Il 2 luglio è stata inaugurata la nuova struttura della sezione Utoe di Bellinzona. Clericetti: ‘Una tendenza da sfruttare nella nostra regione’
Da una piccola caserma militare ormai in condizioni precarie a una struttura moderna e più ospitale. È stata inaugurata sabato la nuova Capanna Gesero alla Biscia, ubicata a quasi 2’000 metri di altitudine (a poco meno di un’ora a piedi dal precedente edificio) sul crinale che separa la valle di Arbedo dalla valle Morobbia. Un rifugio alpino intriso di storia, molto spesso frequentato da mercanti e contrabbandieri prima di inerpicarsi sulla linea insubrica con in spalla prodotti di ogni genere da smerciare poi oltre frontiera. «Nel 2013 l’assemblea si è pronunciata a favore della realizzazione della nuova capanna: racimolati i fondi necessari (circa un milione di franchi coperti in parte anche dalla Città di Bellinzona e dal Comune di Arbedo-Castione) e ricevuto il benestare del Cantone, nel 2018 è quindi iniziato il cantiere – evidenzia il presidente della Sezione di Bellinzona dell’Utoe Giorgio Riberi –. Ultimati i muri esterni è tuttavia scoppiata la pandemia, perciò è stata richiesta una regolamentazione del personale incaricato dei lavori in modo da rispettare le normative emanate dalla Confederazione; pavimentazione, toilette e camere dotate di 32 posti letto sono quindi state concluse l’anno scorso». Le nuove disposizioni in merito alle acque luride hanno implicato la posa di alcuni depuratori e l’edificazione di un moderno acquedotto.
La storia della Capanna del Gesero è ultracentenaria: ereditata una prima casermetta militare in zona Biscia, caduta in disuso dopo la Seconda guerra mondiale, la società ha poi acquistato un nuovo edificio, l’ex infermeria, così da ricavarne un rifugio alpino. L’edificio, di cui probabilmente rimarrà solo un’area destinata a magazzino, come da accordi per il rilascio della licenza edilizia, «iniziava però a presentare segni di usura. Perciò si è deciso di realizzare una capanna più confortevole dotata di acqua calda, docce, cucina e... colonnine di ricarica», puntualizza Riberi. L’intenzione è infatti di allestire una pista ciclabile transfrontaliera in collaborazione con le autorità italiane preposte, presenti alla cerimonia. A detta del presidente sezionale, ultimamente molti appassionati della natura hanno riscoperto la mountain bike. «È quindi interessante sviluppare un itinerario che dal San Jorio oltrepassi il confine. L’idea è poi di riproporre, come in occasione del centenario, la ‘Centoraggi’ – una delle cronoscalate più difficili della Svizzera (con pendenze che sfiorano il 13%) da Arbedo sino alla Biscia». Una forma di conoscenza del territorio in aggiunta al Morobbia Trail e alla futura via Alta Crio, una camminata di circa 110 chilometri dalla Capanna Brogoldone a quella Bovarina. Per informazioni o pernottamenti contattare il custode Nicola Riva (079 337 40 56 o 091 835 06 44).
La regione del Bellinzonese e Alto Ticino offre più di 1’600 chilometri di sentieri escursionistici, circa il 40% di quelli presenti su territorio cantonale, e numerose strutture ricettive. Già prima della pandemia si riscontrava una crescente affluenza nelle capanne, ora però la tendenza sembra essere ulteriormente accentuata. «La ricerca del benessere e di un maggiore contatto con la natura hanno fatto impennare le richieste di pernottamenti nei rifugi alpini, attrattori turistici molti importanti per l’escursionismo di media e alta montagna – spiega il direttore dell’Otr Juri Clericetti –. Perciò la nostra strategia ha focalizzato l’attenzione sulla promozione delle capanne: un rinnovamento come quello della Biscia, migliora l’offerta di alloggio e ristorazione». L’intenzione è di rivalorizzare la sponda sinistra di Bellinzona sulla falsariga del comprensorio di Curzútt così da offrire forme di accoglienza alternative. «Il nostro ente cercherà di digitalizzare le strutture (finora poco meno di una ventina, fra le quali pure la Capanna alla Biscia, hanno aderito) entro metà estate in modo da sviluppare dei pacchetti turistici più sostenibili in collaborazione con la Schweizerische Südostbahn. Il visitatore raggiungerà infatti le nostre latitudini in tutta facilità tramite la mobilità lenta».
La ricorrente mancanza di strutture alberghiere nel Bellinzonese e Alto Ticino trova dunque una valida alternativa nelle capanne. Cristallina, Leìt, Scaletta e Dötra solo per citarne alcune. «Sì, effettivamente sono un importante elemento di accoglienza della nostra regione – continua Clericetti –. Le società incaricate del mantenimento di queste strutture cercano di soddisfare le richieste di modernità e comfort dei fruitori, senza però dimenticare il rispetto dell’ambiente circostante. È fondamentale giocare bene le nostre carte valorizzando l’offerta già esistente e sviluppando dei progetti come quello delle vie Alte così da evitare di ritornare a una concezione di turismo prettamente tradizionale». Delle escursioni da ultimare in più giorni, capaci di rendere capanne e rifugi elementi portanti dell’offerta turistica. «La popolazione ha riscoperto le attività all’aria aperta, quindi è necessario sfruttare a nostro favore queste tendenze come le mountain bike (o le e-bike) in modo da promuovere le eccellenze del nostro territorio. L’ospite oggigiorno cerca di vivere delle nuove esperienze anche in periferia, verosimilmente più fresca rispetto alla città».