lunedì il gruppo ha inoltre pubblicato un altro video in cui mostra nei dettagli come si è svolta l’iniziativa, ovviamente senza rendere riconoscibile nessuno (le facce sono coperte). Si tratta della prima azione di tale portata di Junge Tat in Ticino: «Non ci risulta che ci siano legami diretti con persone residenti nel nostro cantone, anche perché il retroterra prettamente germanofono non facilita il suo insediamento da noi», spiega a ‘laRegione’ Michela Trisconi, a capo della piattaforma cantonale di prevenzione contro la radicalizzazione e l'estremismo violento. «Probabilmente Castelgrande è stato scelto come luogo simbolico. Infatti, alla fine del video viene citata l’espressione “Fortezza Europa”, a cui gruppi di destra danno una connotazione baluardo di chiusura delle frontiere all’immigrazione». Ad aver colpito è stata «soprattutto la professionalità con la quale hanno curato la realizzazione e la promozione del video, condiviso con una retorica specifica sui canali social come Instagram e Telegram». Riguardo ai fenomeni di estremismo, Trisconi evidenzia che non vi sono segnali di intensificazione nel nostro cantone. «Sappiamo però che la scena degli estremismi, essi siano di destra, sinistra, ambientalisti o monotematici è molto vivace e attiva».
L’azione di Junge Tat – gruppo tenuto sotto osservazione sia dalle autorità elvetiche (Fedpol) sia da quelle europee (Europol) – non è ovviamente piaciuta al Municipio di Bellinzona: «Stigmatizziamo da un lato le idee che porta avanti», afferma Branda che dall’altro trova pure «offensivo che abbiano utilizzato per la loro azione la Fortezza che è un monumento dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco e che, quindi, in qualche modo davvero ‘appartiene’ a tutti, poco importa se ricchi o poveri, migranti o autoctoni». A Bellinzona si cerca infatti di «portare avanti una politica che propone soluzioni all’altezza dei valori umanitari, che la Città difende». Il sindaco ricorda ad esempio la recente inaugurazione nelle scuole di Daro – in collaborazione con il Cantone e la cooperativa Baobab – di spazi dedicati all’integrazione degli stranieri. «Integrazione che oltre che giusta dal punto di vista etico è lo strumento adeguato per evitare ghettizzazioni, marginalizzazioni, così come il sorgere di problemi di ordine pubblico e di convivenza. Partecipiamo inoltre regolarmente alle settimane contro il razzismo e mettiamo a disposizione spazi (come le ex scuole di Ravecchia) a enti e associazioni per condurre le loro attività di sostegno alle persone in difficoltà». Branda tiene poi a sottolineare (e a ricordare agli esponenti di Junge Tat) che «ironia della sorte i castelli sono stati originalmente costruiti dai milanesi per difendersi dai confederati. Si trattava dunque di un avamposto per delimitare il territorio milanese dai popoli del Nord. Col passare del tempo, però, questa funzione è stata superata. Insomma, le storie e le relazioni possono anche portare al superamento della necessità dei ‘muri’, e Bellinzona è anche un esempio da questo tipo di sviluppo».
Ma a livello legale ci si può aspettare una reazione? «Nei prossimi giorni – prosegue Branda –, il Municipio valuterà se, in base alle informazioni a disposizione, sono date le condizioni per sporgere denuncia, se fosse il caso è ben possibile che lo faremo». Tuttavia, «al momento non sembrerebbero emergere elementi di carattere penale: non sono state proferite frasi punibili dalla norma contro la discriminazione e l’incitamento all’odio e sembrerebbero non esserci stati danni al monumento».
Per accedere alla torre è necessario acquistare un biglietto. «Con il progetto di valorizzazione dei castelli, i controlli saranno sistematizzati», assicura Branda. Resta il fatto che malgrado la ‘pubblicità’ su internet e l’intervento sul posto sia della Polizia cantonale, sia di quella comunale, gli autori siano poi riusciti a darsi alla fuga. Alla nostra richiesta di informazioni, la Polizia cantonale ci ha risposto laconicamente quanto segue: “Possiamo confermare che la situazione è stata da subito oggetto di monitoraggio, procedendo come da prassi (in collaborazione anche con la Polizia Città di Bellinzona) con l'attività di constatazione e la raccolta di eventuali elementi utili. Parallelamente sono stati avviati i necessari approfondimenti per quanto di nostra competenza”.
Ma quali sono le misure messe in atto per contrastare questo tipo di fenomeni? «Tramite il Piano d’azione nazionale di prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo violento promosso dal Consiglio federale, vengono monitorate varie tipologie di estremismo come quello di destra, di sinistra e il jihadismo», spiega Trisconi. Recentemente è stata introdotta una nuova categorizzazione che prende in considerazione estremismi legati a temi specifici, come il complottismo o il negazionismo. «Spesso più temi e forme di estremismo si sovrappongono e coesistono. Questo sembra essere il caso anche per Junge Tat. Tuttavia, fintanto che l’azione non risulta violenta, questi movimenti godono della libertà di espressione, un principio costituzionale».
Per Michela Trisconi «le misure di contrasto per questi fenomeni sono difficili da attuare, anche perché abbiamo a che fare con gruppi e soggetti molto abili dal profilo comunicativo. La loro retorica può risultare di facile attrazione per i giovani, molto influenzabili da atti e ideologie antidemocratici, che nel caso di Junge Tat vengono espressi in un modo più soft, e solo attraverso indagini più approfondite si notano i riferimenti con idee di estrema destra e di stampo neonazista e razzista».
In Ticino la Piattaforma cantonale di prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo violento si focalizza sulla prevenzione soprattutto rivolta ai giovani e nelle scuole, con interventi di sensibilizzazione e di formazione. «Inoltre, tramite il Servizio per l’integrazione degli stranieri abbiamo attivato un Centro di prevenzione delle discriminazioni a Lugano che si occupa di prevenzione delle discriminazioni soprattutto razziste», conclude.
All'azione del gruppo di estrema destra si sta interessando anche la politica e a tal proposito Maurizio Canetta, a nome del gruppo Ps-Giso-Fa in Gran Consiglio, interpella il governo: "Ci sono segnali di un'intensificazione dei fenomeni di estremismo, in particolare da parte del gruppo Junge Tat?", chiede. "Come vengono tenuti sotto controllo i social media e i canali di questi gruppi di estrema destra, che sfruttano le nuove forme di comunicazione per diffondere messaggi di odio, razzismo e omofobia? E come avviene lo scambio di informazioni con la Polizia federale, che ha messo sotto osservazione il gruppo Junge Tat?". E ancora: "Ci sono elementi che permettono di escludere che persone residenti nel nostro cantone sono legate a questo gruppo?". Anche i ‘Giovani del Centro’ – dopo Giso – si sono espressi riguardo all'azione dimostrativa andata in scena a Bellinzona. Hanno criticato la protesta, "avvenuta senza mostrare il volto e usando toni irrispettosi della dignità umana".