Imminente la pubblicazione del progetto che le Ffs esporranno all’esterno del Centro Civico e presenteranno a fine mese con due serate pubbliche
C’è fermento a nord di Castione, zona Galletto, dove le Ffs realizzeranno la nuova officina di manutenzione che sostituendo nel 2026 quella cittadina sarà la più moderna d’Europa grazie a un investimento di 580 milioni in grado di ‘alloggiare’ 360 impieghi a tempo pieno e 80 apprendisti. Mentre da alcuni giorni è pendente al Tribunale federale il ricorso del gruppo Mancini & Marti contro la riservazione d’area pari a 150mila metri quadrati chiesta dalle Ferrovie e confermata sia dall’Ufficio federale dei trasporti (2019) sia dal Tribunale amministrativo federale (marzo 2022), si apre ora ufficialmente la procedura pubblica orientata all’edificazione. Ieri è infatti iniziata la posa delle modine indicanti la superficie e il volume che verranno occupati dallo stabilimento progettato dal consorzio bellinzonese ‘Al Galett’. Incaricato due anni fa sulla base di un mandato da 12 milioni di franchi, è coordinato dagli architetti Lorenzo Orsi & Associati e Remo Leuzinger e vede coinvolto anche lo studio d’ingegneria turrito Giorgio Masotti. I piani e la domanda di costruzione saranno esposti in uno stand coperto che le Ffs allestiranno sul piazzale del Centro Civico di Arbedo, nella cui sala durante l’ultima settimana di aprile saranno organizzate due distinte serate informative per le popolazioni di Castione e Arbedo.
«Massima collaborazione, ma parimenti molta attenzione ai costi diretti e indiretti che presto o tardi potrebbero gravare sulle casse comunali». Il sindaco Luigi Decarli senza tanti giri di parole riassume così l’atteggiamento del Municipio coinvolto dalle Ffs per pianificare quelle infrastrutture che possono essere di competenza mista, quindi anche comunale. Come ad esempio viabilità (strade e via discorrendo) e smaltimento acque (sottostrutture). «Volendo fare una battuta, non vorrei ipotecare il Comune per pagare opere necessarie a uno stabilimento che non porterà ricadute fiscali. Ovviamente però – assicura Decarli – siamo contenti che le Ferrovie abbiano scelto Castione come luogo nevralgico a lungo termine della loro secolare presenza sul territorio. Da parte nostra assicuriamo la massima disponibilità a impostare soluzioni concordate di qualità» in un comparto che verrà completamente rivoluzionato da qui al 2026.
Il comitato dell’Associazione per il miglioramento ambientale di Castione (Amica), attento vigile di quanto si realizza sul territorio, è già stato recentemente coinvolto dalle Ffs che gli hanno sottoposto preventivamente i piani ottenendo un giudizio positivo. «Se nella fase di pubblicazione vi saranno delle opposizioni, non dovrebbero giungere da noi», indica il presidente Alberto Robustelli: «Il condizionale è d’obbligo e vogliamo infatti garanzie sulla reale compensazione delle Superfici di avvicendamento colturale (Sac) sacrificate. A ogni modo vediamo di buon occhio l’operazione, confidando che rappresenti il primo passo verso altri possibili insediamenti di qualità nella zona industriale castionese che si estende a sud con vari punti disastrati». Detto altrimenti, sono in molti a sperare che la nuova Officina faccia da volano. Chi invece si è già detto determinato a ricorrere anche in questa fase, ricordiamo, è il al gruppo edile Mancini & Marti (chiamato a rinunciare a suoi 32mila metri quadrati occupati da depositi di terra e ghiaia) e probabilmente anche le altre due aziende (Geniobeton e Otto Scerri) operanti nel medesimo suo areale e tutte rappresentate dall’avvocato Franco Gianoni.
Chi non intende oggi impugnare il progetto in questa seconda fase è il gruppo di Comuni della Bassa Leventina oppostosi alla riservazione d’area, ossia Bodio, Giornico, Personico, e con essi anche Biasca. Dopo la rinuncia a rivolgersi al Tf contro la decisione del Taf, ritengono la partita definitivamente chiusa. Lo spiega alla ‘Regione’ il sindaco di Personico Emilio Cristina. Valutazioni in corso invece in senso alla Commissione regionale dei trasporti Tre Valli. Il suo presidente, Massimo Ferrari, ribadisce le proprie critiche sull’opzione Castione: «Il comparto Bodio-Giornico è l’ideale per un insediamento industriale di questo tipo e non riusciamo a comprendere la logica che ha portato Ffs, Cantone e Città di Bellinzona a stringere un patto d’acciaio che di fatto ci taglia fuori dandoci dei contentini come i fumosi Polo di sviluppo economico e Masterplan. Valuteremo giuridicamente se siamo legittimati a ricorrere in questa fase, facoltà negataci nella riservazione d’area; dobbiamo però anche fare una valutazione dal profilo dell’opportunità». Fari accesi soprattutto in casa Unione contadini ticinesi: dopo la rinuncia a rivolgersi a Losanna contro la riservazione d’area, il suo segretario Sem Genini indica la necessità, non appena saranno pubblicati i piani, di «analizzare a fondo la reale qualità dell’annunciata compensazione agricola dei 78mila metri Sac. E per qualità s’intende sia la possibilità di lavorare, esattamente come avviene oggi, i campi sostitutivi; sia la loro ubicazione che non dovrà essere troppo distante da Castione».
Dopo quello da 12 milioni per la progettazione attribuito già due anni fa, nei giorni scorsi le Ferrovie hanno preannunciato sul sito del Sistema informativo delle commesse pubbliche in Svizzera (Simap) la pubblicazione di altri bandi che avverrà nelle prossime settimane e mesi per 250 milioni su un totale di 580. Come già spiegato lo scorso 7 dicembre presentando ai media il Piano industriale, 454 milioni (di cui 320 messi sul piatto dalle Ffs, 100 dal Cantone e 20 dalla Città di Bellinzona) saranno necessari per costruire lo stabilimento, posare i binari annessi e realizzare le opere d’interesse comune come strade e canalizzazioni; altri 3,5 serviranno per il ristorante/mensa con 150 posti per i collaboratori, mentre i rimanenti 122 saranno destinati all’allacciamento ferroviario e al deposito dei treni Tilo. Intanto l’annuncio pubblicato su simap.ch mira a "offrire la possibilità di creare in fase preliminare eventuali gruppi d’interesse o consorzi". Nel dettaglio, la cifra sfiora i 250 milioni: uno per coordinare cantiere, appalti e messa in esercizio delle diverse unità; due per la direzione lavori; cinque per la procedura di compensazione Sac comprese le demolizioni delle strutture esistenti e i relativi risanamenti; otto milioni per progettare, realizzare, gestire e mantenere gli impianti di distribuzione calore, freddo ed energia solare; dieci per la viabilità provvisoria e definitiva del traffico veicolare e ciclopedonale, i marciapiedi, l’illuminazione e lo smaltimento acque meteoriche; venti milioni per lavori preliminari d’impresario costruttore quali muri di sostegno, infrastrutture interrate, sottostruttura ferroviaria, fondazioni della linea di contatto e tracciati; cinquanta per i lavori principali quali muri di sostegno, infrastrutture interrate, sottostruttura ferroviaria e pavimentazioni, accessi alla ferrovia, sottopassi, nuovi ripari fonici; altri 50 per acquistare i macchinari industriali necessari all’esercizio dello stabilimento; e infine cento milioni per l’edificio ossia scavo di fondazione, fondamenta e allacciamenti alle varie utenze, esecuzione dell’edificio fino alla messa in esercizio comprese le sistemazioni esterne.