Casa anziani Sementina: l’Mps chiede al governo come mai non verifica l’agire dei due membri del Cdf di casa Aranda, dipendenti cantonali
Visto che il Consiglio di Stato ha aperto un’inchiesta amministrativa nei confronti di due docenti e attivisti di ErreDiPi (Rete in difesa delle pensioni) accusati d’aver violato il Codice di comportamento dei dipendenti poiché avrebbero utilizzato l’indirizzario di posta elettronica dell’amministrazione cantonale per informare i loro colleghi sulle attività e la campagna contro il taglio del 20% delle pensioni, perché il CdS non ha parimenti avviato una verifica su due dipendenti del Cantone che nell’ambito della loro funzione in seno al Consiglio di fondazione della casa anziani Aranda di Giubiasco avrebbero favorito l’ex capocure della casa anziani di Sementina al momento del prepensionamento, danneggiando così l’Istituto di previdenza del Canton Ticino (Ipct)? Lo chiede il Movimento per il socialismo con un’interpellanza al governo. Il caso, un po’ intricato, è noto ed è stato oggetto già di altre interpellanze rivolte al Municipio di Bellinzona, essendo la Città proprietaria della casa anziani di Sementina e rappresentata nel Cdf dell’Aranda.
A differenza di tutti gli altri dipendenti delle case anziani di Bellinzona passati nel gennaio 2019, per decisione municipale, dall’Ipct alla Cpe Fondazione di Previdenza Energia di Zurigo, l’ex capocure di Sementina non ha visto decurtare la propria pre-pensione. Motivo: Città e Aranda avevano convenuto di farla figurare alle dipendenze della casa anziani giubiaschese (rimasta affiliata all’Ipct) anziché a quella di Sementina (passata alla Cpe) fino al prepensionamento avvenuto nell’autunno 2020, e questo nonostante lavorasse in realtà a Sementina. Uno scandalo, secondo l’Mps. Un agire che il sindaco Mario Branda aveva così giustificato nell’ottobre 2021 rispondendo a un’interpellanza: «L’Ipct nel 2013, al momento del passaggio dal sistema del primato delle prestazioni al sistema del primato dei contributi, aveva garantito agli assicurati nati nel 1962 o prima le prestazioni previste in precedenza. Dei 237 collaboratori della nuova Città in precedente regime Ipct, dieci nati nel 1961 o 1962 avrebbero perso le garanzie 2013 nel caso di un pensionamento anticipato a 58 o 59 anni col nuovo regime entrato in vigore nel gennaio 2019, mentre le prestazioni a 65 anni risultavano uguali. Di questi dieci, due, affiliati da oltre trent’anni all’Ipct, avevano manifestato l’intenzione di andare in pensione anticipata trovandosi però nella situazione di compiere i 58 anni nell’anno successivo all’entrata in vigore del nuovo regime. Considerando gli stessi come casi di rigore, d’intesa con le parti, è stata individuata una soluzione contrattuale che consentisse di evitare, per una questione di alcuni mesi, a due collaboratori, affiliati di lunga durata, la perdita di garanzie legali precedentemente accordate».
Il consigliere comunale Mps Matteo Pronzini, udendo le parole di Branda, aveva replicato che «non c’era nessuna base legale per fare questo» e che «avete commesso qualcosa che moralmente non è corretto nei confronti di decine di dipendenti che hanno perso migliaia e migliaia di franchi a seguito dell’imbroglio che gli avete raccontato» sottacendo l’esistenza di alcuni casi di rigore. Da qui la convinzione dell’Mps che la soluzione ‘ad personam’ studiata per l’ex capocure sia illegale. E, ora, la richiesta al CdS affinché apra un’inchiesta amministrativa verso i due dipendenti cantonali che l’hanno favorita. Sempre al governo viene chiesto d’incaricare i propri rappresentanti del Cda dell’Ipct affinché sollecitino spiegazioni al suo direttore sul proprio mancato intervento quando è stato messo al corrente di questo caso.