Bellinzonese

Incendio alla BiascArena, riapertura entro metà/fine ottobre

Carpenteria risparmiata dalle fiamme e statica assicurata: le tre ditte impiegate pronte a fare il possibile, ma non sempre lavorando 24 ore su 24

I pannelli danneggiati e quelli risparmiati dalle fiamme
18 settembre 2023
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Meno di due mesi, questa la vera sfida, per riattivare la pista di ghiaccio BiascArena. Che stando ai piani attuali dovrebbe poter tornare riutilizzabile da metà/fine ottobre. Poche settimane, e non diversi mesi come si era temuto subito dopo l’incendio scoppiato 7 settembre sul tetto. Tempi rapidi anzitutto perché le prove statiche eseguite dallo studio d’ingegneria Project Partners su putrelle, tiranti e bullonatura presenti nella parte di tetto danneggiata hanno dato esito positivo: il rogo ha sì compromesso 2’000 dei 3’600 metri quadrati di copertura, isolazione e pannelli fotovoltaici, ma non ha inciso sullo scheletro metallico portante. In caso contrario, l’intervento di ripristino avrebbe richiesto ben altra tempistica, ossia tutto l’autunno sforando forse anche nel 2024. Si contiene quindi entro margini accettabili il disagio cui devono far fronte scuole, società di hockey e pattinaggio obbligate a cercare altrove superfici e ore di ghiaccio per allenamenti, gare e partite.

La vera sfida, si diceva. Molto dipenderà da quanto le ditte già impiegate durante l’estate 2019 nel rifacimento a nuovo del tetto in vista di ospitare l’impianto fotovoltaico, sapranno oggi rispondere all’appello del Municipio e dell’Ufficio tecnico comunale affinché i lavori siano svolti nell’arco delle 24 ore, notte compresa. Questo mentre quattro anni fa l’intervento, in assenza di una situazione di emergenza, era stato programmato dal Comune e realizzato dalle imprese nell’arco di due mesi e mezzo durante l'estate quando la pista è inutilizzata. Tutto era filato liscio, anche perché le ditte incaricate al termine delle procedure di appalto, avevano potuto preparare il cantiere con largo anticipo. Oggi invece l'urgenza s’incunea nei rispettivi programmi lavori di fine estate e inizio autunno: parliamo della posa ponteggi, della sostituzione delle lamiere e del posizionamento, sopra di esse, del pacchetto isolazione. Le lamiere sono fornite dalle Officine Ghidoni di Riazzino, l'isolazione dalla ditta Manz di Mezzovico e i ponteggi e la copertura provvisoria sotto cui lavorare dalla Moponta Sa pure di Riazzino: tutte assicurano il massimo impegno, ma non tutte la possibilità – per impegni già presi – di impiegare gli operai in tre sciolte diurne e notturne di 8 ore ciascuna. Nel frattempo le abbondanti precipitazioni stanno creando problemi d’infiltrazione nella pista, nel senso che piove copiosamente all’interno, ciò che ha reso necessario posare teli di plastica per proteggere le parti lignee e preservarle dal deterioramento.


Piove dentro

Cause: escluse altre parti elettriche

Sul fronte penale proseguono intanto le valutazioni d’ordine tecnico per risalire alla causa o concause dell’incendio. Di sicuro al momento c’è che l’origine non sarebbe da ricondurre a parti elettriche dell’edificio estranee all’impianto fotovoltaico posato nel 2020 su iniziativa della Società elettrica sopracenerina in collaborazione con l’Azienda elettrica ticinese, che avevano incaricato una ditta di Sant’Antonino per la parte fotovoltaico e una di Riazzino per quella elettrica. Le componenti elettriche più prossime ai pannelli sono unicamente quelle dei lucernai per l’evacuazione dei fumi che sono comandati a distanza tramite cablatura realizzata all’interno dell’edificio e non all’esterno. Inoltre le fiamme si sono sviluppate in un punto distante dai ‘cupolux’. E neppure si trova sul tetto l’impiantistica di raffreddamento per la formazione del ghiaccio. Sul posto si è recato anche un ingegnere della Supsi esperto in impianti fotovoltaici, a sua volta interessato a capire l’origine di un problema raro ma che potrebbe ripresentarsi col crescente numero di impianti posati su tetti di case, ditte, centri commerciali e infrastrutture di vario tipo.

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