Il capo delle Istituzioni commenta il pareggio scaturito dai quattro Cc: ‘Fondamentale il ruolo della Commissione di studio nell’informare la popolazione’
Due a due e palla al centro. La ‘partita’ in corso per la creazione del nuovo Comune della Bassa Leventina con l’aggregazione di Giornico, Bodio, Pollegio e Personico riparte dal pareggio scaturito il 22 febbraio dalle votazioni dei rispettivi Consigli comunali (positive nei primi due casi, negative negli altri due). Ora la commissione di studio e i rispettivi Municipi dovranno inviare al Consiglio di Stato i loro preavvisi (contrario, a maggioranza, solo l'Esecutivo di Pollegio) includendo quelli dei Legislativi. Poi sarà avviata la procedura che porterà alla votazione consultiva popolare prevista il prossimo autunno (previste serate informative, l'invio di documentazione, ecc.). Il cui esito farà da base alla valutazione governativa all’indirizzo del Gran Consiglio (varare o abbandonare l’aggregazione ed eventualmente con quanti Comuni). Decisione parlamentare che sarà impugnabile con referendum e ricorsi. Di fronte al recente pareggio che getta un’ombra d’incertezza in più sul progetto, pareggio che molto probabilmente rispecchia anche il ‘sentire’ della popolazione, abbiamo raccolto l’opinione del consigliere di Stato Norman Gobbi, direttore delle Istituzioni e ‘padre’ del Piano cantonale delle aggregazioni.
Anzitutto l'esito delle votazioni nei quattro Cc. Che opinione s'è fatta dello scetticismo emerso? Se da una parte può essere capito, può anche essere ammesso, guardando al medio e lungo termine tra riforma Ticino 2020 e nuova perequazione?
Il progetto aggregativo della Bassa Leventina ha preso avvio nel lontano 2013. Otto anni di gestazione per un’iniziativa che non fu promossa dai locali Municipi, come avviene d’abitudine, ma da un gruppo di cittadini determinati nel dare al comprensorio un nuovo assetto istituzionale, capace di meglio affrontare le sfide sociali ed economiche che caratterizzano la regione. Per due dei Comuni interessati si tratta di un’aggregazione che per certi versi potremmo definire quasi di necessità, mentre per gli altri due di un’aggregazione - in questo momento - di opportunità. E sappiamo benissimo che è più facile rassegnarsi di fronte alla necessità che cogliere un’opportunità. Il progetto di riforma Ticino 2020, sia per le ipotesi di diversa ripartizione dei compiti e dei flussi tra Cantone e Comuni, sia per la revisione del sistema perequativo, poggia su Comuni capaci di assumere i nuovi spazi di autonomia responsabilmente sul piano politico e amministrativo. I Comuni che non avranno questa capacità non potranno verosimilmente trarre tutti i vantaggi prospettati con la riforma istituzionale in corso.
Un segnale chiaro, quindi, rivolto agli scettici e ai contrari e che il sindaco di Personico, Emilio Cristina, ha rimarcato su queste colonne subito dopo le quattro votazioni. Ma a suo giudizio, cosa potrebbe far cambiare loro idea? Forse la garanzia di un aiuto finanziario cantonale più elevato?
Gli aiuti finanziari concessi dal Cantone non sono frutto di un mercanteggio. Il mio Dipartimento è chiamato ad assicurare le basi della possibile promozione dello sviluppo del comprensorio interessato, per esempio sostenendo i progetti di sviluppo socio-economico che le Commissioni di studio prospettano (le decisioni attuative spetteranno alla futura comunità), ma anche un’equità di trattamento tra un progetto e l’altro. Equità stabilita in base a criteri uniformi, che tengono in particolare conto della situazione finanziaria di partenza dei Comuni che vogliono aggregarsi, calibrando l’aiuto cantonale in modo che il nuovo Comune possa, con una gestione attenta, realizzare quanto previsto mantenendo un equilibrio finanziario autonomo e sostenibile anche a termine. Le aggregazioni di opportunità conclusesi con successo negli ultimi anni ci hanno dimostrato che non è stato tanto l’ammontare degli aiuti finanziari promessi dal Cantone a far pendere l’ago della bilancia a favore del nuovo Comune, quanto piuttosto la visione di sviluppo socio-economico che la Commissione è riuscita a elaborare e comunicare alla popolazione. Se così non fosse, non si spiegherebbero i consensi espressi dai cittadini dei comuni che con l’aggregazione si sono visti aumentare il moltiplicatore d’imposta.
A proposito di visione di sviluppo, a Pollegio il rapporto di maggioranza della Commissione della Gestione in Cc ritiene il progetto a quattro riduttivo e vecchio ed evidenzia la mancata riflessione sul possibile coinvolgimento di Biasca. Un approfondimento di questo punto non sarebbe forse opportuno?
Ricordo che la popolazione di Pollegio una decina di anni fa aveva bocciato l’idea di un’aggregazione con Biasca. Quanto espresso dalla Commissione della Gestione, se non è stato detto per opporsi anche a questo progetto aggregativo, evidenzia un interessante cambiamento di attitudine, riferito però a un progetto che neppure esiste. In questo momento l’unico progetto avviato in conformità alla Legge sulle aggregazioni riguarda il comprensorio dei quattro Comuni della Bassa Leventina. Mentre l’ipotesi di estenderlo a Biasca - che nel caso dovrebbe raccogliere l’adesione di tutti i cinque Comuni e dei promotori della petizione e implicherebbe l’allestimento di uno studio completamente nuovo - non è stata formalizzata nel corso di tutti questi anni.
Sempre in materia di sviluppo, la zona industriale di Bodio e Giornico registra 500 dipendenti e dal 2019 è ufficialmente riconosciuta dal Cantone come Polo di sviluppo economico (Pse). Uno sviluppo che non si capisce come possa concretizzarsi, se già la vicina Zona industriale d'interesse cantonale (Ziic) di Biasca da decenni fatica a raggiungere i livelli auspicati. Cosa si sta facendo per rafforzare il Pse, rispondendo così ai timori dei contrari all'aggregazione?
La capacità di sviluppo economico di una regione dipende da diversi fattori quali la disponibilità di terreni, l’accesso a vie di traffico veloci o a forza lavoro qualificata, ma anche dalla qualità di vita residenziale per chi vuole andarvi a lavorare o a creare impresa, o dalla capacità dell’ente locale di disporre di un’amministrazione capace, di Piani regolatori adeguati e di dotare il comprensorio delle necessarie infrastrutture pubbliche. In questo senso ogni realtà ha le proprie specificità e le proprie chance. Quello che è certo è che tutto questo ha molte più probabilità di concretizzarsi sotto l’azione di un solo Comune.
Fondamentale sarà la capacità di convincere la popolazione. Tuttavia con due Legislativi contrari su quattro la missione sembra quasi impossibile. Quale messaggio forte sarà portato avanti per cercare di costruire il necessario consenso?
Il Cantone tramite i servizi del mio Dipartimento promuove le aggregazioni che nascono dal basso. La Sezione degli enti locali, in questo senso, offre il proprio supporto, affiancando la Commissione di studio e il consulente scelto dai Comuni, per imbastire un’informazione che contenga tutti gli argomenti utili alla creazione di un consenso. Questa opportunità non viene sempre colta dai Comuni o non lo viene in tempo utile; ma a prescindere da ciò spetta ai membri della Commissione di studio, che vivono e conoscono la realtà del nuovo Comune, elaborare una visione e progetti di sviluppo socio-economico capaci di rispondere ai bisogni e alle aspettative sentiti dalla popolazione. Quando questo non avviene, spesso l’esito è negativo.