Inaugurato il Centro professionale voluto dall’Associazione industrie metalmeccaniche ticinesi
Polimeccanico, meccanico di produzione, aiuto meccanico, progettista meccanico, operatore in automazione, montatore in automazione, elettronico, informatico, operatore informatico, mediamatico. Sono le dieci professioni per le quali dallo scorso settembre l’Associazione industrie metalmeccaniche ticinesi (Ameti) offre un unico e nuovo tetto formativo inaugurato venerdì nella zona industriale di Bodio. La parte del leone la fanno gli informatici, ma viene offerta anche una formazione puntuale per professioni di nicchia come armaiolo e agente tecnico di materie sintetiche. Dotata di nuove strumentazioni, aule e laboratori tecnici, la soluzione logistica è stata voluta, dopo vent’anni trascorsi nella sede di Giubiasco, per integrare questa realtà nel Campus formativo che da sei anni vede fra i promotori l’Azienda elettrica ticinese e altre quattro industrie della regione desiderose di unire le forze in un ambito in costante evoluzione, quello delle tecnologie, strettamente connesso alle modalità d’insegnamento che si vogliono all’avanguardia per vincere le sfide presenti e future. Anche nel piccolo Ticino.
La struttura di Ameti forma annualmente, nell’ambito dei corsi interaziendali, oltre duecento apprendisti del settore dell’industria metalmeccanica, elettronica e informatica. Esperienze che vengono ritenute indispensabili per i giovani in formazione, specialmente laddove le ditte che li assumono non dispongono magari di strutture, materiale e istruttori a sufficienza per accompagnare i tirocinanti agli esami finali con la qualità richiesta. Non mancano poi i corsi di perfezionamento dedicati a coloro che hanno ottenuto un diploma e intendono migliorare negli anni a seguire il bagaglio formativo. Il tutto in linea col modello di formazione elvetico basato su tre componenti: la scuola, il posto di lavoro e, appunto, l’associazione di categoria.
A fare gli onori di casa, durante la cerimonia inaugurale, il sindaco Stefano Imelli e il presidente di Ameti Roberto Ballina, ceo della Tensol Rail sviluppatasi proprio nel comparto industriale della Bassa Leventina laddove un tempo usciva l’acciaio prodotto dalla Monteforno. Lo stesso comparto inserito l’anno scorso dal Consiglio di Stato nella scheda R7 del Piano direttore cantonale dedicata ai Poli di sviluppo economico (Pse). Scheda che indirizza il comparto verso settori dell’industria, dell’innovazione e dell’energia riservando un occhio di riguardo alla necessaria urbanizzazione degli spazi e di quanto vi è costruito. Difatti Aet ha nel frattempo avviato uno studio generale con l’obiettivo di rivalorizzare l’area di sua competenza prevedendo anche il rinnovo di stabili storici e nuove edificazioni. Intanto ciò che per svariati decenni è stato associato alla sola industria pesante ed elettrica (rispettivamente Monteforno e centrale idroelettrica Vecchia Biaschina) da qualche tempo ha trovato una nuova primavera. Lo sviluppo delle attività didattiche è stato accompagnato dalla ristrutturazione e dall’ampliamento di alcuni stabili. Il tutto inquadrato in un polo per la formazione in crescita costante – ha rimarcato il consigliere di Stato Christian Vitta, direttore del dipartimento finanze ed economia – che mira a diventare un fiore all’occhiello del Ticino.