Apparecchi mobili: il CdS nega l’uso su agenti e auto della Polcom. Ma il Municipio chiede altro, ossia videocamere fisse spostabili all’occorrenza
È in corso una vertenza giuridica tra Palazzo Civico, sede delle autorità cittadine di Bellinzona, e Palazzo delle Orsoline, casa del governo e del parlamento cantonali. Vicini ma distanti. Tema del contendere gli apparecchi mobili di videosorveglianza. Il Municipio intende infatti dotarsi di tale tecnologia, ma il Consiglio di Stato ritiene che l’utilizzo sia riservato alla sola Polizia cantonale. La battaglia legale vede attualmente coinvolto il Tribunale amministrativo cantonale dal quale si attende una decisione su un ricorso inoltrato dall’esecutivo turrito. Curioso il fatto che il Municipio scriva ‘mele’ e il Consiglio di Stato intenda ‘pere’.
Rispondendo a un’interpellanza del Movimento per il socialismo, Palazzo Civico riassume così la questione: “Il nuovo Regolamento comunale sulla videosorveglianza prevede la facoltà di far capo alla videosorveglianza mobile. Nel giugno 2019 la Sezione enti locali (Sel) ha stralciato tale facoltà ritenendo che la videosorveglianza tramite apparecchi mobili (ndr: bodycam su agenti, dashcam su auto-pattuglie o simili) può essere utilizzata soltanto dalla Polizia cantonale”. In relazione a questo aspetto il Municipio si è rivolto al Tram evidenziando che per ‘apparecchi mobili’ indicati nel Regolamento comunale non s’intendono quelli considerati dalla Sel, bensì normali videocamere fisse che possono essere spostate a dipendenza delle necessità, secondo la procedura prevista dal Regolamento. Da qui la convinzione che la prima decisione del Consiglio di Stato “tuteli quanto deciso dalla Sel senza confrontarsi sugli aspetti giuridici sollevati dal Comune in sede ricorsuale che illustrano i motivi per i quali la Polizia comunale è legittimata a introdurre la videosorveglianza mobile sul demanio pubblico comunale per proteggere la collettività e gli utenti della strada, nonché per prevenire, ricercare e reprimere reati e infrazioni contro persone e beni”.
Quanto alla videosorveglianza in generale, il Municipio conferma quanto anticipato dalla ‘Regione’ lo scorso 4 novembre, e cioè che ne sta valutando il potenziamento in centro città, e meglio nella parte medio/alta del viale Stazione (dove il piccolo spaccio di stupefacenti non passa inosservato), via Codeborgo e piazza Indipendenza con visione su via Lugano, via Dogana e via Bonzanigo. Motivo: “È una zona pregiata e di grosso interesse in generale. Nella stessa sono presenti importanti palazzi istituzionali, molteplici attività economiche di vario tipo e abitazioni. Si tratta in buona parte pure di una zona pedonalizzata. Il comparto è pure utilizzato per lo svolgimento di manifestazioni di vario tipo”. Ciò considerato, il Municipio ritiene “giustificato che la zona del Centro storico sia soggetta a videosorveglianza”. Infine, riguardo al reale contributo dato dagli occhi elettronici alle inchieste penali, l’accesso alle immagini è stato concesso per 11 casi nel 2020, 8 casi nel 2021 e 21 casi nel 2022: in 34 casi la competenza era della Polizia cantonale, negli altri sei era del Comune per violazioni nei centri raccolta rifiuti, con conseguente contravvenzione municipale.