Bellinzonese

Giù le imposte a Bellinzona? Tema fuori tempo massimo

Approvato a maggioranza il Preventivo 2023: moltiplicatore confermato al 93% e carovita del 2,7% riconosciuto ai dipendenti comunali

(Ti-Press)
19 dicembre 2022
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E vissero felici e scontenti. Duramente criticato in più punti da tutti i fronti politici, il Preventivo 2023 della Città di Bellinzona ha superato, anche questa volta indenne, lo scoglio del Consiglio comunale che al termine di un dibattito fiume lo ha approvato con 36 sì, 6 no e 6 astenuti. A vuoto tre emendamenti. In materia di carovita, respinto quello del gruppo Verdi/Mps/Fa per concedere un carovita del 5% ai dipendenti comunali (+1,8 milioni a bilancio); e respinto quello di Lega/Udc per concedere il 2,5% come fatto nel settore aiuto domiciliare (-120’000 franchi). Con rispettivamente 12 voti contro 15 e 37, alla fine per il carovita il plenum ha preferito la via municipale che si rifà all’indice nazionale dei prezzi al consumo per novembre 2022 (+2,7%). C’era poi l’emendamento Lega/Udc per abbassare il moltiplicatore d’imposta dal 93% al 91 facendo leva sul fatto che l’esercizio municipale è sfociato in un disavanzo di 5,4 milioni che avrebbe potuto essere parecchio inferiore, stando alla Destra, se solo fosse stata effettuata una vera revisione della spesa e conseguente suo contenimento. Emendamento tuttavia non posto ai voti essendo giunta la proposta Lega/Udc fuori tempo massimo, visto che il regolamento impone l’inoltro almeno sette giorni prima della seduta del plenum per consentire alla Commissione della gestione del Cc di discuterla.

Nessun machete

Spesa comunale: quanto alla strategia abbozzata due anni fa avviando la spending review, l’Esecutivo ha preferito per ora operare una stretta vigilanza delle uscite anziché andare di machete. Anche perché il consuntivo 2022, pure partito da un preventivo in rosso di 3,45 milioni, è destinato prossimamente a raggiungere il pareggio non da ultimo grazie all’incasso delle sopravvenienze d’imposta. Introiti fiscali il cui livello in futuro è destinato a crescere – visto il costante aumento di persone fisiche e giuridiche – seppure, come detto, controbilanciati da una spesa in costante evoluzione per vari fattori interni (vedi personale ma non solo) ed esterni (contributi dal Cantone, ecc.).

Il dibattito

Ha attaccato Tiziano Zanetti, capogruppo Plr, che ha proposto alcune linee di manovra: «Mappare le richieste della popolazione per ridefinire le priorità e le risposte dell’amministrazione in base alle esigenze. Proseguire con gli investimenti. Non aumentare il prelievo fiscale, perché li annienterebbe. Semmai abbassarlo, ma non nell’immediato, riservando una maggiore attenzione alla spesa. Quindi monitorare attentamente lo sviluppo dell’economia e del contesto sociale. Cercare un equilibrio della spesa, senza andare a caccia di tagli. Tener conto degli impegni presi con l’aggregazione. Far diventare Bellinzona sempre più attrattiva, anche per i portatori di risorse fiscali». Fra le richieste anche quella di verificare col Cantone se c’è spazio di manovra per ridurre la spesa del Trasporto pubblico, prevedere il riuso di edifici inutilizzati a favore delle scuole comunali, far crescere il dinamismo del Dicastero opere pubbliche.

Giuseppe Sergi (Verdi/Mps/Fa, il solo gruppo ad aver chiesto la bocciatura del preventivo, a parte la concessione del carovita e il passaggio dalla cassa pensione individuale a quella comune) ha subito sottolineato che anche la maggioranza dei partiti ritiene le cifre del P23 inverosimili: «Un’inattendibilità strutturale che rende difficile qualsiasi discussione politica. Peraltro i partiti di maggioranza sono gli stessi che decidono le regole del gioco e poi, una volta applicate, se ne lamentano. Un teatrino». Rimarcata quindi la crescente tensione fra i bisogni fondamentali della popolazione e le ristrettezze delle finanze pubbliche: «Una crisi sistemica che andrà sempre peggio se consideriamo temi sensibili come i problemi ambientali e l’invecchiamento della popolazione». Ha rincarato la dose Matteo Pronzini, evidenziando che il passaggio alla cassa pensione comune «da noi subito sollecitato nel 2017, arriva oggi cinque anni in ritardo generando una spesa aggiuntiva al Comune di 5,5 milioni. E perdite importanti per gli assicurati».

Sacha Gobbi (capogruppo Lega/Udc): «La nostra adesione al P23 è un ultimo atto di fiducia, essendo non condivisibile questa gestione della cosa pubblica. Si deve cercare il pareggio, sebbene gran parte della spesa sia vincolata, ossia 180 milioni su 230. Ci vogliono un approccio differente e più rigore. E manca una pianificazione sul medio e lungo termine. S’investa semmai nell’Ufficio promozione economica, con approccio proattivo e non solo accodarsi ad altre iniziative». Tuto Rossi (Udc) ha parlato di cattiva gestione della Città: «È la sola spiegazione per motivare il fatto che siamo la città col moltiplicatore più alto del Ticino, anche dei Comuni della regione non aggregatisi».

Martina Malacrida Nembrini (Unità di sinistra): «L’obiettivo del risparmio non costituisce un obiettivo fine a se stesso, semmai bisogna puntare all’equilibrio dei conti. E investire anche in servizi e prestazioni migliori al servizio della cittadinanza. In questo senso manca ancora una politica familiare e giovanile, come servizi generalizzati extrascolastici. Pure da migliorare la mobilità dolce e la disponibilità di aree verdi e per lo svago in linea con le esigenze ambientali e climatiche». Massimiliano Ay (Pc) ha ricordato che un anno fa «avevamo votato per la prima volta il preventivo riconoscendo il modo serio col quale era stato impostato. Quest’anno nessuno dei tre rapporti della Gestione ci convince, né quello di maggioranza né quelli di minoranza Lega/Udc e Verdi/Mps/Fa. Quello di maggioranza ad esempio è incoerente: chiede di investire e di tirare la cinghia. Quanto al Municipio, può fare di più con investimenti anticiclici. Ma manca di propositività e coraggio. Perciò i due rappresentanti comunisti bocceranno questa volta il preventivo».

Gabriele Pedroni (Centro): «L’equilibrio delle finanze è oggi garantito specialmente dalle sopravvenienze fiscali. Così facendo il rischio, in mancanza di un vero controllo della spesa, è di dover in futuro intervenire in modo drastico sui servizi qualora le sopravvenienze si riducessero. Per contro un controllo, se autentico e implementato correttamente, permetterebbe anche di ridurre in modo scaglionato il moltiplicatore dell’1% annuo per cinque anni».

Il sindaco

Il sindaco ha insistito nel dire che il preventivo «è anche un documento politico e programmatico, non solo contabile». Quanto alla differenza che passa fra equilibrio finanziario e pareggio del bilancio, ha detto Mario Branda, «non possiamo affrontare oggi un abbassamento del moltiplicatore d’imposta, anche perché dal 2024 e ’25 subiremo importanti riduzioni di introiti fiscali (persone giuridiche) e cantonali (contributi) già decise e irrevocabili. Parliamo di alcuni milioni annui, risorse che mancheranno». Sull’aspetto puramente fiscale, «è però vero he registriamo un gettito in aumento, insieme alla crescita demografica, che dovrà tuttavia essere attentamente considerato nell’ambito delle future riflessioni in merito». Quindi la richiesta di un maggior rigore e, parimenti, di più risorse per questo o quel servizio: «Non abbiamo voluto tagliare la spesa perché attualmente riteniamo che non vi siano le condizioni per farlo. Peraltro, nemmeno riceviamo dai gruppi suggerimenti su come eventualmente risparmiare». E riguardo all’atteggiamento del Consiglio comunale, «difficile nell’odierno dibattito distillare posizioni convergenti in una direzione chiara. È la prima volta che accade». Quanto invece al Municipio, «è praticamente impossibile allentare il carattere vincolante della spesa». Sulla questione pensionistica, Branda ha poi ribadito che «sin dall’inizio ci eravamo dati quattro/cinque anni per garantire il passaggio alla cassa comune, a un costo che oggi è sensibilmente inferiore a quello iniziale».