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Ospedale S. Giovanni, che farne? ‘Ideale per la ricerca’

Bellinzona, pensare al dopo chiusura: il vicesindaco sollecita sin d’ora una valutazione sui futuri contenuti insieme alla pianificazione del nuovo nosocomio

Il vicesindaco Simone Gianini, capodicastero Territorio e mobilità (Ti-Press)
24 settembre 2021
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Cosa diventerà l’ospedale San Giovanni di Bellinzona – risalente ormai agli anni ’40 e nel tempo ristrutturato e ampliato a più riprese – quando l’Ente ospedaliero cantonale attorno al 2035 avrà ultimato e messo in funzione la prima tappa del nuovo nosocomio previsto nella vasta area pianeggiante alla Saleggina al posto della piazza d’esercizio militare delle truppe sanitarie e dello stand di tiro gestito dalla Società Carabinieri? Manterrà, dove sono oggi sulla collina alta di Ravecchia, taluni servizi ospedalieri che potrebbero non trovare spazio nei 130’000 metri quadrati individuati sul piano nell’ambito delle trattative condotte da Cantone, Città e Armasuisse? Oppure sarà completamente svuotato dei suoi attuali contenuti medici e rimarrà a disposizione per altri, oggi imprecisati, scopi? «Questi interrogativi – esordisce il vicesindaco Simone Gianini, capodicastero Territorio e mobilità, cui abbiamo chiesto un’opinione – riguardano da vicino anche il Comune di Bellinzona, oltre che l’Eoc proprietario. Nel Programma d’azione comunale si afferma che la destinazione del comparto del San Giovanni dovrà essere ripensata, ad esempio con contenuti rivolti alla terza e alla quarta età». Tuttavia, annota il municipale, proprio in questo ambito la pandemia ha portato a una minore occupazione delle infrastrutture residenziali per gli anziani non più autosufficienti: «Se questa tendenza sarà confermata in futuro, oggi non lo possiamo sapere. Ma il cambiamento intervenuto così repentinamente deve farci riflettere sulla necessità di avviare sin d’ora un’ampia riflessione sul futuro del San Giovanni nella fase post ospedale». Simone Gianini confida che l’esercizio «possa partire parallelamente alla pianificazione concreta del nuovo nosocomio. È necessario che le due procedura avanzino in modo parallelo, affinché s’individui per tempo insieme ai vari attori coinvolti una concreta strategia di riorientamento».

‘Polo strategico d’eccellenza per il Ticino’

In alcune città d’Oltralpe, facciamo presente, taluni vecchi ospedali dismessi sono stati convertiti in oggetti residenziali accogliendo cooperative di abitazione dotate di vari servizi utili alla collettività come negozi di prossimità, esercizi pubblici, asili nido, studi medici, farmacie, ecc. Un’analoga proposta è stata lanciata in Val di Blenio da esponenti della Sinistra per quello che un domani sarà l’attuale ospedale una volta sostituito da quello nuovo, previsto nel corso dei prossimi decenni. Lo stesso potrebbe valere per il San Giovanni? Simone Gianini non si sente di escludere un’ipotesi del genere, ma sostiene che per l’ospedale bellinzonese potrebbe essere più adatta un’altra destinazione essendo stato costantemente ammodernato, tanto da disporre di infrastrutture all’avanguardia che a causa dei limiti dati dal territorio e dalla pianificazione locale non possono più essere ampliate per rispondere alle esigenze future: «Infrastrutture che potrebbero dunque prestarsi all’inserimento di istituti di ricerca, per esempio nel campo della biomedicina. Sappiamo bene che la nuova sede dell’Irb all’ex campo militare, di prossima inaugurazione, potrà essere affiancata da un analogo padiglione; inoltre altri spazi per la ricerca saranno ricavati in quella che sarà presto l’ex vecchia sede dell’Irb sulla quale ha posato gli occhi il Municipio, intenzionato a proporne a breve l’acquisto al Consiglio comunale con lo scopo di metterla a disposizione di nuovi inquilini attivi nel medesimo settore. E se pensiamo ai possibili contenuti tecnologici e di ricerca del previsto nuovo Quartiere Officine, è immaginabile che Bellinzona a medio termine diventerà in questo ambito un polo strategico d’eccellenza per tutto il Ticino. Polo che come tale avrà fame di ulteriori spazi». Ecco perché, conclude il vicesindaco di Bellinzona, anche l’opzione San Giovanni potrebbe costituire una possibilità concreta da riservare anche a quel campo, oltretutto praticato pure dall’Eoc medesimo. Opzione, assieme ad altre, da mettere in linea di conto subito, proprio considerando i tempi, solitamente lunghi, che la pianificazione di tali contenuti e destinazioni richiede. Questo oltre alla necessità di chiarezza, nell’ambito della progettazione della nuova struttura, su che ne sarà di quella vecchia».