I lavori di restauro iniziati circa 5 anni fa e costati oltre 500mila franchi sono terminati. L’inaugurazione si svolgerà domenica 26 settembre.
Dopo oltre cinque anni e un investimento di oltre 500mila franchi si sono finalmente conclusi i lavori di restauro della chiesa parrocchiale di San Vincenzo a Cresciano. Lavori, durante i quali non sono mancate le sorprese, come la scoperta di una tomba contenente uno scheletro umano e di frammenti di affreschi appartenenti alla chiesa antecedente a quella attuale. Per quanto riguarda la chiesa odierna, i lavori prevedevano inizialmente di sostituire la pavimentazione datata, ma in seguito alla consultazione dell’archivio parrocchiale è emerso che sulle pareti erano presenti affreschi che sono stati coperti negli anni 50. Il restauro ha quindi permesso di portare nuovamente alla luce queste pitture. Inoltre, è anche stato integrato in un nuovo altare un paliotto di scagliola ritrovato nella chiesa in pessimo stato. Nuovo altare che sarà consacrato dal Vescovo Valerio Lazzeri domenica 26 settembre in occasione della cerimonia di inaugurazione.
«È stata un’esperienza molto arricchente, anche grazie alla possibilità di consultare l’archivio parrocchiale nell’ambito delle ricerche storiche in vista della ristrutturazione della chiesa», afferma a ‘laRegione’ Gregorio Genini, presidente del Consiglio parrocchiale. Infatti, la consultazione di questi documenti ha permesso di capire come si presentava la chiesa in passato: «Fino agli anni 50 le pareti erano decorate con affreschi risalenti al XVI secolo che in seguito sono stati ricoperti di bianco e quindi nascosti. Dalle analisi è poi emerso che le pitture erano ancora in buono stato e abbiamo quindi deciso di restaurarle». Inizialmente i lavori prevedevano solo un piccolo intervento alla pavimentazione del presbiterio, in particolare a causa dei gradini in pessimo stato che erano diventati potenzialmente pericolosi. Ma le ricerche storiche hanno poi permesso di fare molto di più, ovvero riportare alla luce le testimonianze riportate negli affreschi. Affreschi realizzati «da artisti arrivati in una piccola comunità come Cresciano, facendo sì che una chiesa in valle avesse un aspetto artistico importante». Insomma, ora «la chiesa di San Vincenzo è completamente cambiata e ha acquisito un valore aggiunto sicuramente a livello visivo e artistico». Concretamente, il restauro ha permesso di recuperare l’apparato decorativo del presbiterio, così come quello dell’arco trionfale e del sottarco. Anche nelle due cappelle laterali, i lavori hanno permesso di restituire la qualità originaria sia degli stucchi che dei dipinti. Sono inoltre stati restaurati sia l’altare maggiore, sia il crocifisso ligneo. Infine, i nuovi pavimenti sono stati realizzati in granito locale di Cresciano, arricchito con decorazioni in gneiss di Bodio, più scuro.
Proprio i lavori riguardanti la pavimentazione avevano già fatto discutere all’inizio dell’anno scorso quando poco dopo l’avvio del cantiere sono stati rinvenuti dei reperti archeologici. Erano infatti emersi alcuni resti della chiesa precedente, sopra la quale è stata costruita quella attuale, più grande. Concretamente, sono stati trovati frammenti di muri affrescati e, in una tomba (in questo luogo sorgeva anche un cimitero) uno scheletro non intatto ma ben conservato di una donna tra i 20 e i 25 anni che è stata soprannominata Vincenzina in onore del santo patrono della chiesa. «Al momento i reperti si trovano negli archivi del Servizio di archeologia dell’Ufficio dei beni culturali», spiega Genini. «Stanno effettuando degli approfondimenti per capire se è possibile ricostruire anche solo parzialmente gli affreschi dell’antica chiesa romanica, grazie ai frammenti ritrovati. Contiamo sul fatto di ricevere degli aggiornamenti, così da poterli presentare in occasione dell’inaugurazione del 26 settembre».
Un’occasione durante la quale verrà anche celebrata la Santa messa di dedicazione del nuovo altare nel quale è stato inglobato un paliotto di scagliola ritrovato un po’ per caso: «Era stato ubicato in un punto nascosto della chiesa, ricoperto con una tavola di legno e utilizzato come mensola», rileva Genini. «Un giorno, pulendolo, sono emerse le decorazioni e ci siamo accorti che si trattava di un oggetto di valore». Il manufatto dallo sfondo nero al cui centro si trova la corona con le palme incrociate che rappresenta il martirio di San Vincenzo, è quindi stato restaurato e reimpiegato come frontale della nuova mensa. Il martirio del Santo patrono viene ripreso pure nell’iconografia del nuovo ambone.
Il 26 settembre, oltre alla consacrazione del nuovo altare («la principale novità»), saranno anche deposte delle reliquie di San Vincenzo in un piccolo vano nella pavimentazione assieme a un decreto del Vescovo e il tutto sarà poi sigillato. Si tratterà insomma di «una cerimonia che si vede una sola volta nella vita e che potrà quindi anche essere interessante per chi non crede», sottolinea Genini. Cerimonia – a cui seguirà un aperitivo nel rispetto delle normative Covid vigenti – alla quale saranno presenti anche parroci locali, l’architetto Gabriele Geronzi e altre autorità tra cui il sindaco di Riviera Alberto Pellanda. Infatti, «anche il Comune, al pari del Cantone, ha contribuito in modo importante a questo investimento», conclude Genini, ringraziando tutti coloro che hanno sostenuto i lavori di restauro.