Non si ricandida il sindaco di Riviera, Alberto Pellanda: fiducioso verso le nuove generazioni, ma critico verso il Cantone e il modo di fare politica
Il sindaco di Riviera, Alberto Pellanda, ha deciso di non ripresentarsi alle elezioni comunali 2023. Sulla cresta dell'onda dal 1980 quando fu eletto nel Consiglio comunale di Osogna e nel 1984 quando entrò in Municipio guidandolo in qualità di sindaco dal 2000 al 2017 con una pausa dal 2004 al 2008, è infine diventato sindaco del nuovo comune di Riviera dal 2019.
Ben 44 anni di politica attiva insomma bastano. Ma anagraficamente ancora giovane, avendo 65 anni. Perché lasciare?
Il motivo è uno solo e va ricercato nella sfera famigliare.
Com’è cambiato in quattro decenni il modo di fare politica sul piano locale?
Si è vissuta un’evoluzione più o meno uguale a quella cantonale, con qualche anno di ritardo. Si è passati dalla passione di far politica e dall’essere veramente progettuali a un modo di far politica sempre meno comprensibile ed efficace e poco lungimirante. Al giorno d’oggi, a tutti i livelli, si mette quasi tutto in discussione ‘a prescindere’. In pratica si dice ‘no’ ancor prima di conoscere. In questo contesto sento la mancanza del vero peso politico dei partiti talvolta troppo preoccupati per il risultato elettorale. Ho inoltre percepito una diminuzione nel potere decisionale comunale. Si dirà che lo Stato ha attribuito nuovi compiti ai Comuni, potrei replicare ‘non necessariamente voluti’. Il buon senso sta perdendo posizioni a scapito di tabelle excel. In questi ultimi tempi ho visto avvicinarsi alla politica alcuni giovani, cambierà sicuramente qualcosa nel modo di far politica, nuove idee e nuovi impulsi. Sono ottimista!
Pregi e difetti dell’aggregazione? Ha davvero fatto crescere il vostro peso politico e potere contrattuale col Cantone?
Quale presidente della Commissione per l’aggregazione avevo avuto la possibilità di lavorare a stretto contatto con gli allora sindaci degli attuali quartieri. Mi ero illuso che il nuovo Municipio, che sarebbe nato con l’aggregazione, potesse essere composto da loro e come primo sindaco vedevo Carmelo Mazza. Tutti avrebbero portato un insieme di conoscenze ed esperienze estremamente importanti per dar avvio al nuovo Comune. Non è andata così ma posso confermare che l’entusiasmo e l’impegno dei nuovi colleghi di Municipio, i primi due anni con il sindaco Raffaele De Rosa, hanno permesso di concretizzare importanti progetti già concordati in fase aggregativa e che valorizzavano il concetto di aggregazione, vedi la nuova scuola elementare di Cresciano o l’acquisizione dell’aeroporto. Posso poi citare il progetto di sviluppo del Parco tecnologico dell’aviazione, la creazione delle condizioni quadro per permettere l’edificazione della nuova scuola media o il progetto di mobilità lenta e scolastica che metterebbe maggiormente in relazione le nostre frazioni, mense sociali, doposcuola, ecc. Con il Consiglio comunale stiamo ora definendo come investire 1,8 milioni attribuitici quali aiuti finanziari all’aggregazione. L’amministrazione comunale diventa sempre più competente e professionale e questo porta a migliori servizi ed equità nei confronti dei nostri concittadini. Tempi purtroppo biblici per la realizzazione delle famose passerelle, per la fermata Tilo alla stazione di Osogna-Cresciano e per il nuovo sottopassaggio di Cresciano.
Quindi opinione positiva?
Più in generale mi sarei aspettato una maggior collaborazione e aiuto da parte di Servizi cantonali. Sebbene sia migliorata la qualità dei nostri servizi, la popolazione non riesce tuttavia a percepirne appieno i miglioramenti, ci vorrà del tempo. Per quanto riguarda la cura del territorio ci sono margini di miglioramento. Sono convinto che l’aggregazione sia stata una giusta decisione anche se francamente non ho percepito un cresciuto peso politico o di potere contrattuale con il Cantone. Troppo spesso mi sembra di camminare verso la cima di un mucchio di sabbia, non ci si arriva mai!
Quali priorità per un Comune a metà strada fra Bellinzona e l’Alto Ticino?
I concetti di città centripeta e di agglomerato convogliano importanti finanziamenti federali e cantonali su delle opere pubbliche che noi non potremo mai ricevere. L’agglomerato termina al confine con Claro. A nord di Biasca i Comuni ricevono il contributo di localizzazione. Da una parte e dall’altra si parla di contributi per decine di milioni. Una priorità è quindi fare i passi necessari per eliminare queste disparità. È pacifico che con simili finanziamenti si potrebbero realizzare importanti opere in tempi ragionevoli.
In un’ipotetica nuova aggregazione, meglio con Bellinzona o con Biasca?
Il Piano cantonale delle aggregazioni (Pca) prevede che in futuro ci sia un solo Comune per il distretto di Riviera, quindi se aggregazione ci dovrà essere, sarà molto probabilmente con Biasca. Anche la morfologia del territorio suggerirebbe un’aggregazione con Biasca. Il problema è che se non si cambia quanto auspicato nella risposta alla domanda precedente, diventeremmo sì un Comune più grande ma finanziariamente più debole poiché troppo dipendente dal contributo di livellamento (totale cumulato pari a circa 11,5 milioni). La massa critica, abitanti e superficie territoriale, diventerebbe però molto importante e permetterebbe di far fronte agli impegni istituzionali con un livello di professionalità e competenze ottimali, sia nella gestione del territorio che nella qualità dei servizi. Con Biasca e Bellinzona abbiamo ottimi rapporti, difficilmente il Cantone modificherà il Pca. Non penso sia il momento di andare oltre. Nel nostro Comune ci sono molte potenzialità date dal territorio ma soprattutto da cittadini e imprenditori che grazie alle loro capacità potranno contribuire a migliorare ulteriormente l’attrattiva del nostro territorio.
Cosa consiglia a chi prenderà il timone del Comune dopo di lei?
Mi limiterei ad augurargli che nel nuovo Municipio il posto vacante sia occupato da giovani. Gli auguro anche di avere la fortuna che ho avuto io in tanti anni, cioè di ritrovarsi con colleghi di cui possa avere piena fiducia indipendentemente dal colore politico e dalle idee. E ancora: credere in se stesso, nei propri ideali, avere il coraggio di osare e di concretizzare i progetti nell’interesse della cittadinanza. E avere un occhio attento su quanto succede oltre i nostri confini.