Accompagnata dalla gemella Giada, la 26enne è riuscita a completare il cammino raccogliendo un’importante somma per la loro raccolta fondi
"Oggi il diario più importante, quello più atteso. Partite con il buio ed emozionate per la giornata, le ragazze si sono gustate ogni singolo chilometro. I bar lungo il percorso erano pieni: tutti i pellegrini, benché felici di arrivare, vogliono godersi quell’ultimo caffè, quell’ultima chiacchierata, quell’ultima sosta prima di porre fine a questa esperienza. La fatica non si sente. I dolori sembrano scomparire. Le salite si trasformano in pianure. In un attimo vedono davanti a loro quelle arcate tanto attese, quell’arrivo tanto sognato. Scoppiano in lacrime, inevitabile, l’emozione di avercela fatta, di aver compiuto un’impresa così grande. È tutto vero, tutto reale. Eccola lì quella cattedrale tanto importante, tanto immaginata, che di persona sembra ancora più bella. Oggi siamo fieri di dire che Alyssa non è una diagnosi, Alyssa è una persona che vive la sua vita insieme a una scomoda compagna che la segue ovunque. Alyssa non ha abbandonato il suo sogno. Ha solo adattato il suo percorso e, alla fine, raggiunto il suo intento". È con queste parole che il cammino di Santiago di Compostela di Alyssa Baldassari e della gemella Giada, iniziato il 22 agosto da Roncisvalle, si è concluso nei giorni scorsi dopo circa 750 chilometri e poco più di cinquanta giorni passati in terra iberica. L’intenzione era di raccogliere fondi a favore della sclerosi multipla, di cui Alyssa soffre ormai da qualche anno, e infondere speranza ad altre persone nella medesima situazione. «È stata un’esperienza bellissima – spiega ancora emozionata a ‘laRegione’ la bellinzonese, di professione infermiera –. Non è facile da raccontare a parole: è stata intensa sia fisicamente che mentalmente, ma una soddisfazione molto grande. All’inizio pensavo di incontrare più difficoltà a causa della malattia, invece è funzionato tutto». La 26enne è stata male (quando una sensazione di spossatezza si è manifestata con tanto di febbre) ‘solo’ un giorno rimanendo a letto per cercare di recuperare le forze prima di riprendere il cammino e raggiungere la destinazione finale, il capoluogo della Galizia. Alyssa ha infatti imparato ad ascoltare attentamente il proprio corpo e prendersi una pausa nei momenti di stanchezza.
Fra campi di girasole, montagne e pianure, la solidarietà fra pellegrini è stata quasi sempre all’ordine del giorno: qualcuno condivideva una barretta energetica, altri si offrivano invece di farsi carico del peso del loro zaino quando ad esempio bisognava attraversare un fiumiciattolo piuttosto scivoloso. Di fondamentale importanza è risultato pure il supporto quotidiano ricevuto sui social media dal Ticino. Alyssa ci racconta inoltre molto soddisfatta della buona riuscita della raccolta fondi lanciata dalla sua associazione ‘Un cammino per la ricerca’. Sostegno che durante il viaggio ha dato alle ragazze una motivazione in più a non arrendersi. Nei pochi momenti in cui era possibile riprendere fiato, alla 26enne bellinzonese veniva spesso chiesto di «spiegare la malattia, la mia forma recidivante remittente, di frequente confusa con la sclerosi laterale amiotrofica (o Sla). Nel mio piccolo ho quindi fatto un po’ di informazione». Il cammino è durato solo due mesi, ma «ritornare alla realtà – puntualizza Alyssa – ora è difficile. È una vita parallela: in mezzo al deserto ci siamo imbattute in una coppia rimasta a secco di cibo a cui abbiamo offerto le nostre scorte. Può sembrare una sciocchezza, lì, in quel momento era però la cosa più importante in nostro possesso. Il bene fatto è comunque sempre ritornato». Il cammino fino a Santiago di Compostela è stata anche l’occasione per rimanere da sola, in silenzio, con i propri pensieri. Un po’ come successo nella frazione da Astorga a Foncebadón (considerata dalla 26enne la più bella). «Ascoltando la musica, d’un tratto è partito un audio con la voce di mia nonna e subito, anche se in mezzo al nulla, mi sono sentita a casa».
Nei momenti di difficoltà Alyssa ha comunque sempre potuto contare sulla presenza della sua fidata compagna, Giada, e della famiglia. «A León siamo rimaste ferme un paio di giorni permettendo ai nostri genitori di venirci a trovare: mancavano ancora 300 chilometri quindi ci hanno dato la carica finale». Non sono neppure mancati imprevisti a tratti anche comici. L’elemento più difficile sono comunque stati gli sbalzi termici presenti lungo tutto il cammino. Alyssa e Giada si sono barcamenate fra il freddo pungente di mattina e sera (incontrando anche la neve a circa 1’500 metri di altitudine) e le asfissianti temperature del pomeriggio. «Le mesetas castigliane, infiniti altipiani privi di alberi e insediamenti abitativi, sono invece state faticose da percorrere soprattutto a livello mentale. Non abbiamo però mai pensato di smettere: il motivo per cui stavamo camminando era decisamente più forte», conclude Alyssa. Ma non è finita qui: le due ragazze l’estate prossima hanno intenzione di compiere un altro pezzetto, quello in terra portoghese, circa 120 km lungo il litorale. Tutte le informazioni sul sito www.uncamminoperlaricerca.ch.