Bellinzonese

Lo colpì con un oggetto in vetro, condannata a 3 anni e 3 mesi

Dovrà restare in carcere la donna che ferì gravemente un amico compromettendone l’uso dell’occhio destro

(Ti-Press)
13 giugno 2022
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È stata condannata a tre anni e tre mesi di carcere la donna colpevole di aver colpito al volto un amico con un oggetto in vetro (non si è potuto accertare se una bottiglia o un boccale) causandogli, nonostante le tre operazioni chirurgiche a cui si è sottoposto, la quasi completa perdita dell’uso dell’occhio destro. Un episodio che giustifica il reato di lesioni gravi avvenuto nel Sopraceneri l’11 settembre 2021 al termine di una serata di eccessi tra alcol e droga, culminata con la lite e l’aggressione ingiustificata dell’imputata all’interno dell’appartamento dell’uomo. Decisive per ricostruire l’accaduto si sono rivelate le testimonianze della vittima e della terza persona presente nell’appartamento, alle quali la Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani ha infine dato credito. Le amnesie della donna (in aula ha sempre detto di non ricordare nulla) sono invece state giudicate opportunistiche. Tre, ha detto il giudice, i motivi che hanno portato la donna a ferire gravemente una persona a lei cara: il suo disturbo borderline di personalità, la dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti e il sentimento di tradimento e abbandono (pensava che l’amico le avesse rubato della cocaina) che come in altre occasioni ha fatto riaffiorare il suo difficile passato.

Danneggiamenti per 20mila franchi

Oltre alla pena detentiva (da dedursi il periodo di prigione già scontato a partire dal 17 settembre 2021), la donna è stata condannata a una pena pecuniaria di 1’200 franchi per i reati di ingiuria e danneggiamento di cui si è macchiata la stessa sera, avendo infatti insultato l’amico e soprattutto messo a soqquadro l’appartamento e rovinato le auto parcheggiate sotto casa: quando la terza persona presente nell’appartamento si è allontanata con la vittima per portarla in ospedale, in preda alla collera la donna ha infatti rotto vetri, lanciato dalla finestra lampade e tavolini da salotto e sradicato dalla parete il termoventilatore. Il mobilio gettato dalla finestra ha colpito una macchina parcheggiata. Uscita di casa ha rincarato la dose colpendo la stessa vettura con un martello. Stessa sorte è toccata a un’altra automobile. In totale ha cagionato danni per più di 20mila franchi. La donna dovrà inoltre risarcire la vittima per il torto morale subito, quantificato in 30mila franchi. Contrariamente a quanto auspicato dalla difesa rappresentata dall’avvocata Elisabeth Britt, la Corte non ha ritenuto opportuno concedere all’imputata di scontare la pena in una comunità di recupero: il percorso per far fronte ai suoi problemi psicologici e di dipendenza lo seguirà al penitenziario. «In passato ha già vissuto in maniera infruttuosa un periodo in comunità e oggi non è affatto pronta: ci ha detto che è consapevole che si tratta di una vita che comporta sforzi superiori rispetto al carcere», ha sottolineato il giudice Ermani.

Una vita stravolta, tra visite e tanta preoccupazione

Giudicando la sua colpa medio-grave, nella commisurazione della pena la Corte ha tenuto conto della lieve scemata imputabilità ravvisata dalla perizia psichiatrica, del difficile passato della donna e del fatto che non avesse intenzione di arrecare simili ferite all’amico. Settimana scorsa il procuratore pubblico Pablo Fäh aveva chiesto una pena di quattro anni, rimettendosi al giudizio della Corte per quanto riguardava la possibilità di scontare la pena in comunità. Dello stesso avviso la rappresentante legale della vittima, avvocata Sofia Padlina, che durante la sua arringa aveva sottolineato le gravi conseguenze per il suo assistito: inabile al lavoro, una vita stravolta scandita dalle visite, vissute con l’ansia e la preoccupazione che la situazione peggiori ulteriormente. «Lui che era un buon amico dell’imputata, che sapeva ascoltarla e sostenerla. E mai si sarebbe aspettato un gesto tanto violento». Settimana scorsa la donna aveva messo in luce il suo dispiacere: «Mi vergogno e non mi riconosco: è davvero difficile sentire fino a che punto sono arrivata. Avrei dovuto farmi aiutare prima, a livello psicologico ed emotivo, ma non ne sono stata capace. E questo mi ha portato a fare del male a persone care che credevano in me».

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