Bellinzonese

Il Ppd attacca: ‘Cosa c’è di indegno nel tutelare la salute?’

A Bellinzona non si placa la polemica sull’ultima seduta di Cc e il capogruppo Locatelli risponde per le rime a Plr e Sinistra

Il capogruppo Ppd, Paolo Locatelli (Ti-Press)
23 dicembre 2021
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Il Ppd di Bellinzona rispedisce al mittente le critiche rivolte da politici liberali-radicali e socialisti ai consiglieri comunali popolari-democratici, leghisti, democentristi, verdi e Mps che lunedì sera hanno abbandonato la sala del Cc a Palazzo civico per motivi di sicurezza sanitaria ritenendo la soluzione logistica non idonea per una riunione di legislativo in questo momento di picco pandemico. Sia durante le fasi successive della seduta, sia poi sui social e in comunicazioni interne alcuni municipali e consiglieri hanno tacciato di intollerabile, antidemocratico e indegno l’agire dei colleghi usciti. Ma il capogruppo Ppd non ci sta. “Cosa c’è d’intollerabile nel proporre al Cc una questione di esclusivo ordine sanitario? Cosa c’è di antidemocratico nel vedere un intero gruppo che, per una questione di esclusivo ordine sanitario, abbandona la sala? Cosa c’è d’indegno nel credere che lunedì sera non vi fossero le condizioni idonee per svolgere a Palazzo civico la seduta considerando la rapida evoluzione della crisi pandemica alla presenza della variante Omicron?”.

‘Dibattito scomposto’

L’abbandono della sala, rimarca ancora il Ppd, “ha acceso un dibattito scomposto da parte di esponenti di rilievo della Sinistra e del Plr” dopo che a maggioranza il plenum aveva deciso la prosecuzione dei lavori in risposta al postulato urgente presentato da Brenno Martignoni Polti (Udc) che nel pomeriggio chiedeva l’annullamento della seduta per esclusivi motivi di ordine sanitario”. Considerate anche “le nuove e stringenti limitazioni imposte dalla Confederazione due giorni prima e la constatazione che l’assemblea comunale si tenesse in una sala non idonea (oltre alla distanza minima assente anche l’abituale indisciplina dei presenti nel restare al proprio posto) vi erano solidi presupposti per affrontare la discussione in modo ampio ed esauriente. Così non è stato! Dopo una sbrigativa discussione all’insegna del “tutto ciò che non è espressamente vietato dalla Confederazione e dal Cantone, è permesso”, accompagnato da un intervento irriverente del vicesindaco, il presidente del Cc ha messo ai voti la richiesta di annullamento dei lavori: 18 consiglieri comunali (dei presenti, uno su tre) si sono determinati per interrompere subito la seduta. Il fatto di non aver raggiunto una maggioranza non obbliga però il singolo a rimanere al proprio posto e a soffocare le proprie convinzioni”. Da qui la decisione di abbandonare la sala “dopo averne dato formale comunicazione al presidente del Cc”. Una decisione presa dando la priorità “alla responsabilità individuale e alla coerenza nei comportamenti di chi si impegna in politica nel contesto di una nuova ondata di contagi che rischia di travolgere in questi giorni l’intero Paese”.

Il metro e 24 ammesso con l’obbligo di mascherina

Quanto al fatto che il distanziamento sociale non fosse rispettato, il Ppd evidenzia in effetti che il Piano pandemico allestito per la sala indica la presenza di un metro e 24 centimetri fra una consigliere e l’altro anziché il metro e mezzo richiesto dalle norme federali. Seduta dunque fuorilegge? La redazione ha nuovamente chiesto lumi alla Sezione enti locali che nei giorni scorsi, sollecitata in merito, aveva ritenuto corretta la soluzione allestita dai servizi comunali. Infatti le norme relative alle riunioni istituzionali qual è quella del legislativo comunale – riunioni alle quali possono accedere persone anche non vaccinate – prevedono la necessità di un metro e mezzo fra una postazione e l’altra e, qualora non fosse tecnicamente possibile, l’obbligo di mascherina oppure la posa di pareti divisorie. Pareti presenti ad esempio nella sala del Gran Consiglio (davanti e ai due lati di ciascun deputato) ma non nella sala del Cc dove quindi ognuno, essendoci un metro e 24, deve obbligatoriamente indossare la mascherina, come in effetti è stato. Un assetto organizzativo che Martignoni Polti e colleghi ritengono però insufficiente. Perciò confidano che le istanze preposte (sia quelle comunali ma specialmente quelle cantonali e federali) ne tengano conto per i mesi a venire inasprendo le norme.