Inchiesta di Ffs/Tilo e Polizia dei trasporti per risalire al responsabile del problema verificatosi mercoledì sera in stazione
Un’inchiesta è stata avviata dalla Polizia dei trasporti per chiarire quanto successo nella tarda serata di mercoledì quando un treno Tilo partito dalla stazione Ffs di Bellinzona e diretto a Locarno si è bloccato dopo un centinaio di metri. Le spiegazioni fornite in quel momento dal personale ferroviario ai passeggeri presenti a bordo e in stazione indicavano che qualcuno si sarebbe introdotto nella cabina del macchinista creando una situazione problematica. Interpellato dalla ‘Regione’ il portavoce delle Ferrovie regione sud, Patrick Walser, spiega che l’ipotesi più accreditata, in base alle verifiche sin qui svolte, è che un addetto Ffs/Tilo si sia introdotto, quando il treno era fermo, in una delle due cabine di cui i convogli sono dotati ai loro estremi; nel caso specifico, una volta entrato nella cabina nord l’avrebbe attivata rendendola pronta all’utilizzo. Perciò quando il treno è regolarmente partito nella direzione opposta di Giubiasco, il sistema di sicurezza lo ha bloccato ravvisando l’attivazione di entrambe le cabine.
La conferma che una persona vi si sia introdotta arriva dalla videosorveglianza presente nei vagoni passeggeri, ma non nelle cabine: le immagini, sgranate, mostrano che una persona sale sul convoglio, si dirige verso la cabina nord, esegue le manipolazioni necessarie ad aprire con delle chiavi speciali la porta di sicurezza di cui sono dotate tutte le cabine dei treni, e vi entra lasciando chiudere la porta automatica alle sue spalle; infine, dopo alcuni istanti, esce dalla cabina e abbandona il treno. Sono diverse le figure professionali Ffs che possono accedere alle cabine: oltre ai macchinisti anche personale di manovra, di manutenzione e delle pulizie. Vista, nelle immagini videoregistrate, la manipolazione compiuta per poter penetrare nella cabina, i vertici di Ffs/Tilo che stanno cercando di ricostruire l’accaduto insieme alla Polfer sono quasi certi che si tratti di un loro dipendente. Una delle ipotesi al vaglio è che un macchinista abbia sbagliato convoglio credendo di mettersi ai comandi di un treno diretto verso Biasca; attivata quindi la cabina nord, una volta accortosi dell’errore involontario sarebbe sceso scordandosi però di disattivare la cabina e di avvisare i colleghi.
Un’altra ipotesi, inizialmente approfondita ma infine scartata, è che a penetrare nella cabina nord sia stata una persona sconosciuta che avrebbe volontariamente manomesso, per motivi ignoti, un dispositivo dei comandi. «Ipotesi tuttavia molto remota – evidenzia Patrick Walser – considerato che l’accesso alla cabina può avvenire unicamente con l’ausilio di chiavi speciali, in dotazione al solo personale Ffs/Tilo, e seguendo una manipolazione di sicurezza ad esso soltanto nota». Non indossando i macchinisti una divisa, ed essendo le immagini sgranate, il riconoscimento appare al momento difficoltoso.