Le domande e le critiche delle scorse settimane al centro della serata a Pianezzo. Deflussi minimi: la Città discuterà con il Cantone per un adeguamento
In una situazione di grande siccità che ha comportato una scarsissima portata delle sorgenti dell’acquedotto di valle inaugurato nel settembre del 2022, unitamente all’onere di garantire i deflussi minimi, le fontane sono state chiuse da marzo a fine giugno per scongiurare il rischio di non avere acqua potabile nelle case. I deflussi minimi sono imposti dal Cantone, con il quale la Città di Bellinzona ha avviato le discussioni per rivedere i parametri stabiliti a cavallo del 2000 e oggi non più considerati adeguati alla luce dei cambiamenti climatici. Ma grazie ai recenti interventi per applicare riduttori e rubinetti a pulsante, se una situazione di tale siccità dovesse ripresentarsi l’anno prossimo, il funzionamento delle fontane, o almeno una parte di esse, sarà garantita. Questo in sintesi quanto spiegato dalle autorità comunali alla trentina di persone presenti ieri sera al Policentro di Pianezzo per discutere del tema dell’acqua in Valle Morobbia. Una serata alla quale hanno presenziato alcuni municipali, rappresentanti dell’Azienda multiservizi Bellinzona (Amb) e dei Servizi urbani comunali. Sono state affrontate le questioni che nelle scorse settimane hanno generato domande e anche qualche critica.
«Oggi abbiamo un acquedotto di valle sicuramente valido ma le fontane vengono spente – ha fatto presente un abitante –. Ciò che non succedeva in passato con il vecchio acquedotto». E ancora: «Perché non si è iniziato prima con la messa a norma delle fontane? Siamo coscienti della questione dei deflussi minimi, e che a causa dei cambiamenti climatici diminuisce l’acqua nelle sorgenti. Sarebbe però inaccettabile che l’anno prossimo si arrivi ancora a questo punto. Non pretendiamo che le fontane funzionino tutte, ma almeno una per paese, a beneficio dei turisti e degli abitanti». A rispondere il direttore di Amb Mauro Suà: «La priorità sarà sempre quella di garantire l’acqua potabile alle economie domestiche. Ma a meno di cataclismi, con questi recenti interventi, la situazione nei prossimi anni migliorerà». «Forse siamo anche stati presi un po’ di sorpresa, la portata di queste sorgenti si è drasticamente ridotta. Ma ora abbiamo preso le precauzioni necessarie», ha aggiunto il sindaco Mario Branda.
I deflussi minimi dalle sorgenti devono essere garantiti in base alla concessione data dal Cantone per la captazione dell’acqua nell’alta Valle Morobbia agli ex Comuni di Giubiasco, Pianezzo e Sant’Antonio, e questo anche nei periodi di forte siccità. «I parametri stabiliti allora devono essere ridiscussi con il Cantone», ha proseguito il sindaco, alla luce di un sempre maggiore impatto dei cambiamenti climatici (estati asciutte, aumento delle giornate canicolari e inverni avari di neve). «Nel periodo 1996-2002 le portate minime si riscontravano nel periodo invernale, mentre negli ultimi anni vengono rilevate durante l’estate, ovvero il periodo più sfavorevole in quanto i consumi sono maggiori: è quindi necessario ridiscutere i quantitativi da rilasciare», ha dal canto suo sottolineato Maurizio Barro, direttore del Settore acqua potabile cittadino.
Come detto nelle scorse settimane sono stati applicati dei riduttori e dei rubinetti a pulsante, i primi per ridurre il flusso in uscita laddove importante e i secondi per consentirlo nel momento del bisogno. Il tutto – tramite un investimento di 150mila franchi – in un’ottica di ridurre gli sprechi e di garantire un consumo parsimonioso. I lavori svolti nelle scorse settimane hanno portato alla riapertura di 25 fontane su 35. Sono attualmente in corso altri interventi per riaprirne altre due (a Paudo e Melirolo), verosimilmente nelle prossime settimane. Una (posizionata sulla strada cantonale tra Melera e Carena) è ancora chiusa, mentre per le altre sette non di competenza della Città seguiranno approfondimenti.
Più interventi hanno riferito dell’acqua potabile diventata più calda, sia a Pianezzo che a Sant’Antonio dopo l’entrata in funzione del nuovo acquedotto costato 22 milioni. Questione nota e già oggetto di alcune interpellanze. Il Municipio aveva spiegato che i nuovi impianti costruiti nell’ambito del nuovo acquedotto non sono la causa, bensì le reti di distribuzione riprese dalle ex società che si occupavano della distribuzione di acqua potabile in valle. Secondo la Città la causa è quindi da imputare ai lunghi periodi di canicola che causano il riscaldamento delle strade e del terreno sottostante e, probabilmente, alcune tratte delle vecchie reti di distribuzione. Sempre secondo i servizi cittadini alcuni allacciamenti privati non sono stati posati a una quota adeguata o non c’è abbastanza ricambio d’acqua nelle stesse. Per tale situazione, ieri è stata ventilata la possibilità di un intervento, tuttavia ancora molto remoto.