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Per la Stan una ‘mostruosità’ il terzo binario di Bellinzona

Sebbene migliorato in alcune componenti, il progetto bis suscita le ire della Società ticinese per l'arte e la natura di nuovo oppostasi

Così si presenterebbe la situazione dopo il 2027 con tanto di terzo binario, secondo tunnel sotto Montebello e la nuova fermata Tilo (Rendering Ffs)
27 gennaio 2021
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“Una mostruosità” il terzo binario previsto a sud della stazione di Bellinzona in direzione di Giubiasco, con tanto di secondo tunnel sotto Montebello e nuova fermata Tilo dietro piazza Indipendenza. Ne è convinta la Società ticinese per l’arte e la natura (Stan) che con un seconda opposizione inviata nelle scorse settimane all’Ufficio federale dei trasporti (Uft) impugna anche la pubblicazione bis dei piani fatta dalle Ffs nel mese di dicembre inserendo migliorie rispetto a quella d’inizio 2019; fra tutte il rientro nei limiti dell’elettrosmog nella palestra delle Elementari sud. In quell’occasione le opposizioni, ricordiamo, erano state 27; oggi se ne contano 16, tante se si considera che l’obiettivo era appunto affinare il progetto a fronte delle molte critiche emerse due anni fa. Dal canto suo la Stan – pur considerando la presentazione della seconda pubblicazione migliore della prima avendo incluso nella relazione tecnica anche gli aspetti architettonici – non indietreggia e anzi rincara la dose. “I pur lodevoli sforzi compiuti per migliorare l’effetto architettonico delle opere previste e migliorarne l’inserimento nel paesaggio, poco giovano per mitigare la sproporzione del volume complessivo delle opere che si pretende di forzare entro un tessuto urbano d’altra epoca che non lo sopporta”, riassume la Stan nell’opposizione firmata dal vicepresidente Benedetto Antonini e nella quale ribadisce l’improponibilità della seconda galleria di Svitto e boccia l’impatto urbanistico generale.

Collo di bottiglia e aggiramento sul Piano

Partiamo dalla questione di fondo, ossia dalla presunta necessità del terzo binario, dichiarato indispensabile dalle Ffs per risolvere il ‘collo di bottiglia’ bellinzonese sull’asse del Gottardo, restringimento nel quale devono oggigiorno convivere, con impedimento per entrambi, il traffico merci e quello passeggeri (il secondo a lunga e breve distanza). “Tutti gli operatori sembrano aver preso come un fatto ineluttabile e indiscutibile la questione di principio che il terzo binario s’ha da fare”, obietta la Stan criticando l’atteggiamento delle autorità federali che per motivi di budget hanno rinviato a dopo il 2040 o 50 la possibile realizzazione della prevista circonvallazione ferroviaria della capitale ticinese sul Piano di Magadino, con un tunnel fra Gnosca e Sementina e una nuova linea fino al portale nord di Camorino, a suo tempo indicata con tanto di stazione. “Si pensi solo che per dimostrare che la richiesta di realizzare parzialmente la galleria di aggiramento di Bellinzona per i treni merci sarebbe finanziariamente sproporzionata”, nel dossier “si accampa una cifra di realizzazione di 10 miliardi di franchi, quando in realtà ne occorrerebbe al massimo meno di un quinto”, calcola la Stan. Quanto al prospettato terzo binario, “creerà effetti nocivi e molesti alla popolazione residente nel centro storico, fa a pugni con le disposizioni della Legge sulla protezione dell’ambiente, è in grave contrasto con le disposizione Unesco, con i disposti dell’Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d'importanza nazionale (Isos) e con la tutela federale e cantonale dei castelli e loro murate”. Stesso discorso per la prevista nuova fermata Tilo: “Nulla di ciò che si è potuto consultare informa sulla sua opportunità. Non un piano che indichi il potenziale comprensorio degli interessi prioritari, non uno studio sulle linee di desiderio dell’utenza potenziale, nessuna quantificazione a comprova dell’economicità dell’investimento. E fa specie notare la scarsità, per non dire l’inesistenza dei servizi che solitamente rendono una fermata attrattiva per ogni categoria d’utenza: non una stazione taxi, non una fermata autobus (ndr: già presenti nella vicina piazza), non un deposito per le biciclette. Insomma, una stazione al ribasso”.

Inserimento ordinato e armonioso?

La Stan biasima poi il fatto che a suo dire il progetto mostri in modo insufficiente – e da punti di vista non corrispondenti alla realtà o possibili soltanto utilizzando dei droni – volumi, colori e materiali che s’intende applicare: “La questione è enorme, poiché qui si parla di costruzioni lunghe 1’800 metri, alte tra muri e ripari fonici oltre 4 metri e in certe tratte anche 9. Committenti e progettisti non sembrano essersi posti il quesito a sapere se questo ‘edificio’ s’inserisca urbanisticamente e architettonicamente, in modo ordinato e armonioso, nel territorio cittadino, nel nucleo storico di Bellinzona, insediamento protetto con la nota A (obiettivo di salvaguardia) dall’Isos e dunque dalla Confederazione”. Un dettaglio esemplificativo: nei disegni “gli indispensabili pali che sorreggono la linea di contatto e i fili medesimi che ingombrano qualsiasi veduta o fotografia sono rigorosamente assenti”.

Mitigare il nuovo ‘squarcio’

Un capitolo viene poi riservato al tema Unesco che concerne il patrimonio della fortezza. La Stan lamenta il fatto che il Rapporto sull’impatto monumentale non sarebbe ancora stato approvato ufficialmente da parte dell’Unesco. In ogni caso non accetta il giudizio positivo secondo cui il “nuovo squarcio” nella murata necessario per attraversare con la seconda galleria la rocca di Montebello sarebbe mitigato e compensato da abbellimenti e interventi puntuali, quali la chiusura del varco pedonale praticato nella murata per poter accedere all’autosilo Cervia e l’aumento della visibilità verso la murata stessa.

‘Murata e collina manomesse’

Infine, la presunta mostruosità dell’opera: la Stan la motiva con la necessità di creare una piattaforma larga ben 28 metri e di posare pareti foniche ben più alte delle attuali (peraltro parzialmente in vetro che rifrangerebbe il rumore verso gli edifici sul lato opposto) destinate però a non contenere nei limiti di legge il rumore (ndr: su questo punto è pendente davanti alla Commissione federale di stima una richiesta di perizia approfondita). Pollice verso anche sui due nuovi portali sud e nord della prevista galleria, che la Stan teme dovranno essere completati da protuberanze necessarie a mitigare l’effetto pneumatico del passaggio dei treni dal tunnel verso l’esterno. Tutto ciò porta a concludere che “l’inserimento paesaggistico dei portali e della stazione non può dirsi né ordinato né armonioso”, considerando anche la “gravissima manomissione della murata sud e della collina rocciosa nord”.