Gli oggetti riportati alla luce nei primi anni 2000 saranno esposti per la prima volta in Valle di Blenio, nel Museo di Lottigna a partire dal 2 aprile
Reperti archeologici che «finalmente tornano a casa». Stiamo parlando di ceramiche, oggetti in vetro o in ferro, elementi relativi all’abbigliamento e così via appartenenti al tardo Medioevo portati alla luce agli inizi degli anni 2000 durante gli scavi effettuati al castello di Serravalle. Reperti che «per la prima volta saranno esposti in Valle di Blenio e più precisamente al Museo storico etnografico di Lottigna a partire dal 2 aprile», precisa a ‘laRegione’ Nicola Castelletti, architetto, museografo e curatore della mostra ‘I due Castelli di Serravalle’ assieme all’archeologa Silvana Bezzola Rigolini, che aveva condotto gli scavi. L’esposizione – che sarà visitabile fino all’autunno del 2024 – è promossa dall’Associazione amici del castello di Serravalle (Aacs), in collaborazione con il Museo e con il sostegno del Comune. «È un sogno che si realizza», afferma da parte sua la presidente dell’Aacs Lea Ferrari, sottolineando con altrettanto entusiasmo che l’esposizione «sarà accompagnata dalla pubblicazione, prevista il 3 giugno, dell’edizione delle guide storico-artistiche della Svizzera dedicata proprio al Castello di Serravalle».
L’allestimento della mostra ha origini lontane: «Gli scavi archeologici erano vincolati alla valorizzazione sia del territorio (restituire il castello alla popolazione), sia architettonica (restauro del maniero), sia dei reperti che ci raccontano come si abitava in questo luogo (ci sono solo scarse e poco dettagliate fonti scritte), spiega Castelletti. L’architetto si è infatti anche occupato del progetto di valorizzazione del maniero, nel frattempo realizzato: «Le rovine del Castello sono state trasformate in un parco, ormai fruibile da diversi anni». Sono ad esempio «stati ricostruiti elementi che permettono di accedere al maniero che in passato fungeva da dimora signorile: le vie d’accesso erano infatti ostruite da macerie e rappresentavano un pericolo. Inoltre il sito era sommerso dal bosco: gli alberi sono stati tagliati, a eccezione dei castagni secolari».
La mostra, suddivisa in cinque stanze, parte proprio da questo «processo contemporaneo: dallo scavo archeologico alla realizzazione di un progetto architettonico e territoriale», rileva Castelletti. Nella seconda stanza sarà invece illustrata «la vita di corte, grazie ad esempio all’esposizione di oggetti che venivano utilizzati a tavola. Si potrà inoltre ammirare il grande affresco di poco meno di 2 m2 di origine civile (non sacra, come in molti altri casi). Si tratta del reperto più importante venuto alla luce, visto che non vi sono equivalenti dello stesso periodo in Ticino. Un affresco che adornava le stanze del castello, a dimostrazione del fatto che si trattasse di una dimora e non, ad esempio, di una caserma». Nella terza stanza sarà rappresentata «la disciplina dell’archeologo con disegni, gruppi di oggetti e una linea del tempo (elemento che serve per ricostruire i fatti)». La penultima stanza è invece «dedicata alla figura del cavaliere: si potranno ammirare accessori per cavalli, armature, armi e così via». La quinta stanza ruoterà invece attorno alla «distruzione architettonica e alla battaglia. Grazie agli scavi è infatti stato scoperto un primo castello che venne poi distrutto verso il 1180. Un secondo fu in seguito costruito nello stesso luogo nei primi decenni del 1200. Ma anche questo venne distrutto nel 1402. Da allora è rimasto in rovina fino a quando è stato realizzato il progetto di valorizzazione». Ed è anche per questo motivo che la mostra si intitola ‘I due Castelli di Serravalle’. A dimostrazione del fatto che vi furono delle battaglie, saranno esposti anche tre grandi massi che furono lanciati con un trabucco (simile a una catapulta). L’esposizione si propone di «stimolare tutti i sensi, usando vari strumenti», aggiunge il curatore. «Vi sarà un accompagnamento audio, saranno proiettate delle immagini e ci sarà una postazione interattiva dedicata ai bambini».
«Chi visiterà la mostra sarà invogliato a recarsi al castello e viceversa», sottolinea da parte sua Lea Ferrari. Anche secondo la presidente dell’Aacs «il reperto più interessante è l’affresco». Affresco che «da quando è stato recuperato, è rimasto appeso nella sala comunale di Semione ed era quindi poco visibile per il pubblico». Inoltre, «lo scorso anno abbiamo dato mandato di farne una copia che è stata collocata nel Castello, nel luogo in cui verosimilmente si trovava in passato quello originale». Ora l’associazione si sta impegnando affinché una parte dei reperti, compreso il grande affresco, possa restare al Museo etnografico della Valle di Blenio anche dopo la mostra. Non da ultimo Ferrari ricorda che lo scorso autunno è stata «riseminata l’erba nella sala delle colonne del Castello», rendendo così il parco più accogliente. Castello che «oggi è frequentatissimo» anche grazie ai numerosi eventi, come spettacoli teatrali o concerti, che ospita.
I curatori della mostra, Silvana Bezzola Rigolini e Nicola Castelletti, presenteranno il concetto dell’esposizione ‘I due castelli di Serravalle’ durante l’assemblea dell’Aacs che avrà luogo giovedì 23 marzo alle 18 nella sala comunale di Semione.