Il Comune in estate è preso d‘assalto dai canyonisti, talvolta poco rispettosi dell’ordine pubblico. Tarussio: ‘Individuate delle zone di sosta’
Le prime ondate di calore sono ormai realtà, e la brama di tuffarsi nelle acque cristalline dei nostri pozzi in cerca di un po’ di ristoro è sempre più lampante. L’estate è però anche il periodo clou del canyoning: molti appassionati iniziano a utilizzare lo spazio pubblico, soprattutto le piazze, a mo’ di spogliatoio e stenditoio nonché ad affollare i parcheggi in modo selvaggio. Un problema ben conosciuto dal Comune di Riviera, non ‘risparmiato’ da questo fenomeno globale in continua espansione. Cresciano, Lodrino, Osogna e Iragna: pochi chilometri racchiudono una densità enorme di riali, capaci di attirare un numero elevato di torrentisti non sempre rispettosi dell’ordine pubblico. Il Municipio rivierasco si è quindi già attivato per cercare di risolvere «delle situazioni puntuali: durante l’inverno si è messo in piedi, in collaborazione con l’Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Alto Ticino, un concetto di mobilità rivolto principalmente alle comunità di canyonisti, ma pure a quelle di boulderisti per quanto riguarda le soste selvagge – puntualizza a ‘laRegione’ il caposettore e vicesegretario Christian Tarussio –. Nel comune sono quindi state individuate delle zone (a Osogna a nord del cimitero mentre a Cresciano nel piazzale della nuova scuola elementare) in cui una specifica segnaletica invita i turisti a posteggiare i propri mezzi lì invece che nei nuclei cittadini». L’esecutivo ha poi concluso una convenzione per l’utilizzo del sedime della stazione ferroviaria Osogna-Cresciano, di proprietà delle Ffs.
Un progetto pilota (indirizzato a tutto il territorio della Riviera) implementato in inverno, ma ancora da affinare nei prossimi anni: «I parcheggi non sono assolutamente riservati a questa categoria, anzi la popolazione può continuare a utilizzarli a piacimento – precisa il vicesegretario –. Le zone sono concepite solo per la sosta di autoveicoli quindi non è permesso campeggiare». Il Municipio locale e gli altri enti interessati cercheranno ora di capire in quale modo affrontare la questione (sempre in fase di analisi la possibilità di realizzare una struttura interamente dedicata a queste attività) così da generare una ricaduta economica sulla regione, senza rinunciare «a un minimo di decoro. L’intenzione è di conciliare turismo e cittadinanza, minimizzando l’impronta dei canyonisti».
Da un lato questi posteggi permettono di garantire un «certo quieto vivere e dall’altro di sviluppare maggiormente il prodotto delle attività outodoor – puntualizza il direttore dell’Organizzazione turistica regionale Bellinzonese e Alto Ticino Juri Clericetti –. La nostra intenzione rimane quella di realizzare una struttura, un campus, in grado di soddisfare le richieste di boulderisti e canyonisti: sarà possibile alloggiare e dormire, ma anche reperire il materiale necessario alla pratica di queste discipline e le informazioni di sicurezza». Non mancheranno poi servizi igenici come docce e toilette. Prima di elaborare un progetto fatto e finito, Clericetti evidenzia però la necessità di attuare un’analisi piuttosto approfondita.
In fase avanzata, invece, l’individuazione di alcune zone dedicate ai camper: «Da anni ormai le strade del canton Ticino sono affollate da questi veicoli». Dal Gottardo sino a Bellinzona, dal Lucomagno fino a Biasca... «si fermano in modo disordinato, a dipendenza di dove trovano un’area di servizio (spesso non regolamentata). Non creano indotto economico e, talvolta, abbandonano in giro rifiuti». L’obiettivo dell’Otr era di fare ordine e regolamentare il tutto, individuando le prime aree di sosta a Biasca, Cresciano, Faido, Quinto e Serravalle. «Una forma di accoglienza da sviluppare, come detto, in parallelo a una struttura completamente dedicata a canyonisti e boulderisti», chiude Clericetti.
Un altro motivo di preoccupazione, forse addirittura il principale, è relativo alla sicurezza e alla sensibilizzazione sui pericoli che il canyoning presenta. Fortunatamente la scorsa estate non è stato registrato alcun decesso, ma a detta del presidente della Commissione cantonale ‘Acque sicure’ Boris Donda gli incidenti (di media o minor entità) sono piuttosto frequenti: «Il torrentismo rimane una delle attività su cui si focalizza la nostra campagna, anche se quest’anno è orientata di più su bambini e persone anziane – spiega proprio Donda –. Non è tuttavia possibile azzerare completamente il rischio di infortuni: l’imprevisto si nasconde ovunque, perciò è facile mettere un piede in fallo». Ad esempio a Linescio, in val Bavona, ad aprile un 27enne olandese domiciliato nei Grigioni è rimasto fatalmente bloccato in una pozza del torrente Rovana. Bello o brutto tempo poco importa «alcuni canyonisti si addentrano in quella specifica forra senza prestare la benché minima attenzione alle condizioni meteorologiche antecedenti la discesa. Le misure di prevenzione devono quindi essere accompagnate da una perlustrazione e una maggiore conoscenza del riale».
Una mancata familiarità con le acque in cui si pratica questa disciplina è stata alla base di una mozione presentata nel 2020 dal parlamentare socialista Raoul Ghisletta e cofirmatari. L’atto chiedeva di modificare la legge in modo da imporre "alle persone che fanno canyoning e altri sport rischiosi in Ticino l’ottenimento di un certificato" in materia di sicurezza o in alternativa "l’obbligo di essere accompagnate da una guida formata riconosciuta dal Cantone". Anche se il Consiglio di Stato ha ritenuto "sproporzionate" queste misure invitando il Gran Consiglio a respingere il testo, la Commissione Acque sicure – sottolinea il presidente – è in contatto con le aziende specializzate presenti sul territorio affinché si riesca a creare dei canali di comunicazione preferenziali: «È raccomandato affidarsi a qualcuno di navigato, che conosce alla perfezione ogni centimetro di roccia, i volumi d’acqua, le temperature. Inoltre, prima di affrontare un canyon, è importante sincerarsi delle sue condizioni e, soprattutto, valutare i propri limiti fisici e mentali». Di seguito alcune indicazioni in modo da praticare quest’attività in completa sicurezza: scegliere l’itinerario in base alle proprie capacità, raccogliere informazioni aggiornate sul percorso, controllare le previsioni meteo, verificare costantemente il livello dell’acqua durante la progressione e (se del caso) attenersi scrupolosamente alle indicazioni delle aziende idroelettriche.