La granconsigliera Sara Imelli (Ppd) spera che l'opzione di Faido possa ancora essere valutata. Diana Tenconi (Plr): ‘Sarebbe importante per il turismo’
Vi è innanzitutto molta «delusione» da parte di alcuni granconsiglieri leventinesi per la scelta del Consiglio di Stato di confermare la preferenza di Locarno rispetto a Faido come nuova sede del Museo di storia naturale. Deputati che in estate avevano presentato una mozione (ancora pendente) che chiedeva di valutare in modo approfondito le due località. «Faido non è mai stato preso in considerazione seriamente da parte del governo», afferma a ‘laRegione’ Sara Imelli (Ppd), prima firmataria dell’atto parlamentare, che non intende ritirare.
Nel messaggio inerente al credito di 9,5 milioni per la progettazione del museo, l’esecutivo ha anche risposto alla mozione in questione, ribadendo tutto sommato quanto aveva già detto in passato: è stata scelta Locarno perché permetterà la “messa in rete con istituzioni scientifiche e socio-culturali analoghe”, vi è “un’ottima accessibilità a scala locale con mezzi pubblici o privati”, permetterà di riqualificare ”un comparto dell’incommensurabile valore storico culturale” (Santa Caterina) che inoltre è di proprietà dello Stato. I mozionanti sostengono che con la scelta di Locarno, il Consiglio di Stato lascerebbe “cadere nel vuoto le reiterate dichiarazioni di sostegno alle zone periferiche”. Da parte sua il governo ha risposto che in Leventina “sono in corso investimenti importanti”, come il Centro di controllo veicoli pesanti e l’area multiservizi a Giornico o la seconda canna della galleria autostradale del San Gottardo. Investimenti che però non bastano secondo chi sostiene ancora l’opzione Faido: «Ovviamente portano dei miglioramenti per la Leventina – rileva Imelli –, ma si tratta di investimenti strutturali a beneficio di tutta la nazione» che non sono pensati specificatamente per il rilancio della valle.
«È nell’interesse dell’intero cantone dare degli sbocchi di sviluppo per ogni valle in un contesto locale», aggiunge da parte sua Diana Tenconi (Plr), pure firmataria della mozione. Inoltre, «la Leventina deve fare un passo avanti anche dal punto di vista turistico e questa progetto sarebbe l’occasione giusta per farlo». Una forma di «turismo verde, legato all’ecologia» che andrebbe a vantaggio di tutta lo popolazione ticinese, visto che permetterebbe a chi sta in città «di passare delle belle giornate in montagna» con un’offerta di servizi adeguata. Insomma, Faido sarebbe un ubicazione di tutto rispetto e anche facilmente raggiungibile sia in treno («ve ne sarà uno ogni mezz’ora», sottolinea Imelli), sia con i mezzi privati grazie all’uscita autostradale.
Ora toccherà al Gran Consiglio esprimersi, innanzitutto sul credito da 9,5 milioni a favore del progetto di Locarno. La mozione di Imelli era stata sostenuta da altri 26 deputati e la granconsigliera Ppd spera quindi in un sostegno importante contro il credito. E questo anche perché «spendere circa 50 milioni in pochi anni per un museo di storia naturale in un situazione di crisi come quella attuale deve avere in contropartita, oltre al sostegno alla cultura e alla storia, una ricaduta economia laddove veramente serve». Da parte sua Michele Guerra (Lega), terzo firmatario della mozione, è favorevole a un investimento per un nuovo museo di storia naturale, ma preferisce la Variante Faido: «Come deputato leventinese ho sempre lottato per un rilancio della valle, con tanti atti parlamentari accolti e crediti ad hoc approvati, e continuerò a farlo». In ogni caso, «nelle commissioni parlamentari ci sarà finalmente un’analisi delle due varianti e vincerà la migliore: che reputo essere quella di Faido».