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Poliziotti e pompieri di Bellinzona: il piatto piange

Polcom, il Municipio insiste sulla necessità di garantite efficienza e qualità ‘nonostante i numeri ridotti’. Mancano all’appello otto agenti

Lo studio aggregativo indicava la necessità di impiegare 48 agenti: oggi se ne contano 40 (Ti-Press)
8 giugno 2021
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Da una parte il corpo di Polizia comunale sottodimensionato rispetto agli obiettivi fissati nello studio aggregativo del 2015, dall’altra i Civici pompieri in cerca di nuovi volontari disponibili durante la loro fascia lavorativa per sopperire a una mancanza vieppiù marcata. Su questi due fronti la Città di Bellinzona sembra marciare sul posto, almeno leggendo i bilanci consuntivi 2020 che mostrando un disavanzo complessivo di 7 milioni dedicano un capitolo e un commento a ciascun settore del Comune. Per la Polcom, esordisce il Municipio, "la sua presenza costante sul territorio permane un aspetto irrinunciabile, anche se il numero di effettivi è lontano da quello di altre realtà comunali o da quanto auspicato dal Cantone". Un altro aspetto riguarda le spinte verso la creazione in Ticino di una polizia unica, ultime in ordine di tempo l’iniziativa parlamentare generica interpartitica presentata lo scorso dicembre in Gran Consiglio e la fase test avviata a Biasca da Comune e Cantone per la gestione della sicurezza nel comprensorio dell’Alto Ticino. Un modello di polizia unica "che non trova certo l’accordo di questo esecutivo", mette nero su bianco la Città. Il messaggio lanciato alla politica turrita e agli agenti è chiaro: "Sarà importante, come si è fatto in questi anni, garantire efficienza e qualità, nonostante i numeri ridotti, e riuscire a coprire al meglio l’intero territorio della nuova Città, così come quello dei Comuni convenzionati, consapevoli del fatto che la sicurezza di prossimità passa soprattutto attraverso chi vive il territorio e lo conosce". Affidandosi anche alle migliorie infrastrutturali previste nella sede Polcom in centro città, il Municipio vuole lanciare un "segnale tangibile dell’importanza che questo servizio continua a rappresentare per la Città di Bellinzona". Malgrado i risultati di consuntivo, pertanto, "la visione politica di una Polizia comunale forte e presente non è mai venuta meno". Fine della comunicazione.

Erano 37, sono saliti a 40, l’obiettivo sarebbe 48

Per capire meglio di cosa si sta parlando, abbiamo interpellato il comandante Ivano Beltraminelli e il municipale a capo della sicurezza, Mauro Minotti. Il primo spiega che il Corpo di polizia conta oggi una sessantina di dipendenti, di cui 40 agenti. Considerando che alla nascita della nuova Città ve n’erano 37 e che lo studio aggregativo indicava un numero ideale di 48, «si può dire che un adeguamento c’è stato ma non ai livelli attesi», dichiara Beltraminelli. Dal canto suo Minotti evidenzia invece che alla prova dei fatti il Corpo «sebbene non operi in una situazione ottimale, funziona egregiamente anche con questo effettivo, considerato peraltro che il nostro contesto non è troppo problematico né ad alto contenuto criminogeno. A ogni modo è importante che si riesca a confermare anche in futuro l’attuale effettivo, guardando evidentemente a quell’obiettivo di potenziamento indicato dallo studio aggregativo, sebbene le ambizioni basate su considerazioni teoriche possono venire talvolta ridimensionate».

Formati e aspiranti: il vuoto

Ma il comandante ritiene che lo studio aggregativo contenga valutazioni «tutt’oggi valide. Con l’attuale dotazione facciamo di necessità virtù per adempiere ai compiti di pronto intervento previsti con i turni 24 ore su 24 nel territorio aggregato e nei quattro Comuni convenzionati di Arbedo-Castione, Lumino, Cadenazzo e Sant’Antonino. Qualche numero in più insomma non guasterebbe affatto». Anche perché, aggiunge, di anno in anno di presenta la necessità di sostituire agenti partenti (tre attualmente: uno per pensionamento, uno diretto alla Polcantonale e uno di rientro Oltralpe) ma l’iter di assunzione presenta delle falle. «Anzitutto in Ticino manca un numero sufficiente di agenti formati – annota Beltraminelli – ciò che comporta il rischio, come già accaduto anche da noi, di ritrovarci con dei candidati temporaneamente rimasti senza lavoro, pronti quindi a entrare in servizio anche subito, ma sui quali planano dei dubbi per i problemi avuti nell’arco della loro carriera. Secondariamente, si nota una marcata difficoltà nell’assumere aspiranti poliziotti nell’ambito dell’annuale scuola di polizia. Quest’anno, per esempio, non un solo aspirante risultato idoneo dopo la procedura di selezione si era annunciato per avviare la formazione pratica nella nostra Polcom». Un vuoto che mostrerà i suoi effetti negativi nel ricambio generazionale e nel graduale avvicinamento all’obiettivo degli effettivi.

‘Impreparati e quindi bocciati’

«Anche per questo motivo – annota il comandante – ritengo importante poter disporre di alcune risorse in più rispetto alle attuali. Per arrivarci, mi rendo conto che sono fondamentali finanze comunali sane, ma anche un maggior coinvolgimento delle nuove generazioni verso la professione di poliziotto». Per le finanze, come detto in apertura, i chiari di luna emersi con la crisi pandemica sembrano indicare la necessità di rivedere al ribasso, in taluni settori, la spesa per il personale (altro che potenziare). «Vista la severa selezione – aggiunge poi Beltraminelli – confido che i giovani davvero interessati alla professione si preparino adeguatamente. Dirò forse una banalità ma se, come sovente accade, si boccia già in partenza la prova fisica, vuol dire che manca la necessaria motivazione. Un’impreparazione che emerge successivamente anche nelle prove teoriche. E così si finisce per non raggiungere il numero prefissato di aspiranti».

C’erano una volta le ex regie

In casa Pompieri «emerge in tutta evidenza come la società sia notevolmente cambiata e il mondo del lavoro sempre più sotto pressione». A parlare è il comandante Samuele Barenco riferendosi ai datori sempre meno disposti, per svariati motivi, ad assumere dipendenti che fanno il picchetto di pompiere volontario durante l’orario lavorativo. Lo stesso settore parapubblico, un tempo molto collaborative in questo ambito, ha modificato il proprio regime a tal punto da non potersi più permettere l’assenza improvvisa di collaboratori ingaggiati in interventi di spegnimento. Un caso emblematico, per restare in zona, è quello delle Officine Ffs di Bellinzona. La conferma arriva dallo stesso municipale Minotti: «L’alternativa d’urgenza individuata è il coinvolgimento sia di volontari alle dipendenze della Città, sia di nostri dipendenti che lavorano a tempo parziale in forza ai Pompieri». Grazie all’ottima collaborazione con i Servizi urbani e ambiente – scrive infatti l’Esecutivo nel Consuntivo 2020 – è stato possibile incaricare, per funzioni a tempo determinato quali avventizi, quattro militi pompieri così da garantire la disponibilità minima di risorse per la prontezza d’intervento".

Si pensa a un ente autonomo

A fine 2020 l’effettivo del Corpo si attestava a 198 militi (di cui 112 pompieri urbani e 86 pompieri di montagna), ai quali si aggiungono 16 aspiranti pompieri in formazione da quest’anno. Sedici le unità lavorative a tempo pieno: «Così facendo – evidenzia il comandante Barenco – con circa 400 interventi annui riusciamo a far quadrare il cerchio. Certo che se avessimo le risorse finanziarie e la massa d’interventi simili ad altre grosse città d’Oltralpe, punteremmo sul professionismo. Nel nostro contesto viene invece preferita la soluzione ibrida: la quarantina di volontari che si suddividono i picchetti in tempo di lavoro, insieme alle 16 unità, consentono di raggiungere un certo equilibrio». Rimane insomma d’attualità il problema della disponibilità di personale durante l’orario lavorativo, conclude il Municipio, tema che "dovrà essere oggetto di approfondimento per trovare soluzioni sostenibili di medio-lungo termine, in sinergia con i settori e gli enti autonomi della Città". Proprio a questo riguardo il Municipio tratteggia l’ipotesi di creare un Ente autonomo che comprenda l’attività della Protezione civile.

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