In estate più lavoro ma meno volontari disponibili. La Protezione animali di Bellinzona necessita di personale professionista: Besomi risollecita il CdS
Con l’arrivo dell’estate la Società protezione animali di Bellinzona (Spab) è ancora più sotto pressione e il presidente Emanuele Besomi torna alla carica: «La situazione è molto delicata, siamo in difficoltà». Proprio per questo, nei prossimi giorni la Spab scriverà al Consiglio di Stato, fornendo dati e cifre in modo da illustrare nero su bianco le criticità con cui sono confrontati, che in questo periodo dell’anno si acuiscono. Lo scorso gennaio la Spab aveva preso contatto con il governo per chiedere di chinarsi sul problema e trovare una soluzione a livello cantonale «finora però di fatto non si è mosso nulla», osserva Besomi. L’idea avanzata dal presidente della Società è di prevedere la semi professionalizzazione del volontariato delle persone che si occupano di recuperare, curare e ricollocare gli animali. Il maggior problema è infatti la mancanza di volontari in un territorio sempre più esteso da coprire. «Proprio alcuni giorni fa, un nostro volontario attivo tra Luganese e Mendrisiotto è stato morso da un cane durante un intervento e adesso è infortunato e non potrà lavorare per almeno due settimane», racconta Besomi, spiegando che ora gli altri volontari dovranno suddividersi i suoi compiti. «Sono forze preziose che vengono a mancare in un momento già di per sé delicato come quello estivo, quando ci sono molti più interventi rispetto all’inverno o all’autunno ma meno volontari disponibili». A causa delle vacanze è infatti più difficile organizzare i turni di picchetto.
Inoltre, nella stagione estiva la gente si sposta di più, e così più facilmente i cani possono finire in situazioni pericolose; può capitare che necessitino di interventi perché scivolano in un dirupo, in un fiume o si feriscono. In totale sono una decina i volontari Spab che si occupano di soccorrere e curare gli animali, attivi tra Sopra e Sottoceneri. Vent’anni fa, spiega Besomi, in Ticino c’erano cinque protezioni animali che operavano sul territorio e c’erano circa 20mila cani. «Adesso ci sono 33mila cani ufficialmente registrati (più un buon 5% che non lo è), e di conseguenza gli interventi aumentano. Ora sono solo due protezioni animali (Bellinzona e Locarno) a garantire il picchetto per tutto il Ticino. Locarno copre il Locarnese e si occupa di cani e gatti, mentre Bellinzona si occupa di tutti gli altri interventi nel cantone», ci dice l’intervistato. A tal proposito il presidente della Spab rinnova il suo appello alla politica, affinché venga istituito un Gruppo di lavoro che possa proporre delle modifiche da apportare alla Legge cantonale sulla protezione degli animali. In modo da rendere possibile il finanziamento di un gruppo di associazioni che possa garantire interventi professionali e immediati di soccorso degli animali sul territorio.
Non succedeva da anni. E ora in pochissimo tempo i volontari della Spab hanno trovato ben quattro cani senza microchip. In Svizzera, dal 2006 è obbligatorio che i cani ne siano muniti e che vengano registrati in una banca dati. Tra quelli ritrovati vi sono anche un pit bull molto grosso e un pastore bergamasco, non proprio dei chihuaha insomma… «È da anni che non succedeva più di trovare cani senza microchip, inoltre nessuno si è fatto vivo per annunciare lo smarrimento dell’animale. Questo probabilmente per non incorrere in una multa», rileva Besomi. Secondo quest’ultimo il fenomeno è da ricondurre alla crescita delle importazioni di cani dall’estero che si è verificata nell’ultimo anno. «Le persone si affidano ad associazioni anche poco serie che importano i cani senza le dovute certificazioni. Oltre a ciò sono animali a rischio rabbia perché non è nota la provenienza e dunque devono essere sottoposti a quarantena». Questi cani hanno spesso problemi comportamentali e tendono a scappare. «Al giorno d’oggi l’abbandono vero e proprio alla nostre latitudini non avviene più», riconosce il nostro interlocutore. Il picco delle adozioni di cani dall’estero si verifica anche perché in Ticino la domanda di cani supera l’offerta presente sul territorio, infatti anche il canile della Spab è praticamente vuoto e gli animali che c’erano sono stati adottati. Nel frattempo nel rifugio di Gnosca i lavori di ristrutturazione sono a buon punto e tra un mese dovrebbero giungere a termine, sia all’esterno che all’interno dell’edificio.