Sportelli fisici usati solo dal 5% dei viaggiatori: il governo non entra nel merito della decisione adottata dalle Ffs
Con una media giornaliera scesa a soli otto passeggeri, i quali peraltro acquistano prevalentemente i biglietti ai distributori automatici, mal si comprende come le Ffs potrebbero riaprire la biglietteria dotata di sportello fisico alla stazione di Biasca. Per questo e altri motivi il Consiglio di Stato si esprime negativamente sulla mozione del Movimento per il socialismo che invoca un intervento statale sulle Ffs affinché rivedano la decisione di chiudere lo sportello intervenuta dopo i lavori di ammodernamento conclusi nel 2019. Nel determinare l’offerta di punti vendita – premette il CdS – le Ffs valutano la situazione di volta in volta in base al contesto e alle condizioni locali. La trasformazione delle stazioni da servite a self-service, viene ricordato, è dovuta principalmente a un cambiamento di abitudini della clientela e alla conseguente riduzione della domanda di sportelli sul posto, oggi usati solo dal 5% dell’utenza.
Quanto poi alla richiesta dell’Mps affinché le Ffs riaprano la biglietteria facendo capo a delle sinergie con strutture e servizi presenti nella stazione, le Ferrovie segnalano che con lo spostamento delle vendite verso i canali self-service la quota nei punti vendita di terzi esistenti è scesa sotto lo 0,4%. Considerato anche che nella regione è a disposizione il punto vendita del trasporto pubblico all’ufficio postale di Biasca in collaborazione con l’impresa AutoPostale Sa, il CdS prende atto della decisione di Ffs di convertire il centro viaggiatori di Biasca in una postazione con distributori automatici e non ritiene di dover trattare questa scelta aziendale. Semmai, l’impegno governativo "è rivolto primariamente all’evoluzione dell’offerta di trasporto e all’interconnessione tra le diverse forme di mobilità". La parola passa ora al Gran Consiglio.