L'83enne di Bellinzona prestò illecitamente cure dentarie a una quarantina di pazienti
Per anni aveva svolto la professione di dentista, eppure non aveva nemmeno il diploma. È sfociata in un decreto di accusa per truffa aggravata (in parte tentata) e ripetuta infrazione alla legge sanitaria l’inchiesta sul “finto dentista” di Bellinzona. A darne notizia è la Rsi. Contro l’83enne la procuratrice pubblica Pamela Pedretti ha proposto una pena pecuniaria di 7'200 franchi (sospesa per tre anni) e una multa di 20mila. Dal 2000 gli era stata revocata – per la terza volta e a tempo indeterminato – l’autorizzazione a esercitare come odontotecnico. Dal giugno del 2006 all’agosto del 2020, continuava a esercitare la professione. Protesi, estrazioni, prese d'impronta, riparazioni dentali su una quarantina di pazienti, per un incasso complessivo di circa 25mila franchi.
Nel febbraio del 2020, riferisce sempre la Rsi, una donna lo segnalò all’Ufficio sanità, facendo scattare le indagini e il fermo dell’uomo. Gli inquirenti apposero i sigilli al suo laboratorio, trovato in condizioni carenti. Questo non gli impedì però di continuare. In almeno due occasioni, durante l'emergenza pandemica lavorò addirittura, su chiamata, in una casa anziani della capitale. L’83enne, difeso da Niccolò Giovanettina, è stato comunque prosciolto dall’accusa di lesioni gravi (subordinatamente semplici), ipotizzata in relazione alla paziente che si era rivolta alle autorità per i fastidi e i dolori avvertiti dopo gli interventi alla sua protesi dentaria. Pedretti non ha ravvisato gli elementi oggettivi del reato in questione, e neppure i presupposti per le vie di fatto.