Oltre 300 persone hanno partecipato al corteo funebre in ricordo dell’operaio deceduto sul cantiere di via Ghiringhelli a Bellinzona
«Una persona che aveva un volto, una vita, una famiglia e tanti amici. Non un semplice numero che va ad aggiungersi alla statistica degli incidenti sul lavoro». È quanto ci ha detto una delle oltre 300 persone che oggi hanno partecipato al corteo funebre in ricordo di Mile Bojic, l’operaio 44enne e padre di famiglia deceduto mercoledì scorso nel cantiere edile di via Ghiringhelli a Bellinzona. La processione è partita in mattinata dalla chiesa di San Giovanni (ritrovo della comunità cristiano ortodossa), per poi fare tappa – scortati dalla polizia, che ha autorizzato la marcia – sul luogo della tragedia: parenti, amici, conoscenti e tutte le persone presenti hanno fissato per alcuni minuti in silenzio, con sguardi ancora increduli e commossi, l’edificio in costruzione, dove è avvenuta la tragedia. Momento di silenzio e ricordo a cui è seguita una breve cerimonia celebrata da un sacerdote cristiano ortodosso. Il folto gruppo di persone ha poi proseguito la marcia fino al cimitero, dove ha potuto dare un ultimo saluto a Mile.
Ricordiamo che l’operaio serbo-bosniaco è morto sul colpo, dopo essere stato travolto da un blocco di scale in cemento armato improvvisamente ceduto, mentre stava scasserando una parete in uno dei quattro edifici in costruzione. Come da noi riferito, i familiari intendono rivolgersi al Ministero pubblico con una denuncia circostanziata per chiedere giustizia: ritengono infatti che le pessime condizioni di lavoro sarebbero all’origine della tragedia. Intanto la Procura ha immediatamente aperto un’inchiesta penale (coordinata dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier) per stabilire cause e concause che hanno portato al cedimento strutturale. Le ipotesi di reato, per ora contro ignoti, sono di omicidio colposo e violazione delle regole dell’arte edilizia.