Bellinzonese

‘Un salto nel vuoto’ la decisione sul Quartiere Officine

Bellinzona, ecco i passaggi salienti dei ricorsi interposti da Unione contadini e due ex municipali contro la variante di Piano regolatore

In sintesi:
  • L'auspicio: realizzare nel comparto sotto la stazione Ffs il nuovo ospedale regionale previsto alla Saleggina
  • L'avvocato Filippo Gianoni: ‘Evitare di fare con la Saleggina quanto fatto con l'ex Campo militare’
9 maggio 2023
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“La carente informazione ha compromesso tutto l’iter procedurale. Perciò è un salto nel vuoto” la decisione con la quale il Consiglio comunale di Bellinzona il 4 aprile ha votato a larga maggioranza la variante di Piano regolatore proposta dal Municipio per lo sviluppo edificatorio del nuovo Quartiere Officine. Lo si legge nei quattro ricorsi finora interposti al Consiglio di Stato – altri potrebbero seguire fino alla scadenza del 16 maggio – dall’Unione contadini ticinesi, dall’ex vicesindaco Felice Zanetti, dall’ex municipale Filippo Gianoni e dall’avvocato Curzio Fontana. I quali, come anticipato ieri dal nostro giornale, nei mesi scorsi hanno costituito un gruppo di lavoro critico sul tema, connesso specialmente alla prevista realizzazione del nuovo ospedale regionale nei terreni verdi della Saleggina una volta smantellato lo stand di tiro. Nosocomio che a loro avviso andrebbe idealmente inserito nel Quartiere Officine dedicandolo interamente a contenuti sanitari, formativi, scientifici e tecnologici, evitando invece quelli residenziali e preservando così il comparto Saleggina.

Il caso Irb

Quattro ricorsi, dicevamo, di cui tre del tutto simili fra loro e uno, quello di Zanetti, privo di alcuni passaggi contenuti negli altri tre. Uno di questi è riferito all’avvenuta costruzione della nuova sede Irb all’ex campo militare. Irb di cui l’ex vicesindaco era stato vicepresidente: da qui la sua rinuncia a esprimersi criticamente. Irb, ricordiamo, che è stato costruito sulla base di una variante di Piano regolatore contrastata nel 2011 dal referendum Buzzi-Cheda ma infine massicciamente avallata dalla popolazione con l’89% di voti favorevoli, tanto da indurre l’allora municipale Gianoni (capodicastero pianificazione) a dire che «ha vinto la ragione con la R maiuscola». Questa indicazione è importante, perché proprio il tema Irb è citato, insieme ad altri, nella premessa del ricorso interposto dall’avvocato Gianoni (oltre che in quello di Fontana e Uct): “Negli ultimi dieci anni i trend dei Municipi, ora aggregati, del Cantone e di istituti para-pubblici nel Bellinzonese è sempre stato quello di costruire edifici d'interesse pubblico a scapito di pregiati terreni prativi. Così è stato per la Scuola media 2 cattedrale nel deserto e per il nuovo Irb, edificato in una zona che avrebbe dovuto rimanere verde”. Pure citato il comando della Polizia cantonale all’ex arsenale delle Semine; per contro Zanetti indica le Medie 2 e lo Stabile amministrativo 3. Tutti comunque concordi nel dire che “si è sempre adottata la via più semplice, mai quella più razionale, scartando la demolizione di quanto esistente e piazzando edifici a casaccio in mezzo al verde, senza sinergie fra le nuove strutture e gli spazi esistenti”.

‘Si sarebbe potuto agire diversamente’

Tornando a Filippo Gianoni, la domanda è d’obbligo: il ricorso non contraddice il suo stesso agire del 2011? «A livello pianificatorio è doveroso leggere i fatti retrospettivamente», ci risponde: «A posteriori, si sarebbe in effetti potuto agire diversamente, anziché prendere il primo terreno libero. Tuttavia ricordo anche che in quel momento lo spostamento delle Officine Ffs non era un tema. Se lo fosse stato, quasi certamente l’Irb non sarebbe stato costruito dov’è oggi. Perciò siamo determinati a difendere il verde della Saleggina e la concentrazione delle strutture strategiche di Bellinzona nel Quartiere Officine. La scelta va fatta con maggior criterio».

‘Senza sacrificare spazi verdi’

Ne deriva la convinzione comune che nel comparto oggi occupato dalle Officine Ffs, pari a 120mila metri quadrati, “possa trovare spazio ogni tipo di edifici pubblici da qui ai prossimi 200 anni senza sacrificare spazi verdi”, la Saleggina appunto. Secondo i ricorrenti la “cosa più logica da fare, se si abbandonano semplicistiche riflessioni dettate dalla pura speculazione, è quella di prevedere nella nuova pianificazione almeno l’ospedale regionale, cui ruoterebbe attorno un polo di ricerca tecnologico”. Ossia, come già previsto, lo Swiss Innovation Park e il Tecnopolo Ticino. Si chiede insomma una pianificazione “rispettosa dei principi cardini sanciti nella Loc, nella Legge federale sulla pianificazione del territorio del 1979 e nella Legge sullo sviluppo territoriale del 2011”. Il tutto in un’ottica di “sviluppo armonioso, evitando il consumo sconsiderato del suolo e che si aprano nuove e pregiate aree all’edificazione, allorquando i fabbisogni possono essere soddisfatti in aree centrali”.

‘Nuove residenze escluse’

La variante prevede pure contenuti aggregativi, sociali, culturali, commerciali e residenziali con alloggi per 500-1’000 persone. Residenziali anche qui criticati dai ricorrenti, poiché le varianti di Pr “sono ammissibili solo a titolo eccezionale per sfruttare zone edificabili in vigore, per insediamenti di preminente interesse cantonale che non concernono la residenza. Le officine non sono azonate essendo nel Piano settoriale e in ogni caso nuove residenze sono escluse”. Questo tema verrà approfondito nei ricorsi che saranno inoltrati nella fase di pubblicazione della variante.

‘Processo decisionale carente’

Su questo e su altri punti i ricorrenti non hanno comunque dubbi: “Il Consiglio comunale ha votato senza la debita informazione” di competenza municipale. A loro avviso è stato violato l’articolo 56 della Loc “non avendo potuto, le due commissioni del Cc coinvolte, eseguire le necessarie verifiche sulla questione cruciale della contenibilità e della revisione del dimensionamento delle zone edificabili”. Inoltre l’adozione della variante “oltre che da superficialità è stata contraddistinta da una velocità di adozione inusuale (un vero record!) che non ha consentito la partecipazione effettiva della popolazione e le dovute riflessioni da parte del Legislativo”. Criticato il fatto che il tema della contenibilità del Piano regolatore cittadino sia stato “liquidato in poche e inconsistenti righe” del messaggio municipale, secondo cui rispetto alla situazione attuale la variante non incrementerebbe il numero delle unità insediative complessive calcolate con i criteri della scheda R6 del Piano direttore cantonale. Pure sottolineato nei ricorsi che il Consiglio comunale “è venuto meno ai propri obblighi di verifica e informazione” non potendo far capo al Compendio dello stato dell’urbanizzazione che Bellinzona non disporrebbe pur essendo ritenuto obbligatorio (la sua elaborazione e l’aggiornamento costante) dall’Ordinanza federale sulla pianificazione del territorio. Il tutto orientato a ricalibrare le potenzialità edificatorie a favore dei luoghi strategici in base al fabbisogno all’orizzonte dei 15 anni.

‘Forse a causa della fretta’

Riassumendo la critica ricorsuale, viene sottolineato che il Consiglio comunale “ha deliberato senza alcuna informazione sulla questione della contenibilità, dello stato dell’urbanizzazione e sulle conseguenze finanziarie ed economiche che comporterebbe l'adozione della variante”. Il Legislativo “probabilmente a causa della fretta ha delegato in modo inammissibile questa questione al Municipio”.

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