Giovedì 11 maggio alle 20 al Centro civico di Arbedo sarà proiettato il documentario ‘Un padre’, di e con Mirko Aretini
Giovedì 11 maggio, al Centro civico di Arbedo, vi sarà l'occasione per dibattere di paternità, di famiglie, tradizionali e non, di resilienza, d’educazione, di bisogni e diritti dei bambini. La proiezione del film ‘Un padre’ – di e con Mirko Aretini – e il dibattito sono previsti dalle 20, mentre alle 19.15 è in programma un aperitivo. La serata – che vedrà intervenire il regista, protagonista e autore del documentario – sarà introdotta e moderata da Francesco Lombardo, presidente dell’Associazione Franca, che opera per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini (www.associazionefranca.ch). Serata che sarà pure un'occasione per riflettere su una figura, quella paterna, che nella nostra società ha subito delle trasformazioni epocali nel corso degli ultimi decenni, come pure lo statuto del bambino: chi è, oggi, il padre? Chi sono i bambini di oggi? E gli adulti di oggi? Che cosa significa essere una persona importante di riferimento tra bisogno di protezione del bambino e la garanzia di una sua crescita armoniosa? Quale modello educativo adottare?
La trama del documentario parte da una storia personale, autobiografica: perché è proprio il regista a prenderci per mano e ad accompagnarci nel suo cammino di scoperta. Mirko è un papà attento, presente, innamorato della sua bambina, ma lui non ha mai conosciuto il proprio, di padre. Una volta tenuta tra le braccia la sua piccola, a certe domande ha dovuto cercare di trovare una risposta. Qual è la verità? Perché lui non c’è mai stato? Sono domande che il regista si fa non per recuperare ipocritamente un rapporto, ma semplicemente per cercare di comprendere quali sono i meccanismi che fanno sì che un uomo fugga di fronte alle proprie responsabilità senza più voltarsi. E se alla fine venisse fuori che non è stata colpa sua? Nel frattempo, quel ragazzo è stato in grado di diventare uomo? Come reagirebbe se si trovasse improvvisamente davanti a suo figlio più di trent’anni dopo e avesse la possibilità di raccontare la propria storia? È da queste e da tante altre domande che inizia questo viaggio, dal Ticino alla Toscana, non di ricerca identitaria e affettiva, ma di significato e crescita. Da padre a padre e, forse, anche da uomo a uomo.