Il titolare: ‘La fetta di mercato più importante è il Ticino, un blocco delle esportazioni in Eurasia non influirebbe comunque sull’azienda’
Niente interruzione degli scambi commerciali, le trattative continuano. L’inasprirsi del conflitto in Ucraina così come le sanzioni adottate dalla Svizzera nei confronti della Federazione russa (ed eventuali contromisure) non hanno influito negativamente sulle entrate della Agroval di Airolo, azienda leventinese a conduzione familiare attiva nella produzione di latte e suoi derivati da più di un decennio.
Nonostante le forti preoccupazioni iniziali, le ripercussioni della guerra non hanno infatti comportato, per il momento, una chiusura della rotta commerciale in direzione della patria di Vladimir Putin. «Quanto alla nostra cifra d’affari, la fetta di mercato ricoperta dalla Russia è comunque minuscola – afferma il titolare Ari Lombardi interpellato dalla ‘Regione’ –. La nostra azienda rivende i prodotti a una società svizzera con un contratto esclusivo con l’Eurasia, e non solo con Russia e Bielorussia. Un blocco totale delle contrattazioni non risulterebbe quindi fonte di maggiore apprensione: i nostri principali acquirenti si trovano in Ticino e sono la grande distribuzione, le strutture alberghiere e le imprese ridistributrici come Lati e Grünenfelder; da considerare anche la porzione di mercato ricoperta dai clienti della Svizzera interna e quelli romandi. Il perdurare del conflitto in Ucraina non rischia perciò di compromettere la stabilità della Agroval». Lombardi assicura inoltre che non sarà necessario rinunciare a un dipendente o effettuare delle compensazioni, «ma dispiace sempre perdere un acquirente. Piccolo o grande che sia».
La Agroval di Airolo e le autorità fitosanitarie del Cremlino preposte a valutare i prodotti d’importazione hanno iniziato a instaurare i primi contatti poco più di cinque anni fa, come riferito dalla ‘Regione’ il 23 gennaio del 2016. Dopo una lunga serie di trattative durate un anno e mezzo, l’impresa nostrana è riuscita ad essere accreditata dal governo di Mosca (la prima a livello cantonale) in qualità di azienda esportatrice e lanciarsi alla conquista del mercato dell’Est, ottenendo fin dalle prime spedizioni promettenti risultati. E questo nonostante l’importante deprezzamento del rublo e la conseguente riduzione del potere d’acquisto della popolazione locale allora in corso. La collaborazione e il rapporto di stima instaurati con una società di importazioni con sede nel Sottoceneri, a Lugano, hanno tuttavia permesso ad Ari Lombardi e soci di continuare a concentrarsi esclusivamente sulla produzione e sulla preparazione dei prodotti in conformità delle richieste russe; tant’è che formaggi e yogurt d’alpe erano facilmente reperibili su scaffali e ripiani di una catena di supermercati della rete di classe ‘premium’, ovvero di livello superiore.