Rissa con diverse persone coinvolte venerdì nel capannone di Piazza del Sole. Il presidente evidenzia però un quadro generale tutto sommato positivo
Volano pugni e ceffoni. Diversi giovani finiscono a terra, alcuni dopo essere scivolati sulle bibite versate nel tentativo di aggredire qualcuno o di mettersi in salvo, altri perché a loro volta spintonati. Uno in particolare, grande e grosso, mena come se fosse salito sul ring. Altri ancora, travestiti da buffi animali, si accapigliano e vengono separati. Qualcuno barcolla e cade, ma per il troppo alcol ingerito. Interviene il personale di sicurezza e ciò nonostante taluni rincarano la dose su chi è già steso al suolo e rimane frastornato dalla nuova scarica ricevuta. Nel frattempo la festa prosegue con la musica a tutto volume. La scena, ripresa con un cellulare, sta facendo il giro del Ticino. Mezzo minuto di parapiglia verificatosi venerdì sera nel capannone principale del Rabadan in Piazza del Sole a Bellinzona.
Una scena cui hanno assistito diverse decine di persone. Una di quelle scene che si ripetono da generazioni di carnevali, perché le teste calde non mancano mai, in passato come oggi, incuranti che di botte si può anche morire. Il presidente del comitato organizzatore ne è cosciente. «Proprio per questo motivo – attacca Giovanni Capoferri rispondendo alla ‘Regione’ – si cerca di sensibilizzare la gente. Purtroppo il messaggio non sempre passa». Vedere filmati del genere, sapere che certe scene si ripetono comunque nonostante la prevenzione, «mi delude e fa arrabbiare. Il senso del divertimento, che ha finora caratterizzato in positivo questa edizione eccezionale per l’ottima affluenza registrata, viene talvolta stravolto da poche persone che perdono il controllo. A ogni modo, devo dire che quest’anno le situazioni problematiche sono state meno che in passato, specialmente se si considera appunto l’elevato numero di persone arrivate. Sono nel comitato del Rabadan da una decina d’anni e mi è capitato di dover gestire serate più problematiche di questa». Il comitato, chiediamo, a fronte di numeri così importanti farà delle riflessioni su eventuali misure da adottare in futuro? «Valuteremo a mente fredda, quando si tratterà di tirare le somme, considerando i punti positivi e quelli negativi. Di sicuro la sicurezza rimane per noi un punto importante».
Una rissa poi lascia degli strascichi. C’è chi necessita di cure d’urgenza, altri passano dalle mani alle querele. E poi ci sono i diffidati: «Una volta accertata la responsabilità diretta di qualcuno – spiega Capoferri – questi viene intercettato dal nostro servizio di sicurezza e immediatamente diffidato, tramite apposito formulario, per la durata di 18 mesi». Conseguenza pratica? «Deve lasciare subito il perimetro della Città del Carnevale e non farvi più ritorno durante l’edizione in corso e anche quella successiva. Se infrange il divieto e viene sorpreso nell’area, sarà denunciato penalmente per violazione di domicilio. In passato non sono mancate delle condanne».
Tema non secondario, sempre nel contesto della sicurezza, è quello dei controlli alle entrate. Quanto successo domenica all’alba sul treno di ritorno nel Sottoceneri, a bordo del quale due giovani reduci dal Rabadan sono stati feriti da un terzo giovane fuori controllo che brandiva un coltello a scatto, fa ritenere che questi possa aver trascorso la serata, armato, all’interno della Città del Carnevale. Possibile? «Non è detto che sia andata così», risponde Capoferri confidando che l’inchiesta di polizia coordinata dalla procuratrice Anna Fumagalli faccia piena luce anche su cos’ha fatto l’aggressore nelle ore precedenti il fermo: «Se è veramente entrato nel nostro perimetro, e questo al momento non lo sappiamo, potrebbe aver benissimo nascosto il coltello all’esterno, riprendendolo poi al momento d’intraprendere il viaggio di ritorno». Ipotesi.
Intanto c’è chi segnala alla redazione che i controlli alle entrate, voluti per impedire l’introduzione di oggetti potenzialmente pericolosi, non sempre vengono eseguiti in modo sistematico. Capoferri conferma, ma puntualizza: «Ci sono momenti, specialmente all’entrata in viale Stazione, in cui nel giro di pochi istanti si accalcano facilmente oltre mille persone che attendono di accedere. Succede specialmente quando i treni speciali giungono a Bellinzona contemporaneamente: 400 passeggeri uno, 800 l’altro. È successo l’altra sera. Una situazione che obbliga il servizio di sicurezza ad agevolare le entrate effettuando controlli a campione e non più sistematici». Controlli che sarebbero superflui, in un mondo ideale.