Bellinzonese

Lite di Bellinzona, c’è un precedente positivo per l’arrestato

Nel 2014 aveva smascherato un ispettore degli alcolici colpevole di tentata estorsione. Arresto confermato e il caso passa alla pp Pedretti

La stazione di servizio Eni di via Motta 4 a Bellinzona (Ti-Press/Golay)
7 febbraio 2022
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C’è un piccolo precedente nella vita del 49enne polacco arrestato con l’accusa di tentato assassinio, subordinatamente tentato omicidio intenzionale e lesioni gravi per aver quasi mandato all’altro mondo un 57enne italiano colpendolo alla testa con una mazza di legno durante una lite finita in colluttazione venerdì pomeriggio in un magazzino della stazione di rifornimento Eni in via Motta 4 a Bellinzona. Un precedente che gioca tuttavia a suo favore, avendo lui stesso rifiutato di accettare una situazione d’illegalità segnalandola alla polizia e ottenendo giustizia.

Le due birre e la cassiera

La vicenda risale all’aprile 2014. Ne aveva riferito il nostro giornale suscitando una certa attenzione mediatica. L’allora 41enne, figlio dell’anziano gestore della stazione di servizio dotata anche di bar e officina, si occupa di portare avanti l’attività. Gestisce il personale, pianifica gli acquisti, fa in modo che tutto fili liscio compatibilmente con la variegata utenza di una stazione di servizio aperta da mattina a sera. Qualcosa va però storto quando alla cassa del distributore di carburanti che vende anche bibite e cibarie si presentano due giovani che acquistano un paio di birre. La commessa incassa senza chiedere loro il documento d’identità e quindi senza accertarsi che abbiano compiuto 18 anni, età sotto la quale in Ticino è vietata la vendita di alcolici, birra inclusa. La scena viene osservata da un adulto che prontamente si reca alla cassa sfoderando il tesserino di un’associazione attiva nella prevenzione dell’alcolismo con sede in Svizzera interna e dichiara di essere un ispettore. Ligio al dovere, il controllore, un ticinese, estrae un formulario e lo compila con i dati del figlio del gestore. Il quale ha poi raccontato al nostro giornale di avergli subito chiesto un po’ di comprensione, dal momento che la commessa essendo in prova da qualche giorno forse non conosceva ancora alla perfezione le regole.

Il tentativo e il sospetto

Richiesta, con grande sorpresa del gestore, accolta dal sedicente ispettore. Sorpresa che si tramuta in incredulità quando l’ispettore dichiara seduta stante di essere pronto a strappare la segnalazione in cambio di un pieno di benzina gratuito. Incredulità che a sua volta lascia il posto al sospetto. Il figlio del gestore prende tempo e con la scusa di andare a chiamare il suo superiore telefona invece alla polizia. Sospetta infatti che non si tratti di un vero ispettore e che abbia escogitato la messinscena con tanto di documenti falsi. Arriva la polizia che preleva il terzetto e lo porta in centrale per verbalizzare le posizioni ed eseguire le verifiche del caso. Esito: l’uomo risulta essere a tutti gli effetti un controllore ufficiale e perciò viene denunciato e infine condannato per tentata estorsione. Morale, il figlio del gestore, in quell’occasione, si diceva pronto a pagare una multa per l’errore commesso dalla cassiera (non è dato sapere se in effetti sia poi stata spiccata e pagata), sollecitando tuttavia la massima correttezza da parte di chi dovrebbe far rispettare le regole nel vigilare su commercio al dettaglio ed esercizi pubblici.

Si attende l’interrogatorio della vittima

Trascorsi otto anni da allora, per il figlio del gestore la grana è oggi molto più pesante e, qualora non vi sia stata una legittima difesa di fronte a un’eventuale minaccia subita, rischia una condanna pesante. Cosa sia successo venerdì pomeriggio nel magazzino e cos’abbia scatenato l’alterco fra i due – che si frequentano da molti anni e sono in rapporti d’affari nella compravendita di auto usate e loro parti – potrà essere verificato interrogando anche il 57enne quando, attualmente in cure intense e in via di miglioramento, sarà in grado di rispondere agli inquirenti coordinati durante il weekend dal procuratore pubblico di picchetto Simone Barca, entrato da poco in carica e perciò affiancato in questo frangente dal sostituto procuratore generale Moreno Capella. Per motivi organizzativi interni alla Procura il caso è nel frattempo passato alla pp Pamela Pedretti. Inoltre ieri il giudice dei provvedimenti coercitivi, riferisce la Rsi, ha confermato l’arresto per una durata di tre mesi.

Il probabile movente: soldi e auto usate

Stando a quanto appreso dalla ‘Regione’, da una prima e parziale ricostruzione dei fatti emerge che l’alterco sarebbe maturato attorno a questioni finanziarie nel campo, come detto, delle vetture usate: venerdì pomeriggio il 57enne ha a lungo attesto il titolare davanti al bar e quando questi si è presentato si sono recati entrambi nel magazzino. Dalle parole sono ben presto passati alle mani, ferendosi a vicenda. Finché il più giovane ha colpito l’altro alla testa con una mazza di legno. Da nostre informazioni risulta che non sarebbe per contro stato impugnato durante l’alterco il coltello trovato da un agente.

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