Bellinzonese

Rovine a Giornico: governo aperto a una valorizzazione

È attualmente in corso la procedura per tutelare il misterioso sito soprannominato Castellazzo. Poi potrà essere posata una cartellonistica con codici QR

1 settembre 2023
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Lo scorso giugno la deputata Sara Beretta Piccoli (Verdi liberi) ha presentato un'interrogazione al Consiglio di Stato con cui chiedeva se il governo ticinese fosse a conoscenza e intendesse valorizzare, nella zona sopra Giornico salendo verso Catto, il cosiddetto Caslásc (o Castellazzo), un tempo costruzione ciclopica a forma triangolare (con muri che superavano gli 8 metri), oggi ridotta a un cumulo di enormi massi.

Servono anche misure di sicurezza

Nella sua recente risposta, il governo conferma l'importanza del manufatto, che fa parte dei beni storici, artistici e archeologici ubicati in Leventina. Indica poi che nel 2017, in occasione della procedura d’esame preliminare del Piano particolareggiato dei nuclei, il Dipartimento del territorio ha proposto al Municipio di Giornico di prevederne la tutela a livello cantonale. Una procedura tuttora in corso; una volta ultimata, prosegue il governo, si potrà valorizzare il sito con la posa di una cartellonistica che indichi la sua presenza e come raggiungerlo. Tuttavia, rende attenti il Consiglio di Stato, considerato il luogo impervio delle rovine, “la cartellonistica può essere pensata se accompagnata da misure di sicurezza adeguate, che cautelino il Patriziato di Giornico, proprietario del bene culturale, e i fruitori del percorso”. Da Palazzo delle Orsoline si informa dunque che, una volta date le adeguate condizioni di sicurezza, saranno valutate “proposte di valorizzazione del sito archeologico con cartellonistica o rimandi a codici QR, presentate dal proprietario del bene culturale e/o dal Comune in cui esso è ubicato”.

Verosimilmente di origine altomedievale

Di fronte all'alone di mistero che attornia le rovine, Sara Beretta Piccoli chiedeva anche informazioni più precise in merito alle origini del manufatto: “Già nel 1681 – scrive il Consiglio di Stato – il complesso venne interpretato in maniera fantasiosa a causa della sua bizzarra pianta a forma di triangolo. In tempi più recenti si passò poi a ritenere la fortezza un castelliere preistorico. Se non che nuove riflessioni linguistiche, sulla tipologia di costruzione e di strategia viaria (relativamente agli itinerari attraverso la valle) fanno propendere piuttosto per un'origine altomedievale. Verosimilmente – si legge ancora nella risposta all'interpellanza – si tratta di una fortificazione alpina di origine tardoromana-altomedievale, longobarda, del genere delle claustra ltaliae delle quali narra il cronista Paolo Diacono (VIII secolo). Unicamente un’indagine archeologica approfondita potrebbe confermare o confutare tale ipotesi. Vista l’epoca, i costruttori sono anonimi. La posizione strategica e gli imponenti muraglioni a secco fanno pensare a una struttura di avvistamento con funzione difensiva”.

Della costruzione c'è anche traccia su una sorta di prima cartina escursionistica della Valle Leventina, tracciata nel 1681 dal prete leventinese di Anzonico Giovanni Rigolo. Nella sua mappa Rigolo definiva il Castellazzo come il trofeo di Giulio Cesare.

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