Boas Erez, rettore dell’Università della Svizzera italiana: ‘Sin dall’inizio abbiamo sempre cercato un contatto con il Grigioni italiano’
L’idea di istituire un’antenna dell’Università della Svizzera italiana (Usi) nel Moesano non sembra per nulla essere fuori luogo: «Siamo aperti a prendere seriamente in considerazione questa possibilità», afferma a ‘laRegione’ Boas Erez, rettore dell’Usi. Insomma, non resterà inascoltato l’appello lanciato il 21 marzo dalle autorità locali durante l’incontro tenutosi a Roveredo col presidente del governo grigionese Marcus Caduff. Sebbene di concreto al momento c’è poco o nulla, l’Usi è in ogni caso interessata alla possibilità di realizzare un progetto che potrebbe essere simile a quello che si sta portando avanti ad Airolo con la ‘Casa della sostenibilità’. «Sin dall’inizio abbiamo sempre cercato un contatto con il Grigioni italiano – sottolinea Erez –. Anche perché siamo l’Università della ‘Svizzera italiana’, di cui evidentemente fa parte anche questa regione».
Ad Airolo, lo ricordiamo, l’ex ufficio postale situato vicino alla stazione diventerà un’antenna dell’Usi, ovvero una struttura finalizzata a ospitare gruppi di studenti che seguiranno seminari incentrati sul tema della sostenibilità. Un progetto che sta andando avanti spedito: dopo l’approvazione del relativo credito complessivo di 2,9 milioni di franchi da parte del Consiglio comunale di Airolo avvenuta lo scorso dicembre (e il contemporaneo via libera da parte del Consiglio dell’Usi all’avvio delle operazioni per la creazione della Casa della sostenibilità), ora il Comune, che si occuperà dei lavori di ristrutturazione dello stabile, ha inoltrato la domanda di costruzione. Una volta ricevuti i preavvisi positivi da parte dei preposti servizi comunali e cantonali, il Municipio rilascerà la licenza edilizia. «Se non vi saranno intoppi, potremo iniziare i lavori tra agosto e settembre», afferma da noi contattato il sindaco Oscar Wolfisberg. «L’obiettivo è quello di riuscire a inaugurare la Casa della sostenibilità entro l’inizio dell’anno accademico 2023/24, ovvero a fine estate dell’anno prossimo».
Ovviamente in un’antenna dell’Usi si svolgeranno attività strettamente legate al territorio in cui si trova. Ad Airolo si punterà quindi a questioni legate ai cambiamenti climatici e alla produzione di energia (grazie ad esempio al Parco eolico sul San Gottardo), alla biodiversità (di particolare interesse risulta la Val Piora con la Fondazione del Centro di biologia alpina), all’architettura paesaggistica (pensiamo al risanamento ambientale del fondovalle), ma anche ai trasporti o al turismo. «Le migliori collaborazioni si concretizzano quando l’interesse è reciproco», spiega Boas Erez. «Nel caso di Airolo il nostro interesse è quello di accompagnare gli studenti a scoprire le problematiche legate alla sostenibilità con un’esperienza sul ‘campo’ e non solo con l’insegnamento in classe». Il Comune da parte sua vede la presenza di studenti, professori e ricercatori come un’opportunità per sviluppare nuovi progetti sul territorio e contribuire allo sviluppo della regione.
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Boas Erez
In questo contesto «bisogna ora capire cosa può offrire il Moesano», ovvero su quali attività economiche, culturali, sociali o ambientali già presenti sul territorio si vuole puntare per poi svilupparle ulteriormente. Durante l’incontro con Marcus Caduff erano ad esempio stati citati il settore delle cave o quello dell’industria del legname.
Incontro durante il quale era anche emersa la vicinanza del Moesano a Bellinzona, dove si sta sviluppando il polo di ricerca in biomedicina, senza poi dimenticare il previsto Parco dell’innovazione nel nuovo quartiere delle Officine e il futuro nuovo ospedale sul terreno della Saleggina. Uno sviluppo che «non è assolutamente banale», rileva il rettore dell’Usi, sottolineando come a Bellinzona vi sia «una convergenza sempre più importante verso l’università». Infatti il polo di ricerca in biomedicina dovrebbe espandersi con un ulteriore stabile accanto a quello nuovo situato in via Chiesa dove hanno trovato spazio i ricercatori di Irb, Ior e dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc). Erez ricorda che l’Istituto di ricerca in biomedicina e l’Istituto oncologico di ricerca sono affiliati all’Usi. «Questo permette loro una crescita armoniosa nel panorama universitario svizzero, in particolare integrandovi ricercatori e dottorandi, rendendo più organico il sostegno della Confederazione, in vista della creazione di un polo ancora maggiormente riconosciuto a livello nazionale e internazionale». Per quanto riguarda il nuovo nosocomio «Usi, Eoc e Città di Bellinzona stanno portando avanti una strategia congiunta che potrebbe anche sfociare nella realizzazione di un ospedale universitario». Non da ultimo vi è poi il Parco dell’innovazione che in futuro dovrebbe favorire la collaborazione tra ricerca universitaria e aziende, con l’obiettivo di sviluppare progetti sostenibili e innovativi. E ovviamente anche in questo caso l’Usi seguirà con attenzione gli sviluppi di questo progetto promosso dalla Fondazione Agire su mandato del Cantone.
Insomma, l’Università della Svizzera italiana continua a crescere, cercando di essere sempre più presente su tutto il territorio e valorizzando le peculiarità di quest’ultimo. E questo genera sicuramente vantaggi reciproci a favore di tutti gli attori coinvolti.