Grave per il pp Capella la colpa dell’uomo, reo di più reati a sfondo sessuale e della sfera privata. La difesa chiede una sensibile riduzione della pena
È di quattro anni e due mesi la pena detentiva chiesta dal procuratore pubblico Moreno Capella nei confronti dell’uomo sulla settantina sul quale pendono più reati della sfera privata e sessuale commessi ai danni dei figli (ai tempi dei fatti quasi tutti maggiorenni e con i quali l’imputato conviveva dopo il divorzio dalla moglie) e di una nipote. In carcere da più di un anno e mezzo in regime di espiazione anticipata della pena e giunto in aula reo confesso, l’imputato ha ripetutamente filmato i giovani (si parla di un centinaio di occasioni) nella loro intimità approfittando di una microcamera installata in bagno; con il suo telefonino ha ripreso e palpeggiato una delle figlie mentre dormiva; ha ripetutamente coinvolto la nipote di quatto anni in quelli che lui le diceva essere giochi, che in realtà erano a sfondo sessuale. L’uomo è quindi accusato dei reati di violazione della sfera segreta o privata mediante apparecchi di presa d’immagini, atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere, pornografia (l’inchiesta è partita proprio dai sospetti della Polizia federale di fronte all’ingente materiale scaricato sul suo computer) e atti sessuali con fanciulli.
«Un padre scellerato», ha detto questo pomeriggio durante la sua requisitoria il pp Capella, che oltre al carcere chiede alla Corte delle assise criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani di espellere il cittadino italiano dalla Svizzera per un periodo di cinque anni, più l’obbligo di risarcimento per torto morale pari a complessivi 25mila franchi, così come richiesto dai rappresentanti delle vittime, gli avvocati Sandra Xavier e Massimiliano Parli. Per Capella la colpa dell’uomo, affetto da un disturbo voyeuristico che tuttavia non mitiga la sua imputabilità, è certamente grave: «Ha mercificato il corpo dei figli filmandoli nella loro sfera privata e segreta. Ha agito con grande egoismo, per un lungo periodo di tempo, anteponendo il proprio piacere sessuale alla loro tutela». Ancora più gravi gli abusi ai danni della nipote e di una delle figlie, quest’ultima più volte svestita e toccata durante il sonno, anche in queste occasioni riprendendo il tutto con il suo smartphone. «Proprio lui che più di ogni altra persona era tenuto a proteggerla». La vedeva come una donna e non come una figlia, ha riconosciuto l’uomo in aula. Capella ha poi parlato di ammissioni di colpa inevitabili: «La maggior parte a seguito di puntuali contestazioni degli inquirenti già in possesso dei filmati da lui girati». Per il magistrato la collaborazione dell’uomo è quindi da considerare con «estrema prudenza».
Dietro ai fatti incresciosi approdati oggi in aula, ha proseguito il pp, si cela una situazione familiare di estremo disagio, per la quale in passato l’Autorità regionale di protezione non è riuscita a intervenire in maniera risolutiva, lasciando evolvere una situazione disastrosa. Oltre ai reati a sfondo sessuale (la pubblica accusa sospetta che ci sia altro che l’inchiesta non è tuttavia stata in grado di portare alla luce), Capella ha riferito di maltrattamenti non punibili poiché prescritti: figli legati alle sedie per punizione, colpiti con un tubo di ferro, privati dei pasti. «L’immagine di qualcosa che è contrario al dovere di educazione. In quella casa c’era un clima di profonda paura: bastava rispondere in modo non adeguato per ricevere una punizione severa. Un ambiente in cui non si dava nessuna attenzione ai bisogni primari dei figli. Atteggiamenti e comportamenti che hanno influito in modo importante sul loro sviluppo psichico e sociale». Oggi la maggior parte di loro necessita infatti di assistenza terapeutica per vari tipi di disagio e fragilità emotiva. Capella ha pure riferito dei discorsi che il padre faceva circa i rapporti incestuosi e del materiale pornografico lasciato in bella vista per casa.
«Una sofferenza impregnante e disarmante degli accusatori privati, che mai avevo visto prima», ha detto durante la sua requisitoria l’avvocato Xavier. «Un padre aguzzino, con una totale assenza di empatia, che ai suoi figli ha fatto solo del male», ha aggiunto l’avvocato Parli.
Giudicando grave la colpa dell’imputato, l’avvocato difensore d’ufficio Fabiola Malnati ha chiesto alla Corte una sensibile riduzione della pena proposta da Capella, in considerazione di età avanza, nessun precedente, alcun rischio di recidiva, sincero pentimento, volontà di risarcire finanziariamente i figli e di continuare il trattamento ambulatoriale iniziato in carcere.
In lacrime l’uomo ha detto le ultime parole prima della sentenza che sarà pronunciata domani: «Anche una pena all’ergastolo non potrebbe compensare il male che ho fatto. Nulla potrà sanare una cicatrice che rimarrà impressa per sempre. Posso solo chiedere perdono».