Bellinzonese

Si scrive in Tribunale la parola fine al ‘caso targhe’

A processo il 28 novembre per il reato di corruzione passiva e attiva l’ex funzionario e l’amico assicuratore: 15 cessioni abusive per 38’500 franchi

(Ti-Press)
23 novembre 2022
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Approda al Tribunale penale cantonale il caso della cessione abusiva di targhe, con i due imputati accusati di ripetuta corruzione attiva, l’acquirente, e di ripetuto corruzione passiva, abuso d’autorità e acquisizione illecita di dati il funzionario della Sezione circolazione licenziato in tronco dal Cantone quando il caso è scoppiato nell’estate 2021. I due processi sono agendati per lunedì 28 novembre con rito abbreviato. Questo significa che le parti, accusa e difesa, col benestare del presidente della Corte, giudice Mauro Ermani, si sono accordate sulle pene da irrogare e che perciò non verranno impugnate con dei ricorsi. Si tratta di pene detentive abbastanza ampie (comunque al di sotto del tetto massimo previsto di due anni) e in entrambi i casi poste al beneficio della sospensione condizionale, trattandosi peraltro di persone incensurate.

14 mesi con la condizionale a Orlandi

Per l’ex funzionario Simone Orlandi, in particolare, si prospettano 14 mesi. Reoconfesso, già presidente al momento dei fatti della sezione Udc di Bellinzona e consigliere comunale (cariche politiche cui ha subito rinunciato), gli viene addebitato dal procuratore generale Andrea Pagani un indebito vantaggio di 38’500 franchi. Un agire il suo motivato dal fatto di vivere un momento difficile. L’inchiesta ha ricostruito varie irregolarità commesse nella pratiche di cessione targhe tra fine dicembre 2020 e fine maggio 2021. Sfruttando gli account di due ignari colleghi per accedere al sistema informatico e rispondere alle richieste fattegli dall’amico assicuratore 49enne desideroso di ottenere numeri particolari, il 35enne gliene ha intestate 15. Targhe riservate a cessione fra privati o ad asta pubblica poiché non ancora scaduto il termine di dodici mesi di deposito a beneficio del detentore originario (o degli eredi), oppure perché erano già a libera disposizione dello Stato.

Acquirenti ignari del patto corruttivo

Stando a nostre informazioni, l’assicuratore è riuscito a cederne una parte – dopo averle ricevute da Orlandi a pacchi di due o tre per volta – per cifre considerevoli ad alcuni suoi conoscenti desiderosi di numeri particolari. Denaro che poi assicuratore e funzionario si spartivano man mano che avvenivano le cessioni. Soldi che Orlandi ha intascato ‘brevi manu’ dall’assicuratore, il quale ha tenuto per sé poche migliaia di franchi. Risulta comunque che gli acquirenti non sapessero che a monte vi fosse un patto corruttivo fra i due.