Lo rende noto l'Ufficio di statistica del Canton Ticino. La percentuale si situa su un livello più contenuto rispetto al resto della Svizzera (40%)
Nel secondo trimestre del 2023, il 19,5% delle aziende ticinesi ha segnalato difficoltà nel reclutare personale qualificato o non è riuscita a trovarlo del tutto. A rilevarlo è l'Ufficio di statistica del Cantone (Ustat) nel proprio rapporto pubblicato oggi sul mercato del lavoro in Ticino in cui il focus è posto sulla tematica della carenza di forza lavoro. Scomponendo questo risultato cantonale per tipologia di formazione si osserva come le difficoltà principali si riscontrino nel trovare personale con una formazione professionale superiore. Dall’altro lato dello spettro, si osservano poche difficoltà nel reclutamento di individui con un titolo di scuola dell’obbligo.
La percentuale ticinese si situa su un livello più contenuto rispetto a quella del resto della Svizzera (40,1%), grazie anche alla possibilità di accedere alla manodopera delle province italiane limitrofe. Infatti, evidenzia il notiziario statistico, la posizione del Cantone Ticino al confine con l’Italia ha agevolato l’afflusso di lavoratori frontalieri, contribuendo a colmare le carenze di manodopera e dando forma al mercato del lavoro che oggi osserviamo.
Tuttavia, l’invecchiamento demografico, le nuove esigenze in termini di equilibrio tra vita privata e professionale, e il crescente bisogno di nuove professioni stanno generando sfide condivise in entrambe le regioni. La carenza di manodopera, già evidente in alcuni settori, potrebbe diventare un problema più diffuso e condiviso nella regione transfrontaliera e la competizione per garantirsi una forza lavoro sufficiente potrebbe intensificarsi.
Per quanto riguarda i posti di lavoro in Ticino, rende anche noto l'Ustat, l’ultimo periodo mostra ancora una crescita: in un anno gli impieghi sono aumentati dello 0,6%. In crescita risulta ancora anche il numero di posti liberi sul mercato del lavoro ticinese: sono 2'500, l’1,1% dei posti di lavoro complessivi.
Quanto alla disoccupazione, stando ai dati sempre diffusi oggi dalla Segreteria di Stato dell'economia (Seco), il tasso registrato in agosto in Ticino risulta stabile nel raffronto con quello del mese precedente: al 2,1%. Da Airolo a Chiasso si contano 3'476 disoccupati, ovvero 69 in più rispetto a luglio, 446 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso annuo (-0,3%). A livello svizzero, seppur lievemente, la disoccupazione in agosto è tornata a salire, per la prima volta da gennaio: il tasso dei senza lavoro, sempre secondo la Seco, si è attestato al 2%, tornando cioè ai livelli di aprile, dopo l'1,9% di maggio, giugno e luglio, minimo da oltre 20 anni. Il dato di agosto è anche perfettamente in linea con quello dello stesso mese del 2022.
Va sottolineato come i dati sulla disoccupazione Seco non tengano conto di coloro che hanno esaurito il diritto a ricevere le prestazioni e che gli indicatori si basano sulle persone effettivamente iscritte agli Uffici regionali di collocamento: la definizione di disoccupato è quindi diversa da quella dell'Ufficio internazionale del lavoro (Ilo), che opera attraverso sondaggi e secondo cui la disoccupazione in Svizzera nel secondo trimestre (ultimo dato disponibile) era al 3,7%, mentre in Ticino al 6,1% (un tasso equiparabile a quelli che si registravano negli anni precedenti alla pandemia).