Per far conoscere a un pubblico più vasto questo luogo unico al mondo, la Supsi intende allestire una mostra che sarà inaugurata nel corso del 2024
Un viaggio lungo tre miliardi di anni racchiuso in 21 metri. È quello che permette di fare il lago Cadagno, situato in Val Piora a quasi 2’000 metri di altitudine, nel quale si trovano, oltre a organismi viventi caratteristici di qualsiasi laghetto alpino, anche microorganismi primordiali. Ora l’obiettivo è quello di far conoscere a un pubblico più vasto le particolarità uniche di questo lago. Come? Con una mostra in loco e più precisamente nel Centro di biologia alpina che studia, fra l’altro, le particolarità del lago da 30 anni. E proprio settimana scorsa sul posto si è svolto un workshop di cinque giorni che ha coinvolto microbiologi e designer appartenenti allo stesso dipartimento della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi), ovvero quello di ambiente costruzioni e design (Dacd), così come personalità di altri ambiti. L’obiettivo era di identificare la via più adatta da percorrere per allestire la mostra che sarà inaugurata nel corso del 2024.
Concretamente il lago «è composto da due strati d’acqua sovrapposti che non si mescolano mai assieme», precisa a ‘laRegione’ Nicola Storelli, ricercatore dell’Istituto microbiologia del Dacd. «In quello più profondo, completamente senza ossigeno, si trova un ambiente molto simile a quello presente alle origini della Terra, dove continuano ancora oggi a svilupparsi microorganismi primordiali. Nella parte superiore dello strato senza ossigeno dove arriva la luce, si sviluppa una fascia con microorganismi precursori della fotosintesi che colorano l’acqua di rosa. Infine, nello strato superiore troviamo acqua con ossigeno, caratteristica dei laghetti alpini dove si sviluppa la vita come la conosciamo oggi». Insomma, «è come una sorta di viaggio nel tempo», aggiunge Max Da Rocha Fonseca, collaboratore scientifico dell’Istituto design del Dacd. «Si parte da un ambiente buio, per arrivare all’esplosione della vita grazie alla luce e all’ossigeno».
Si tratta dunque di un luogo unico al mondo che permette di capire come è nata la vita sul nostro pianeta. Il lago Cadagno è così stato oggetto di numerose ricerche, con pubblicazioni avvenute sulle più rinomate riviste scientifiche internazionali. Tuttavia, questa importanza «è ancora poco percepita dai visitatori, così come da una parte della popolazione locale», rileva Fonseca. L’intenzione è quindi quella di «rendere consapevole la popolazione della presenza sul territorio di questo patrimonio scientifico». La mostra, tuttavia, «non avrà solo una rilevanza scientifica, ma anche filosofica, culturale, poetica, umana, introspettiva, visto che l’argomento principale che viene trattato è l’origine della vita».
Al workshop hanno partecipato, oltre che microbiologi e designer, anche architetti d’interni, persone legate al turismo e altri ospiti provenienti da svariati campi. Sono così stati formati tre gruppi di lavoro. Un primo gruppo si è focalizzato sull’allestimento e sull’esperienza che si vorrà far vivere ai visitatori della mostra. La domanda in questo caso era: cosa si aspettano? E la sfida, invece, era quella di riuscire a inserire uno spazio espositivo in un ambiente di lavoro come quello del Centro di biologia alpina. Un secondo gruppo si è occupato della visualizzazione grafica della conoscenza. In questo caso l’obiettivo era tradurre la complessità scientifica in dispositivi visivi (come pannelli espositivi) comprensibili e accattivanti, senza snaturare la correttezza scientifica delle informazioni. Non da ultimo, un terzo gruppo si è concentrato sulla promozione della mostra e sul suo aspetto itinerante. Mostra che infatti farà in parte tappa nei licei ticinesi: «Non sarà un surrogato, ma una sorta di cartolina che avrà l’obiettivo di invogliare studenti e docenti a recarsi al lago di Cadagno», spiega Luca Morici, docente e ricercatore dell’Istituto design del Dacd della Supsi. «Cercheremo di portare domande e curiosità per favorire l’interesse. Rappresenterà inoltre uno stimolo per i docenti per approcciarsi in modo innovativo a questo tema».
Come detto, si è trattato di un lavoro interdisciplinare: «Designer e scienziati hanno collaborato intensamente sin dall’inizio di questa esperienza per definire e condividere obiettivi, contenuti, gerarchie comunicative, linguaggi espressivi e tempistiche», afferma Carla Langella, esperta di comunicazione della scienza e professoressa all’Università degli Studi di Napoli Federico II. «Nel corso del terzo giorno ho assistito a una sorta di incantesimo: l’enorme complessità delle informazioni scientifiche, illustrate dai ricercatori del Centro di biologia alpina, ha preso vita e ha generato una moltitudine di visioni progettuali». I tre gruppi hanno così prodotto «scenari ad alto potenziale innovativo, prefigurando strategie comunicative coinvolgenti, atmosfere immersive, immagini e artefatti che ibridano strumenti interpretativi e linguaggi antichi e contemporanei». Per rendere accattivante la mostra giocherà sicuramente un ruolo importante anche l’interattività: «Cercheremo di far entrare i visitatori nei panni dei ricercatori – aggiunge Fonseca –, ad esempio con esperienze di microscopia, analizzando i campioni prelevati dal lago».
Il progetto ‘Cadagno Meromittico. Un viaggio nella storia della vita attraverso l’ecosistema sottolacustre’ ha anche ottenuto il finanziamento del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica nell’ambito dei Progetti Agora, che hanno come fulcro la divulgazione di temi scientifici al grande pubblico.