Emanuele Besomi (Spab): ‘È un effetto della pandemia: con più tempo a disposizione molti hanno preso un cane, affidandosi anche ad associazioni poco serie’
Con il lavoro ridotto e la chiusura di alcune attività, molti ticinesi si sono ritrovati a trascorrere più tempo tra le mura domestiche. Fra di loro c’è chi ha pensato di adottare o acquistare un cane. Solo nel mese di gennaio ne sono stati importati in Ticino 350, da febbraio a metà marzo altri 336. Numeri che preoccupano Emanuele Besomi, presidente della Società protezione animali di Bellinzona (Spab), secondo cui questo picco di adozioni è un effetto della pandemia. «Molte persone ora sono in modalità lavoro ridotto, ma quando riprenderanno a lavorare a pieno regime avranno ancora tempo da dedicare al cane?», si chiede Besomi, temendo che gli animali vengano poi affidati ai canili.
Altro problema sollevato dal presidente della Spab è la provenienza dei cani; vi sono infatti associazioni poco serie, spiega, e in alcuni casi si verificano importazioni non corrette. Sui social sono in aumento le pagine di associazioni o privati che propongono cani provenienti dall’estero: «Il problema si verifica quando l’associazione attiva all’estero cede i cani nel Nord Italia, in quel caso è difficile fare controlli e sapere se siano state effettuate tutte le vaccinazioni necessarie», evidenzia. Il presidente della Spab ricorda che alla consegna l’animale dev'essere dotato di microchip e passaporto e dev'essere vaccinato contro la rabbia.
Altro problema di un’adozione via internet, mette in guardia Besomi, è che si riceve Fido a scatola chiusa: non avendo la possibilità di conoscerlo prima, non si può sapere se abbia problemi di comportamento. «Anche in questo caso il rischio è che, se il padrone non riesce a gestirlo, l’animale venga affidato alla protezione animali», aggiunge tenendo comunque a precisare che vi sono associazioni serie che hanno anche referenti in Ticino e strutture che possono accudire questi animali in caso di problemi.
Secondo Chiara Menegatti, veterinaria cantonale aggiunta, non si può parlare di una crescita nell’importazione di cani dall’estero. «Non parlerei di aumento ma piuttosto di una concentrazione di importazioni avvenuta a seguito di un periodo di blocco dovuto al lockdown», spiega. A preoccupare l’Ufficio del veterinario cantonale, non è tanto il numero delle importazioni, ma piuttosto le implicazioni di natura sanitaria legate alle importazioni di animali dall’estero. In primis la rabbia: «una malattia mortale per l’uomo e che continua ad essere d’attualità in diverse nazioni. La nostra allerta rimane alta, perché un solo caso sarebbe di troppo», afferma Menegatti. Ma la rabbia non è l’unico problema quando si parla di questo tipo di adozioni. «Nel caso di cani randagi o salvati dalla strada possono presentarsi problemi comportamentali non indifferenti. Come anche nel caso di cuccioli che vengono separati troppo presto dalla madre e che quindi non hanno avuto tempo sufficiente per imparare, ad esempio, l’inibizione del morso», spiega la veterinaria. «Ciò che desta preoccupazione è che ad occuparsi di adozioni di cani dall’estero possano essere persone poco o mal informate e senza l’adeguata formazione», rileva.
Il Ticino è uno dei cantoni con il maggior numero di cani a livello Svizzero, attualmente sono oltre 32mila quelli registrati all’anagrafe canina. «Se la crescita rimane costante, a fine anno arriveremo a 35mila. Sono davvero tanti e la situazione è da tenere sotto controllo, anche perché è necessario disporre di un servizio professionale per la difesa e il soccorso», rileva Besomi. In particolare di protezioni animali che possano garantire gli interventi qualora fossero necessari.
Il presidente Spab aggiunge di non essere di principio contrario all’importazione di cani, ma invita a prestare attenzione al cane che si adotta, perché in caso di problemi sovente le strutture del territorio non sono pronte ad assorbire la grossa mole di animali provenienti dall’estero. Chiara Menegatti legge l’aumento dei cani come un fenomeno culturale: «I cani stanno diventando sempre più oggetto delle nostre attenzioni, è un dato di fatto. Attualmente i numeri sono alti, si parla di 9,1 cani ogni 100 persone in canton Ticino. Non bisogna quindi dormire sugli allori, ma guardare al futuro per far sì che la medicina veterinaria ufficiale resti al passo coi tempi», riconosce.
Le importazioni dall’estero avvengono anche perché la domanda di cani supera l’offerta presente sul territorio. «Il nostro canile è praticamente vuoto, gli animali che c’erano sono stati adottati. Altri canili ticinesi però talvolta hanno cani che cercano casa ma non pubblicano regolarmente gli annunci su un sito internet, e questo è un peccato perché poi la gente si rivolge ad associazioni estere, anche poco serie», evidenzia il presidente della Spab.
Ma come fare dunque ad adottare un cane senza avere brutte sorprese? Per prima cosa è possibile richiedere informazioni su un’associazione all’ufficio del veterinario cantonale o a una protezione animali. Bisogna inoltre capire se il cane viene portato in Svizzera o se si deve andare a prenderlo all’estero, ciò che può rappresentare un campanello d’allarme. Ci si può anche informare su chi sono i referenti dell’associazione in Ticino e capire a chi far capo in caso di bisogno. Infine si può controllare se le associazioni sono costituite, se hanno un comitato, una struttura e un rifugio. «Bisogna fare attenzione a non incappare in un traffico illecito di cani», conclude Besomi.