Bellinzonese

Olivone, per l’Accusa ‘appalto truccato con l’astuzia’

La difesa dell'ex municipale accusato di aver manomesso la data di produzione di un veicolo per aggiudicarsi il servizio di calla neve: ‘Buona fede’

L'accusa chiede una pena pecuniaria. La difesa si batte per il proscioglimento (Ti-Press)
4 giugno 2021
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«Sono molto rammaricato. Se ho impugnato il decreto d'accusa e oggi sono in quest'aula è unicamente per difendere la mia reputazione e quella della mia famiglia dall'accusa di un fatto che non ho commesso». Confida nella valutazione del giudice e respinge le accuse di truffa processuale e falsità in documenti il 62enne ex municipale di Olivone e Blenio finito sotto inchiesta nel 2017 con l'accusa di aver manomesso la targhetta di un proprio veicolo al fine di aggiudicarsi un appalto pluriennale (periodo 2016-2020) di 126mila franchi relativo al servizio di calla neve sul tratto di strada Olivone-Campra. 

Secondo la ricostruzione della procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti – che propone una pena pecuniaria composta da 140 aliquote giornaliere da 30 franchi sospesa con la condizionale per un periodo di due anni –, l'uomo ha agito con astuzia ingannando i funzionari della Divisione delle costruzioni e l'Ufficio delle commesse pubbliche: poiché il Cantone pretendeva l’uso di camion-frese non troppo datati, ossia costruiti dopo il 1995, l'offerta per l'appalto formulata dal suo consorzio sarebbe stata esclusa in partenza avendo a disposizione un veicolo risalente al 1992. Stando all'accusa, nel corso del 2016 ha quindi sostituito la targhetta originale con una nuova indicante il 2001 (targhetta richiesta e ottenuta dall'azienda produttrice). Era stata la denuncia di una ditta concorrente bleniese a far scattare le indagini della magistratura e la successiva decisione del Tribunale amministrativo cantonale di annullare la delibera. 

'Come faceva a sapere le condizioni cinque mesi prima del bando di concorso?'

Comparso questa mattina di fronte alla Corte delle assise correzionali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, l'uomo ha sostenuto con fermezza di essesi rivolto in buona fede alla ditta produttrice dei macchinari, unicamente per chiarire la data di produzione del veicolo. La carta grigia, ha spiegato l'avvocato difensore Niccolò Giovanettina, indicava infatti l'immatricolazione in Svizzera nel 2001, mentre la targhetta applicata sul veicolo (utilizzato in Italia prima di arrivare in Ticino) indicava la data di produzione nel 1992. Secondo la difesa – battutasi per il proscioglimento – l'intento del 62enne era solo quello di sapere quale dato fosse quello corretto, se la data della carta grigia potesse insomma essere quella di produzione. Secondo l'avvocato non c’è alcun nesso tra la richiesta di verifica – giustificata dalla difesa con la volontà dell'imputato di valutare la vendita di alcuni mezzi del parco veicoli – e il bando di concorso di cinque mesi dopo. «Non aveva la certezza che il veicolo era del 1992 – ha affermato Giovanettina –. C’erano dei dati discordanti e lui voleva vederci chiaro». Inoltre, ha continuato l'avvocato, «non era a conoscenza delle condizioni del bando di concorso che si sarebbe tenuto cinque mesi più tardi». Se così fosse, ha sottolineato il legale, la pp Rigamonti avrebbe dovuto produrre delle prove sul legame privilegiato con la Divisione delle costruzioni. Su questo punto il magistrato ha effettivamente ammesso di aver sbagliato la tempistica indicata nell'atto d'accusa. Dopo l'arringa di Giovanettina, la pp ha infatti riconosciuto la richiesta di verifica alla ditta è stata fatta ad aprile, e non nel mese di ottobre (quindi dopo l'uscita delle condizioni del bando di concorso) come scritto nell'atto d'accusa. Un errore che Giovanettina ha definito grave: «a questo punto qualcuno mi dovrà spiegare come faceva il mio assistito a sapere le condizioni del concorso», ha chiosato l'avvocato, parlando di «decreto d'accusa completamente sbagliato». 

Giovanettina ha poi definito un errore anche la decisione della ditta di rilasciare una nuova targhetta, «non certo per volontà del mio assistito, il quale ha una storia d'impegno civile lunga 40 anni. Una persona che non ha mai avuto problemi e che si è sempre dimostrata corretta».

Per l'accusa l'imputato era invece perfettamente a conoscenza che la data di produzione del macchinario risaliva al 1992. L'accusa sostiene inoltre che l'uomo abbia inviato alla ditta unicamente la licenza di circolazione affermando di aver perso la targhetta. Il 62enne ribadisce tuttavia di aver trasmesso anche una fotografia della targhetta. 

La sentenza sarà pronunciata oggi pomeriggio.  

 

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