Bellinzonese

Parco solare al Nara? Zali scettico: ‘Prima le zone edificabili’

Dalla Ses domanda di costruzione preliminare. Il sindaco: ‘Progetto accolto bene in Municipio, attendiamo il parere cantonale’. Ambientalisti critici

In sintesi:
  • Il capo del Dt: ‘Il nostro orientamento è quello di non forzare conflitti fra le esigenze energetiche e il paesaggio montano’
  • De Leoni: ‘Speriamo in una soluzione che permetta di costruire l’impianto in tempi relativamente brevi’
La zona del Nara

«La domanda di costruzione preliminare dev’essere ancora valutata dai nostri servizi, perciò al momento posso solo ricordare che in base al Piano energetico cantonale non intendiamo spingere in questa direzione». Possibilista ma molto prudente e con un’opinione critica. Questa la posizione del direttore del Dipartimento del territorio, Claudio Zali, sul progetto elaborato dalla Società elettrica sopracenerina (Ses) per realizzare il primo parco solare alpino del Ticino, un impianto fotovoltaico ai 2000 metri di quota di Pian Nara, nella media Val di Blenio. Nella notizia pubblicata dal Corriere del Ticino si spiega che il dossier è stato sottoposto recentemente al Comune di Acquarossa che l’ha nel frattempo inviato all’Ufficio cantonale domande di costruzione da cui è atteso un preavviso. Le valutazioni della Sopracenerina hanno subìto un’accelerazione quando lo scorso autunno le Camere federali nell’ottica di garantire un approvvigionamento elettrico più sicuro specialmente in inverno, hanno deciso agevolazioni per la realizzazione di impianti solari sull’arco alpino di grandi dimensioni. Nel concreto, potranno ricevere sussidi fino al 60% del costo d’investimento i parchi solari che entro fine 2025 sapranno produrre almeno 10 gigawattora annui. Ciò che al Nara significherebbe occupare con i pannelli qualcosa come 120’000 metri quadrati di alpeggio, 12 ettari pari alla stessa superficie attualmente occupata a Bellinzona dalle Officine Ffs. Un’immensità se si considera il contesto paesaggistico e naturalistico del Nara. Per cominciare la Ses intende partire da un impianto pilota di 3’500 metri quadrati, corrispondenti a 400 megawattora, investendo 1,5 milioni di franchi: all’apparenza grandi cifre, ma che corrispondono soltanto al 3% della dimensione minima richiesta per ottenere gli aiuti federali. Dimensione minima cui Ses ambisce in una fase successiva. A sorridere sarebbe fra gli altri il Patriziato di Prugiasco: proprietario dei terreni, non rimarrebbe a mani vuote.


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Il consigliere di Stato Claudio Zali

‘Il Piano energetico cantonale parla chiaro’

Tornando a Zali, il consigliere di Stato ricorda che sempre in base al Piano energetico cantonale (Pec) del 2013 il fotovoltaico «è gestibile all’interno delle zone edificabili, sfruttando soprattutto gli edifici di grandi dimensioni, specialmente quelli industriali. Il potenziale calcolato basta e avanza». Nel Pec viene specificato che l’obiettivo è l’installazione di 250 MW di impianti fotovoltaici: “Ciò richiede la disponibilità di 2’500’000 metri quadrati di superficie, pari a 250 ettari. Dal punto di vista della disponibilità di superficie per l’installazione di impianti fotovoltaici, l’obiettivo risulta quindi fattibile senza intaccare aree non edificate, in coerenza con gli obiettivi di contenimento del consumo di suolo delineati dal Piano direttore cantonale”. Perciò, aggiunge Zali, guardando proprio al Nara o ad altri progetti simili che potrebbero venire sviluppati in quota dalle società elettriche, «il nostro orientamento è quello di non forzare conflitti fra le esigenze energetiche e il paesaggio montano». Le autorità locali sin qui coinvolte in Val di Blenio considerano tuttavia la proposta Ses un’interessante opportunità, benché tutta da approfondire. «Questo è vero – replica Zali – ma secondo me è opportuno iniziare a dotare di fotovoltaico le zone edificabili già predisposte, il cui potenziale è più facilmente sfruttabile. Sebbene non vincolino la domanda di costruzione preliminare, le nostre riflessioni vanno dunque in un’altra direzione».

‘Invisibile dal fondovalle’

«In Municipio il progetto preliminare è stato accolto bene», afferma a ‘laRegione’ il sindaco di Acquarossa Odis Barbara De Leoni, sottolineando che «anche i Patriziati coinvolti, così come chi gestisce l’alpeggio nell’area toccata si sono espressi favorevolmente». Ad esempio «le mucche potranno continuare a pascolare perché i pannelli solari saranno installati a oltre due metri di altezza». Resta il fatto che il tempo stringe, visto che per ricevere sussidi federali fino al 60% dell’investimento l’impianto dovrebbe essere realizzato entro fine 2025. E nel caso fosse necessaria una variante di Piano regolatore (che dovrà poi essere sottoposta dal Consiglio comunale e poi approvata dal Cantone) i tempi si allungherebbero, verosimilmente troppo. «Saranno gli Uffici cantonali preposti a indicare se e come sarà possibile procedere». Per quanto riguarda l’impatto sul paesaggio «sono stati effettuati degli studi i quali affermano che da quasi tutto il fondovalle non si vede l’impianto. Il territorio è uno degli atout della valle e non dobbiamo assolutamente rovinarlo». Il sindaco spera quindi che «si possa trovare una soluzione che permetta di costruire l’impianto in tempi relativamente brevi». Magari con deroghe imposte dall’urgenza.


Il sindaco Odis Barbara De Leoni

In arrivo due nuove microcentrali

Urgenza data dal fatto che a livello energetico ci si trova in una situazione tutt’altro che ottimale, caratterizzata ad esempio dall’aumento dei prezzi a causa della guerra in Ucraina e dalla siccità che limita la produzione delle centrali idroelettriche. A livello strettamente locale, ad Acquarossa vi sono poi gli impianti di risalita del Nara che consumano una quantità non indifferente di elettricità. In questo senso, con il nuovo impianto i gestori «non dovrebbero più pagare per le spese di trasporto», precisa De Leoni. Nel Comune dovrebbe poi sorgere un altro ‘consumatore’ di energia: il centro turistico Sun Village. In questo contesto «per il futuro (probabilmente l’anno prossimo) prevediamo di costruire un nuovo acquedotto (che da Pianezza scende verso Prugiasco passando da Leontica) lungo il quale saranno inserite due microcentrali idroelettriche». Acquedotto che «migliorerebbe dunque l’approvvigionamento sia idrico, sia energetico della regione». In ogni caso «Acquarossa è un Comune innovativo dal profilo energetico, che punta sulle ‘rinnovabili’», rileva il sindaco. «Ad esempio una quindicina di anni fa abbiamo ricoperto il tetto delle scuole con pannelli solari e attualmente promuoviamo una politica energetica sostenibile, anche con incentivi ai privati». Infine De Leoni ci rivela che sul tetto del magazzino della ditta di famiglia sarà installato «il più grande impianto fotovoltaico della Valle di Blenio: nel nostro piccolo produrremo energia per 30-40 economie domestiche».

‘Prima sfruttare quanto già c'è’

«A livello nazionale riteniamo che un’offensiva solare sia necessaria», premette Serena Britos, direttrice di Pro Natura Ticino. «Tuttavia prediligiamo in modo assoluto il fatto di concentrarci prima di tutto sulle infrastrutture esistenti e in questo senso c’è un grande potenziale non sfruttato», afferma. Si tratta dunque – fa presente – di implementare soprattutto misure di efficienza energetica e di sfruttamento di ciò che già c’è: «È un approccio molto più ecologico». Riguardo al progetto di parco solare al Nara, senza esprimere troppo entusiasmo per impianti di questo tipo, la direttrice di Pro Natura Ticino osserva che si tratterebbe «di un progetto pilota e riguardo all'idoneità di quell’area sarà lo studio di impatto ambientale a fornire indicazioni più precise e ad evidenziare eventuali criticità». In generale, per i parchi solari alpini «sarebbe importante eseguire una mappatura per capire quali sarebbero i siti più idonei, altrimenti il rischio è che impianti di questo tipo sorgano senza una strategia a lungo termine», conclude.

‘La presenza della stazione di risalita non è sufficiente’

Raimund Rodewald, direttore della Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio, non vede di buon occhio il progetto. «Questi grandi impianti devono essere realizzati in zone facilmente accessibili: devono quindi essere presenti strade e collegamenti alla rete elettrica. Inoltre, tali parchi solari devono essere combinati a importanti infrastrutture o zone turistiche. La presenza degli impianti di risalita del Nara non è sufficiente a giustificare la predisposizione della zona alla realizzazione di una grande centrale fotovoltaica», fa presente Rodewald. Il direttore della Fondazione invita a salvaguardare il prezioso territorio alpino a disposizione ed espone una serie di considerazioni su cui riflettere. «L’infrastruttura prevista è imponente e di grande impatto paesaggistico: bisognerà quindi capire come avverrebbe il collegamento con la rete elettrica; la linea sarà interrata o aerea? E poi, quali conseguenze sono immaginabili sull’agricoltura e la selvaggina?». Rodewald invita a considerare anche gli aspetti legati alla sicurezza: «Solitamente i grandi parchi solari vanno recintati per questioni di sicurezza, dato che si tratta di una struttura elettrica». Inoltre «secondo la nostra esperienza riguardo a progetti di questo tipo sull’arco alpino, va considerato anche il problema del trasporto dei pannelli solari con elicotteri. Parliamo di svariate centinaia di voli. L’installazione comporterebbe dunque un impatto fonico non indifferente per la zona e un effetto negativo sul turismo».