Stando al Movimento per il socialismo non si è sufficientemente discusso sull’interesse pubblico e sulla proporzionalità di questo strumento
Facendo notare che a Bellinzona, in particolare nel centro cittadini, negli ultimi anni "si è assistito a un aumento considerevole delle videocamere", il Movimento per il socialismo (Mps), con un’interrogazione, ritiene necessario lanciare un dibattito "in merito all’interesse pubblico e alla proporzionalità dello strumento". E lo fa con oltre quaranta domande poste al Municipio con un’interrogazione. In particolare – secondo i consiglieri comunali Matteo Pronzini, Angelica Lepori e Giuseppe Sergi – "sembrano emergere contraddizioni e una confusione in merito allo strumento stesso della videosorveglianza (accesso, tecnologia ecc.), una poco zelante applicazione della procedura per l’adozione di nuove videocamere, dubbie scelte di opportunità sulla composizione della Commissione protezione dei dati, la mancanza di uno studio sull’interesse pubblico della videosorveglianza".
Innanzitutto l’Mps fa notare che il nuovo regolamento sulla videosorveglianza approvato dal Consiglio comunale nel 2018 non sembrerebbe ancora essere entrato in vigore "a causa del ricorso interposto dallo stesso esecutivo contro le modifiche apportate d’ufficio dalla Sezione enti locali" del Cantone. Nel frattempo vengono quindi ancora applicati, su tutto il territorio comunale, il regolamento del 2008 e l’ordinanza del 2009 dell’ex Comune di Bellinzona. I consiglieri comunali chiedono quindi se l’esecutivo ritiene opportuno continuare a estendere la videosorveglianza, basandosi su "un’ordinanza risalente al 2009 e molto probabilmente non più attuale". Domandano inoltre a che punto è il ricorso e cosa ha spinto l’esecutivo a presentarlo.
L’Mps chiede poi lumi sul numero e sull’ubicazione delle videocamere installate a Bellinzona. Sottolineando che in futuro ne saranno posate altre – ad esempio nella zona della stazione, come da noi riferito recentemente –, domanda, fra l’altro, se non sia il caso di "allestire uno studio sulla ponderazione tra diritti lesi e interessi perseguiti con la videosorveglianza sul territorio comunale, optando magari per un’accensione delle videocamere limitata nel tempo, per esempio solo durante la notte o in situazioni di forte affluenza". Per quanto riguarda invece gli apparecchi installati all’incrocio tra via Giuseppe Lepori e via Mirasole, Pronzini, Lepori e Sergi fanno notare che essi sembrano riprendere anche "spazi privati" come giardini e balconi. Chiedono quindi al Municipio se ha adottato accorgimenti tecnici "per non violare i diritti dei cittadini coinvolti".
Altre domande riguardano la Commissione comunale della protezione dei dati, che dovrebbe essere consultata prima della posa di nuove videocamere. I consiglieri chiedono innanzitutto se questa commissione è stata effettivamente istituita e in seguito da chi è composta, quante volte si è riunita e se viene regolarmente consultata. Altro tema: la videosorveglianza in tempo reale. In particolare chiedono se le autorità possono utilizzare immagini riprese dal vivo. Un’altra questione riguarda invece l’accesso ai dati registrati: sembrerebbe infatti che anche collaboratori dell’Amb – incaricata della gestione tecnica dei server – possano aver accesso alle immagini su richiesta/approvazione della polizia comunale. L’Mps domanda quindi se è effettivamente così e "a quali condizioni i funzionari Amb possono chiedere la visione in tempo reale". In seguito chiede pure per quante indagini la polizia ha chiesto l’accesso alle immagini e se questo ha anche permesso di risolverle. Infine viene anche domandato se "il Municipio sta facendo valutazioni circa l’implementazione del riconoscimento facciale".