In via Ghiringhelli 8 a Bellinzona prende corpo un progetto dell’associazione ‘L’ora’ che intende promuovere l’integrazione sociale
Una casa sempre aperta dove incontrarsi, conoscersi, stare insieme e dar vita a progetti e corsi. Un luogo per la popolazione, con spazi a disposizione per chi dovesse averne bisogno. Un progetto di casa di quartiere sta nascendo a Bellinzona. Si chiama ‘Casa di Lù’ e si trova in via Ghiringhelli 8 dove una villetta privata dotata di ampio giardino ospiterà presto molte attività, a cominciare da una festa voluta per presentare nelle prossime settimane la struttura alle famiglie. Il progetto è nato dall’associazione L’ora che promuove il benessere comunitario e la diffusione di una cultura basata sull’integrazione sociale. Da inizio anno ha la propria sede amministrativa e direttiva proprio nell’abitazione con le facciate in pietra. Il progetto è ancora in fase di definizione ma sta già suscitando interesse fra le associazioni. Alcune hanno già fatto richiesta di poter usare gli spazi per organizzare corsi e formazioni; dei volontari intendono inoltre proporre attività.
«Il nostro obiettivo è ricreare luoghi dove la popolazione possa tornare a incontrarsi, vogliamo promuovere scambi di conoscenza e di competenze», spiega Ramona Sinigaglia, direttrice e cofondatrice dell’associazione. «L’idea è di promuovere scambi intergenerazionali e interculturali. Vogliamo facilitare l’inclusione favorendo il coinvolgimento della comunità, rendendola parte integrante di un percorso di cittadinanza», aggiunge. «Intendiamo promuovere progetti che possano dare spazio alla popolazione e ricreino legami e senso di vicinanza», aggiunge Lorenza Grassi, anch’essa direttrice e cofondatrice di L’ora. La villetta dispone di ampi spazi che possono essere messi a disposizione di enti per formazioni, ma anche a privati che intendono sviluppare progetti, promuovere le proprie passioni e interessi. Per fare qualche esempio, un docente in pensione che desidera dare corsi di lingua o un insegnante di yoga che vuole organizzare lezioni nel giardino all’aria aperta possono farsi avanti e sottoporre le loro idee scrivendo a info@associazionelora.ch. Nella casa vi sono una grande sala attrezzata per ospitare riunioni fino a una cinquantina di persone, nonché zone adatte al coworking.
L’obiettivo dei progetti dell’associazione è rinforzare il senso di comunità: «Partiamo dal presupposto che una comunità unita e solidale è in grado di affrontare meglio le situazioni difficili e contribuisce a rendere più sana anche la società. Perché laddove iniziano a esserci lontananza, differenza, marginalità, si creano malessere e sentimenti di solitudine che alla lunga incidono, sia per costi che per sistema sanitario, su tutte le fasce della popolazione», rileva Sinigaglia. La gestione della Casa di Lù sarà affidata a un custode sociale che sarà il punto di riferimento per gli interessati al progetto.
L’associazione L’ora è stata fondata a fine 2019 e le sue prime attività sono state avviate nel Luganese nel 2021 con il progetto giovani ‘Spazio esplorativo’, dedicato in particolar modo ai giovani tra i 15 e i 25 anni che attraversano un momento di difficoltà e confusione, magari perché senza un’occupazione formativa o lavorativa, o privi di particolari prospettive. Ha lo scopo di accompagnare i giovani a recuperare ritmi e motivazione, fino a indirizzarli verso le loro scelte future. Nella sede di Bellinzona sta invece nascendo il progetto ‘Una famiglia per una famiglia’, sperimentato già l’anno scorso nel Locarnese e nelle Tre Valli. Da quest’anno il progetto verrà esteso anche a Bellinzona e Mendrisio.
L’intervento promosso è basato su un concetto di affiancamento familiare con l’intento di sostenere famiglie e genitori alle prese con un momento di difficoltà nella gestione della vita quotidiana o nelle relazioni educative con i figli. L’affiancamento dura almeno un anno e la difficoltà più ricorrente è la solitudine, come nei casi di genitori soli o di famiglie costrette a lasciare il proprio Paese, come quelle che un anno fa hanno abbandonato l’Ucraina in fuga dalla guerra. «Spesso queste persone quando arrivano qui non conoscono i servizi presenti sul territorio e non sanno come muoversi. In questo senso la famiglia di supporto funge da ‘buon vicino’ e aiuta a orientarsi, spiegando il funzionamento del nostro sistema», spiega Grassi.
L’associazione coordina e supervisiona gli affiancamenti e si occupa anche della ricerca delle famiglie: sia quelle che hanno bisogno di aiuto, sia quelle che si mettono a disposizione per il supporto. Dopodiché cerca di affiancare famiglie con bisogni e disponibilità conciliabili. Lungo tutta la durata dell’affiancamento un tutor – anche queste figure sono volontari – funge da ‘custode’ della relazione. «Questo progetto ha un importante valore per noi perché spinge la comunità a ritrovare delle risorse interne, senza per forza far capo a professionisti. Risorse preziose che ognuno di noi può mettere a disposizione dell’altro», conclude Grassi.